Giovedì 11 ottobre i cinque operai licenziati politici della FCA di Pomigliano sono entrati in presidio davanti al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) chiedendo un incontro con il Ministro Luigi Di Maio. Il vicepremier si era impegnato lo scorso 6 giugno con dichiarazioni pubbliche a sostenere il reintegro al proprio posto di lavoro (o soluzione alternativa) dei cinque, assicurando inoltre un intervento da parte del governo rispetto al futuro occupazionale degli operai FCA.
I cinque hanno calato uno striscione dal tetto del palazzo del Primo Municipio a Roma recante la scritta: «Di Maio da che parte stai?». Raggiunti dalla polizia gli operai sono stati portati in Questura a Roma, dove c’è stata anche una mobilitazione di solidarietà per richiederne il rilascio.
Tre parlamentari del Movimento 5 Stelle si sono recati in Questura per assicurarsi delle condizioni dei compagni fermati e si sono assunti la responsabilità di promuovere un iter legislativo in parlamento per una legge che abolisca il vincolo di fedeltà aziendale, dicendo inoltre ai cinque di aver fiducia nel reddito di cittadinanza ad aprile.
La Questura in tarda serata ha rilasciato i cinque operai ma li ha espulsi da Roma con foglio di via e DASPO per due anni. Il provvedimento nei confronti di licenziati politici che lottano per il lavoro è grave e pone ancora più all’ordine del giorno la mobilitazione della classe operaia e del resto delle masse popolari contro queste misure repressive, misure che vanno ribaltate con l’organizzazione e il coordinamento delle forze sane di tutto il paese. Bisogna far valere il principio che violare misure ingiuste è legittimo anche se illegale!
Questo è il miglior modo per sostenere esperienze come quelle del sindaco di Riace Mimmo Lucano, arrestato per aver violato leggi che andavano contro gli interessi delle masse popolari; esperienze come quella dei 5 operai licenziati da FCA per aver violato la legge sulla fedeltà aziendale criticando Marchionne a seguito dei suicidi dei loro compagni di reparto; esperienze come quelle dei NO TAV della Val Susa continuamente oggetto di misure repressive odiose come la condanna a Nicoletta Dosio, l’interdizione di attivisti e attiviste dalle sedute dei processi ai loro compagni di lotta o addirittura il recente ritiro della patente di guida per “mancanza di requisiti morali” all’attivista Giorgio Rossetto.
Ribaltare le misure ingiuste e antipopolari sarà anche ambito in cui tutti i singoli individui del mondo sindacale, politico, istituzionale (dagli amministratori locali fino a parlamentari e membri del governo) e culturale che ancora godono della fiducia delle masse popolari e almeno a parole sostengono tutte le realtà di autorganizzazione, lotta e resistenza del nostro paese, perché passino dalle parole ai fatti. Tanti tra questi soggetti hanno ora la possibilità di promuovere, alimentare e sviluppare in prima persona la mobilitazione per la violazione di leggi, misure e provvedimenti ingiusti: accompagnino i cinque licenziati FCA dal ministro Di Maio all’iniziativa nazionale “Italia a 5 Stelle” che si terrà il 20 e 21 ottobre a Roma o al corteo del 27 ottobre a Roma convocato dal SI COBAS, violino le leggi antipopolari in tutti i comuni e territori del paese seguendo l’esempio di Mimmo Lucano o spingano le masse popolari perché sostengano il sindaco di Riace a violare gli arresti domiciliari sull’esempio di quanto fece Nicoletta Dosio del Movimento NO TAV.
Porsi l’obiettivo di sviluppare azioni del genere significa collocare quelle manifestazioni fuori da ogni compatibilità con la classe dominante, significa per chi le promuove fare un salto in avanti nella contrapposizione di interessi fra vecchie autorità borghesi e le masse popolari. Significa concentrare le proprie energie non solo nel denunciare le malefatte del governo o a difenderne l’operato a spada tratta, significa utilizzare la fase attuale per allargare la breccia che le masse popolari hanno aperto con le ultime elezioni politiche nel sistema politico del nostro paese e dimostrare praticamente la necessità della costituzione del Governo di Blocco Popolare.
Per questo non bisogna nemmeno attendere che il governo M5S-Lega e i suoi ministri si attengano alle promesse elettorali fatte e alle belle dichiarazioni: il 4 marzo soprattutto il M5S ha firmato una cambiale con le masse popolari italiane garantendosi i voti del malcontento e della rabbia diffusa tra i lavoratori e le masse popolari, e sarà la risposta a questo sentimento e alle esigenze delle masse popolari a tenerlo in piedi. Utilizziamo le prossime mobilitazioni per allargare la breccia facendo valere il principio: disobbedire alle leggi ingiuste è un atto di responsabilità civile!