[Italia] Abusi in divisa – Il pestaggio di Paolo Scaroni, il caso Cucchi e la lotta contro la repressione

Il 30 ottobre prossimo, alle ore 15 presso il Tribunale di Venezia, riprende il processo d’appello per il pestaggio, da parte delle Forze dell’Ordine, di Paolo Scaroni e nella stessa giornata potrebbe essere emessa la sentenza: sono trascorsi 13 anni dai fatti ma la giustizia ancora non ha fatto il suo corso tra verbali truccati, testimonianze insabbiate e filmati spariti.

Ma gli eventi parlano chiaro: Paolo Scaroni, ultras del gruppo Brescia 1911 che il 24 settembre 2005 nella stazione di Porta Nuova a Verona ha rischiato di essere ucciso nel corso di cariche ingiustificate contro i tifosi in rientro dalla trasferta. Oggi Paolo è totalmente invalido e la lotta contro gli abusi in divisa è strettamente legata allo sviluppo della più ampia solidarietà e all’applicazione e difesa dei diritti sanciti nella Costituzione nata dalla Resistenza. La lotta per la verità deve essere sostenuta, come gli ultimi sviluppi sul caso Cucchi dimostrano, arrivando anche a gettare luce sul sistema repressivo del sistema borghese e all’interno delle Forze dell’Ordine stesse, come nel caso dell’Arma dei Carabinieri riguardo la morte di Stefano o gli interessi politici che legano il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) e uno dei suoi vertici, Gianni Tonelli, e la Lega di Salvini (Tonelli è parlamentare leghista –  qui un articolo che ne illustra i legami).

In dettaglio: il processo a Paolo e l’attacco contro Vigilanza Democratica hanno un comune denominatore.

Tra gli otto poliziotti del processo per il pestaggio di Paolo, sette degli agenti imputati sono stati assolti, dal giudice Guidorizzi per insufficienza di prove, mentre l’ottavo perché il fatto non sussiste. Nel solco di questa battaglia, il 22 gennaio 2013 la redazione di Vigilanza Democratica produsse un appello nel quale  ha “osato” denunciare apertamente i crimini del VII Reparto Mobile di Bologna con un pubblico Appello alla società civile Cosa deve ancora accadere perché il VII Reparto Mobile di Bologna venga smantellato?”, con cui chiamava tutti coloro che vogliono attuare la Costituzione a prendere posizione, a mobilitarsi e a sostenere la campagna per lo scioglimento del reparto e per l’introduzione del codice identificativo per gli agenti in servizio e del reato di tortura nel codice penale. Insomma, a prendere posizione per mettere fine alla storia di un reparto che negli anni è stato artefice di violenza indiscriminata, godendo di protezioni ad alto livello, come documenta il primo numero del dossier Copwatching controllare i controllori (guarda qui:https://we.riseup.net/) prodotto da Vigilanza Democratica.

Tra quegli otto poliziotti, c’era pure Vladimiro Rulli. Questo agente si è “risentito” per l’Appello sopra citato, accusando la compagna del Partito dei CARC Rosalba Romano (“semplice” intestataria del sito Vigilanza Democratica) di “diffamazione” per la battaglia di democrazia condotta e portava avanti anche in merito all’inchiesta di Scaroni. L’attacco a Rosalba e l’accanimento contro Vigilanza Democratica ha però radici profonde nello Stato e infatti questa ritorsione proviene direttamente dal VII Reparto Mobile (Vladimiro Rulli esegue ordini) e da quell’insieme di apparati repressivi dello “Stato profondo” che si sono legati al dito la battaglia condotta dal 2009 al 2013 contro il procedimento orchestrato dal PM Morena Plazzi di Bologna nei confronti di quattro compagni del Partito dei CARC, dell’Associazione Solidarietà Proletaria e del Sindacato Lavoratori in Lotta-per il sindacato di classe a seguito della realizzazione da parte del (nuovo)Partito comunista italiano del sito Caccia allo Sbirro. Il processo venne vinto. Il VII Reparto mobile di Bologna e i suoi mandanti si legarono però al dito la nostra battaglia per il suo scioglimento!

Così, il 30 marzo scorso il giudice Paola Maria Braggion del Tribunale di Milano ha condannato Rosalba per “diffamazione” e la pena consiste nel pagamento di 5 mila euro all’agente Vladimiro Rulli e le spese processuali, più altri 5 mila euro da pagare allo Stato (questi ultimi sono però sospesi salvo nuova condanna di Rosalba per qualsiasi altro “reato”: insomma sono una sorta di “spada di Damocle” sulla testa della compagna!).

Questi processi, come anche quelli per Giuseppe Uva o contro gli imputati del 15 ottobre 2011 a Roma e molti altri, vanno tutti combattuti portando avanti la lotta contro gli abusi compiuti dai corpi armati dello Stato addirittura contro le stesse leggi ufficiali della Repubblica Italiana, la lotta per l’effettiva iscrizione di un reale reato di tortura nel Codice Penale, la lotta contro reparti come il VII Reparto Mobile di Bologna, contro i Servizi Segreti da sempre deviati al servizio della NATO e protettori dei fascisti mandati a compiere le stragi di Stato. Bisogna andare fino in fondo nella battaglia contro gli abusi di polizia e per l’introduzione di un effettivo reato di tortura e per il codice identificativo sulle divise, per rispondere alle misure più restrittive del decreto sicurezza di Salvini!

Invitiamo a sostenere Paolo Scaroni partecipando al processo d’Appello a Venezia (la fermata del vaporetto è Rialto e qui l’evento Facebook creato da Associazione Stefano Cucchi – Onlus)!

Invitiamo a sostenere la battaglia di Vigilanza Democratica e la compagna Rosalba sostenendo la cassa di resistenza per le spese legali! Puoi contribuie:

  1. Inviando il tuo contributo economico e raccogliendo a tua volta contributi per sostenere la cassa di resistenza. Ogni contributo anche piccolo è importante.
  1. Organizzando iniziative in solidarietà con Rosalba e Vigilanza Democratica per la raccolta fondi (cene, concerti, ecc) e per alimentare la lotta per la verità e giustizia, contro la repressione, gli abusi e l’impunità delle forze dell’ordine.
    Contatta carc@riseup.net per la presentazione di Copwatching 2.0 il nuovo dossier sugli abusi e l’impunità delle forze dell’ordine, sul VII Reparto Mobile di Bologna (e i suoi collegamenti con la Uno Bianca) e il processo contro Rosalba.

Basta abusi e impunità!

Numero identificativo sulle divise!

La solidarietà è un’arma, usiamola!

 

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