Quattro tesi sulla relazione fra sovranità nazionale e rivoluzione socialista

  1. La crisi generale del capitalismo ha riproposto e ripropone con forza rinnovata la questione della sovranità nazionale che alla fine della seconda Guerra Mondiale il revisionismo moderno aveva eluso consegnando il nostro paese all’imperialismo USA e al Vaticano.

L’attuazione negli ultimi quarant’anni in tutti i paesi imperialisti del “programma comune” della borghesia imperialista con l’abolizione delle conquiste strappate dalle masse popolari alla borghesia nel corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, la disoccupazione di massa, la frammentazione produttiva, la centralizzazione finanziaria e la delocalizzazione delle aziende, ha posto con rinnovata forza in ognuno di essi la questione della sovranità nazionale. La sottomissione (imposta dai gruppi imperialisti europei) dei governi dei singoli paesi all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea, l’arrivo in massa di lavoratori che i gruppi imperialisti europei, USA e sionisti costringono a emigrare dai paesi oppressi che in varie forme devastano, lo sfruttamento selvaggio a cui la borghesia sottopone gli immigrati e le condizioni di esclusione sociale e degrado in cui li costringe a vivere in concorrenza con i lavoratori autoctoni, hanno posto e pongono con forza particolare la questione della sovranità nazionale in ogni paese europeo, sia pure con aspetti particolari per ognuno di essi. Per l’Italia queste nuove forme di violazione della sovranità nazionale si sono aggiunte alla violazione di più lunga data costituita dal governo occulto del Vaticano e dalla NATO e dalle basi e agenzie USA e sioniste che coprono tutti i paesi europei.

  1. Solo la lotta per il socialismo è l’alternativa alla mobilitazione reazionaria e può schiacciarla.

Inevitabilmente il movimento economico della società si riflette e si riversa nel movimento politico e sociale. In ogni paese imperialista il nazionalismo borghese è entrato di prepotenza sulla scena politica sia (inizialmente) come cavallo di battaglia della destra più reazionaria e “antisistema” (in Italia “prima gli italiani”, in Francia “prima i francesi”, ecc.), sia come argomento di una parte della sinistra borghese, che lo coniuga alla necessità di resistere e contrastare le angherie e l’oppressione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE e di allargare il fronte delle alleanze.

In verità, in ogni paese imperialista, ogni dottrina e ogni corrente politica che promuove la saldatura fra gruppi imperialisti nazionali e masse popolari ponendo in secondo piano o nascondendo del tutto il contrasto di classe, indipendentemente da come si presenta e da come si colloca, finisce con il portare acqua al mulino della mobilitazione reazionaria poiché relega la classe operaia e le masse popolari al ruolo di massa di manovra, carne da macello e da cannone per gli interessi della classe dominante.

D’altra parte in ogni paese imperialista la lotta per la sovranità nazionale è parte e ingrediente della rivoluzione socialista perché la classe operaia e le masse popolari diventano esse stesse classe dirigente della società e del paese e la premessa di questo è la sovranità nazionale. L’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti rompe le catene con le quali i paesi dominanti legano a sé i paesi dominati. Quindi favorisce la rivoluzione nei paesi oppressi ed è favorita dalla rivoluzione nei paesi oppressi.

Il movimento comunista cosciente e organizzato ha il dovere di impugnare e alzare la bandiera della sovranità nazionale nei paesi imperialisti anche per far confluire nella rivoluzione socialista la mobilitazione dei settori delle masse popolari che giustamente hanno a cuore l’indipendenza nazionale e per ridurre il terreno in cui la borghesia imperialista promuove la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

  1. La rivoluzione socialista è una rivoluzione nazionale con carattere internazionalista.

Il più alto contributo che i comunisti dei paesi imperialisti possono dare alla causa dell’internazionalismo proletario è condurre alla vittoria la rivoluzione socialista nel proprio paese. L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale ci dimostra che liberare un singolo paese dall’oppressione del capitalismo è possibile (Rivoluzione d’Ottobre in Russia, 1917) e che anzi è la sola via percorribile realisticamente per fare di quel singolo paese la base rossa della rivoluzione proletaria mondiale.

“La rivoluzione socialista è in ogni paese una rivoluzione nazionale nel senso che i suoi promotori raccolgono le migliori tradizioni del paese e se ne avvalgono per promuovere e sviluppare la rivoluzione fino all’instaurazione del socialismo. Essa si combina con le rivoluzioni degli altri paesi a fare la rivoluzione internazionale. La rivoluzione socialista vince definitivamente (irreversibilmente) solo quando diventa internazionale, quando il socialismo sarà instaurato almeno nei maggiori paesi imperialisti, ma in ogni paese i tempi e le forme della rivoluzione sono dettati anche dalla sua storia e dalle sue caratteristiche particolari. Sbagliano quelli che parlano di rivoluzione internazionale e trascurano di occuparsi delle forme concrete della rivoluzione nel proprio paese. Nelle circostanze attuali, il primo paese imperialista che romperà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti aprirà la strada e mostrerà la via anche agli altri paesi” – da “A 200 anni dopo la nascita di Marx”, La Voce n. 58.

  1. Solo la rivoluzione socialista è lotta per conquistare la sovranità nazionale nel nostro paese.

Il nostro paese è una Repubblica Pontificia, un sistema di potere basato sulla commistione di interessi di imperialisti USA e sionisti, UE, organizzazioni criminali e Vaticano, ognuno dei quali ha propri centri di potere e di direzione nell’apparato dello stato e a capo dei quali c’è il Vaticano, come governo occulto e di ultima istanza del paese.

Stante questa caratteristica, del tutto unica rispetto a ogni altro paese imperialista, la lotta per sovranità nazionale che noi comunisti dobbiamo condurre in questa fase (avanzamento della rivoluzione socialista attraverso la lotta per la costituzione del Governo di Blocco Popolare) si articola su quattro fronti:

– la lotta contro la UE e le sue istituzioni (debito pubblico, patti di stabilità, pareggio di bilancio in Costituzione, assegnazione di quote di produzione in campo agricolo e industriale, ecc.);

– la lotta contro la NATO (basi e installazioni militari, partecipazioni a missioni di guerra, partecipazione alle sanzioni economiche contro altri paesi, impunità dei soldati USA a fronte di reati comuni per cui non sono processati, ecc.);

– la lotta contro il Vaticano (abolizione dei Patti Lateranensi e dei privilegi della Chiesa Cattolica rispetto alle altre organizzazioni e associazioni religiose);

– la lotta per impedire chiusure e delocalizzazioni di aziende, per mantenerle aperte e in funzione in Italia (attuazione degli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione).

Mettere in secondo piano uno di questi quattro fronti rispetto a un altro fa la differenza tra il nazionalismo borghese e la lotta che noi comunisti promuoviamo per la sovranità nazionale: omettere anche solo una delle forze occupanti del nostro paese significa favorire la sottomissione del paese a uno o l’altro dei gruppi imperialisti dominanti (combattere la UE senza combattere la NATO porta all’infeudamento agli imperialisti USA; combattere la NATO senza combattere la UE porta all’infeudamento ai gruppi imperialisti franco-tedeschi).

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