Puntuali sono arrivati i preziosi consigli di Alexis Tsipras al governo M5S-Lega sulle modalità di genuflessione ai diktat dell’UE. Tsipras, campione delle rivoluzioni a parole e maestro dell’inganno nei confronti delle masse popolari greche, dispensa consigli alle masse popolari in Italia sulla necessità di sottomissione agli interessi della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e in questo caso all’Unione Europea.
L’esperienza del governo Tsipras e le sue dichiarazioni mostrano bene, come abbiamo già espresso nel nostro articolo del 26.06.18 (http://www.carc.it/2018/06/26/internazionale-bene-ha-fatto-tsipras-a-pagare-i-debiti-ai-gruppi-imperialisti-dellunione-europea/), quale sarà la fine ingloriosa di tutti coloro che in Italia oggi si pongono il problema della rottura dei vincoli europei, della rottura con la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti e le loro minacce e ricatti senza poggiare la loro azione sull’organizzazione e la mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari nell’attuazione di misure che rispondono ai loro interessi. Senza la costruzione del nuovo potere delle masse popolari (ossia senza la direzione delle masse popolari su parti della vita economica, politica e sociale del paese), nessun governo, per quanto ricco di buoni propositi, può effettivamente rompere con i diktat dei gruppi imperialisti UE, americani e sionisti e con il Vaticano, facendo la fine di Tsipras come oppositore a chiacchiere della Comunità Internazionale e, di fatto, ligio servitore delle peggiori misure contro le masse popolari. Il “poi sarà peggio” di Tsipras mostra l’arrendevolezza di chi non ha la concezione che sono le masse popolari a fare la storia e si prostra al nemico, seminando disfattismo e sfiducia tra le masse.
I comunisti, i sinceri democratici e tutti coloro che oggi credono che sia necessario contrastare la sottomissione alla Comunità Internazionale, devono promuovere il protagonismo popolare nei luoghi di lavoro, nelle città, nelle scuole, affinché si creino organizzazioni popolari e operaie che impongano ai padroni le proprie misure. Questo è il campo di lavoro principale per chi vuole vincere. Questa è la vera forza su cui deve contare qualsiasi governo che intende attuare misure contrarie alla BCE, al FMI, al Vaticano, a tutti gli istituti e organismi della borghesia imperialista (Confindustria, ABI), alle organizzazioni criminali, ecc.
Di seguito riportiamo le vergognose dichiarazioni di Tsipras che non a caso sono rilanciate in pompa magna da uno dei giornali al soldo dei vertici della Repubblica Pontificia.
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Il consiglio di Tsipras all’Italia «Cedete subito, poi sarà peggio»
https://www.corriere.it/economia/18_novembre_24/consiglio-tsipras-all-italia-cedete-subito-poi-sara-peggio-a40b6d08-f02d-11e8-bbf1-7b061d972f8e.shtml
Il premier greco: uscire dall’euro? Buona fortuna. L’allarme di Moody’s. Ma secondo le rilevazioni dell’Eurobarometro il 57% degli italiani è sostenitore della moneta comune
Di recente Alexis Tsipras ha avvicinato alcune personalità italiane perché, come premier greco, aveva delle scuse da presentare e un consiglio da dare. Prima le scuse, o almeno la spiegazione, per non aver creato neanche un po’ di attrito nell’ingranaggio dell’area euro che sta mettendo il bilancio di Roma sotto accusa. «Non posso far nulla perché sarei il primo a destare sospetti», ha detto Tsipras, che senz’altro ricorda come l’Italia non fece nulla quando lui cercò disperatamente di ammorbidire le condizioni — allora draconiane — poste dall’area euro alla Grecia.
Poi però Tsipras, memore della ritirata che improvvisò nel luglio 2015 dopo aver bloccato i conti bancari degli elettori per evitare il collasso del sistema, ha offerto un consiglio all’Italia. «È meglio che facciate oggi quel che comunque vi faranno fare domani», ha osservato. «Se invece avete un’altra idea – ha aggiunto, forse alludendo all’opzione di uscita dell’euro che lui rifiutò – be’, allora good luck». Buona fortuna.
Non serve l’esperienza di un politico greco per capire che oggi non ne ha bisogno solo il governo italiano, ma l’intero Paese. Venerdì Moody’s, l’agenzia di rating che ha appena declassato il debito italiano a un solo gradino da «spazzatura», ha fatto capire che potrebbe rivedere in peggio il giudizio se l’economia peggiorasse ancora. E pochi giorni fa Goldman Sachs, la banca americana, ha pubblicato le sole stime di crescita davvero realistiche sulla base dei dati disponibili: il prodotto lordo dell’Italia nel 2019 dovrebbe crescere dello 0,4%, un terzo di quanto prevede la Commissione Ue e circa un quarto di quanto annunciato dal governo. Una differenza di Goldman rispetto a Bruxelles o ai politici di Roma, è che la banca non ha l’esigenza politica di fingere di credere che l’Italia sia in ripresa. La Commissione Ue potrebbe averla per rafforzare la sua accusa che il governo di sta comportando come la cicala della favola di La Fontaine; il governo invece per rafforzare la propria stessa favola, secondo cui questa manovra giova all’economia.
Naturalmente la realtà è diversa, più simile a quella descritta da Goldman. Il relativo allentarsi delle tensioni di mercato negli ultimi giorni è servito ad alcuni investitori per ricostruire posizioni ribassiste sull’Italia da livelli più favorevoli, contando sul fatto che i prezzi cadano ancora e i rendimenti del debito pubblico salgano. È ciò su cui si punta ai piani alti della Commissione Ue, dove si è già fatto il calcolo che l’Italia non possa sostenere uno spread a 400 punti (oggi il rendimento fra i titoli decennali di Berlino e di Roma è di 306 punti, il 3,06%, ma di recente ha già superato quota 330).
È questo che intende dire Tsipras quando invita gli italiani a cambiare strada per non essere costretti a farlo dopo danni ingenti, pagando un prezzo più alto. La Commissione e l’intera area euro ritengono di avere il coltello dalla parte del manico, perché vedono dove sembra essere diretta l’Italia: una crisi di liquidità sul debito nei primi mesi del 2019, quando il Tesoro dovrà fare provvista sul mercato ma gli investitori esteri proseguiranno il loro sciopero attuale. Questa crisi, se arrivasse, piegherebbe le banche prima ancora che il governo perda l’accesso al mercato.