Premessa. Con il voto del 4 marzo le masse popolari hanno aperto una breccia nello schieramento di organismi e uomini politici che va da Forza Italia al PD e ai rispettivi gruppi fiancheggiatori (le Larghe Intese). È lo schieramento che da quarant’anni a questa parte, cioè da quando la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita e la borghesia imperialista ha preso nuovamente in mano la direzione del mondo, ha applicato in Italia il “programma comune” della borghesia imperialista.
Dall’apertura della breccia è nato il governo M5S-Lega, un governo provvisorio perché da una parte la sua sorte è legata al mantenimento se non all’ampliamento del consenso elettorale che M5S e Lega hanno raccolto il 4 marzo, dall’altra è sottoposto alle pressioni e ai ricatti dell’UE, della BCE e più in generale della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, statunitensi e sionisti e dei suoi affiliati e agenti in Italia. Questi tengono ancora nelle loro mani l’apparato di diversione e intossicazione dell’opinione pubblica e faranno di tutto per distruggere il consenso elettorale che li ha costretti a venire a un accordo con il M5S e ad accettare il “governo del cambiamento” costituito da M5S-Lega. A loro volta M5S e Lega non hanno la volontà di rompere con la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, statunitensi e sionisti: la volontà di rompere non è nella loro storia, tanto meno della Lega, non si sono dati i mezzi per farlo, non cercano di darseli.
Questa è la situazione e con questa situazione dobbiamo misurarci.
Il programma comune della borghesia imperialista consiste nell’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere per le masse popolari dei paesi imperialisti; la ricolonizzazione dei paesi e popoli oppressi: guerre, devastazioni e cacciata della popolazione; repressione del movimento di resistenza delle masse popolari.
Che fare? Per far avanzare la rivoluzione socialista, la linea tattica che noi comunisti dobbiamo seguire consiste nell’allargare la breccia facendo leva sull’insofferenza crescente delle masse popolari che l’ha aperta. Due sono le vie.
Mobilitare in ogni azienda capitalista, in ogni azienda e istituzione pubblica e in ogni località i lavoratori e tutti gli altri esponenti avanzati delle masse popolari a costituire organizzazioni operaie e popolari che prendano direttamente le misure favorevoli alle masse che è possibile attuare a livello locale e premano in ogni modo sul governo provvisorio perché sostenga le misure che esse prendono e perché attui a livello nazionale misure analoghe coerenti con le promesse elettorali di M5S e Lega favorevoli alle masse popolari.
Mobilitare tutti gli organismi e singoli che si dicono comunisti, tutti gli organismi e singoli della sinistra borghese e gli oppositori del catastrofico corso delle cose perché a loro volta promuovano la formazione di organizzazioni operaie e popolari e inoltre mobilitino tutte le masse, e in particolare gli elettori del M5S e della Lega, per costringere il governo provvisorio ad attuare le promesse elettorali favorevoli alle masse popolari facendo fronte ai gruppi imperialisti e a sostenere le sue misure che vanno in questo senso stroncando e denunciando boicottaggi, sabotaggi e ricatti.
La costituzione di organizzazioni operaie e popolari, il loro rafforzamento e l’espansione della loro attività, nelle aziende e fuori, è il fattore decisivo sia per allargare la breccia al massimo che il governo M5S-Lega può fare sia per andare oltre, fino alla costituzione di un governo d’emergenza diretta emanazione delle organizzazioni operaie e popolari e che abbia in esse i suoi principali organismi locali, che agiscono come nuove autorità pubbliche o come controllori e garanti della lealtà degli organismi statali e pubblici marchiati dal passato che abbiamo alle spalle e in via di epurazione e trasformazione.
Bisogna combattere ogni tendenza a trascurare la svolta politica in atto a livello mondiale e che in Italia si è espressa nella costituzione del “governo del cambiamento”, la tendenza a stare a vedere cosa farà, ogni tendenza attendista e disfattista, ogni collusione con i fautori delle Larghe Intese che cercano di approfittare di errori e cedimenti del governo M5S-Lega ai poteri forti italiani e internazionali. Bisogna da subito mobilitare le masse popolari a trasformare su scala più vasta possibile l’ampio consenso elettorale dato il 4 marzo a M5S e Lega in mobilitazione organizzata per esigere e sostenere l’attuazione in ogni campo delle promesse favorevoli alle masse e per contrastare le derive reazionarie che continuano e peggiorano le misure e le “riforme” dello schieramento delle Larghe Intese.
L’ostacolo di fondo all’attuazione delle promesse di M5S e Lega favorevoli alle masse popolari è la subordinazione del “governo del cambiamento” agli interessi dei capitalisti e il rispetto della “sacra proprietà privata” dei capitalisti da parte dei suoi esponenti, frutto della loro subordinazione ai pregiudizi della sinistra borghese di poter migliorare la condizione delle masse popolari lasciando nelle mani dei capitalisti le attività economiche dove sono impiegati i proletari. Ne segue che ogni mossa del governo M5S-Lega contiene le premesse di uno sviluppo in senso anticapitalista, cioè lesivo degli interessi dei capitalisti e quindi della proprietà privata dei capitalisti stessi. È sbagliato limitarsi a denunciare i limiti e gli errori delle misure prese dal “governo del cambiamento”. Bisogna approfittare di ogni mossa del governo M5S-Lega per sviluppare su grande scala il contenuto anticapitalista che essa di necessità contiene e su questo mobilitare sia i suoi elettori e attivisti sia quei suoi oppositori che fanno parte delle masse popolari. Nello stesso tempo bisogna approfittare di ogni occasione per fare scuola di comunismo e per illustrare a chi ha la volontà e la generosità necessarie per capirlo che l’instaurazione del socialismo è l’unica via realistica per porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone in Italia e nel mondo. Il “Contratto per il governo del cambiamento” deve diventare il palco dove esporre alla gogna i suoi fautori che lo tradiscono o lo interpretano in senso reazionario.
Il ministro degli interni Salvini ha ordinato ai prefetti di censire le case vuote che sono state occupate per cacciarne gli occupanti. Bisogna approfittare dell’occasione per fare il censimento di tutte le case vuote, spesso lasciate all’abbandono e al degrado e a volte diventate una minaccia. Bisogna creare in ogni comune e quartiere un inventario pubblico delle case vuote o in stato di degrado e insicure per stabilità e impianti domestici, onde procedere al risanamento e destinarle a un uso utile. Devono essere rimesse in buono stato, rese stabili e munite degli allacciamenti e di impianti sicuri e fatte occupare dalle famiglie che aspettano una casa o destinarle ad attività socialmente utili. Bisogna censire in ogni quartiere anche tutti i terreni abbandonati al degrado e rimetterli in stato di servire agli abitanti. Nessuna casa, nessuna scuola, nessun immobile, struttura e infrastruttura deve essere insicura o peggio ancora abbandonata al degrado. In questo compito vanno spinti e vincolati il “governo del cambiamento” e le amministrazioni comunali e regionali.
Il ministro dello sviluppo economico Di Maio ha preso posizione contro le delocalizzazioni delle aziende, ma ha messo molti limiti all’impegno del “governo del cambiamento” in questa direzione. Bisogna approfittare dell’occasione e mobilitarsi contro la chiusura delle aziende, la riduzione delle attività produttive, la riduzione del personale: ogni azienda deve diventare sede di produzioni utili e operare in condizioni di sicurezza per i lavoratori e per gli abitanti e l’ambiente in generale. Ogni azienda minacciata di morte lenta, riduzione di attività, cessione di proprietà o usata per produzioni nocive o inquinanti deve essere oggetto di censimento pubblico comune per comune e di intervento da parte delle autorità e delle masse popolari organizzate. Ogni azienda deve diventare per i lavoratori e gli abitanti della zona sede di attività culturali e di iniziative che promuovono la loro partecipazione all’attività politica. In ogni azienda i lavoratori precari e interinali devono essere stabilizzati e le attività di per sé saltuarie affidate ad agenzie pubbliche o a cooperative.
Il degrado dei quartieri e la piccola criminalità sono il risultato dell’incuria delle autorità e della mancanza di organizzazione delle masse, così come la grande criminalità e la corruzione sono una componente dei grandi traffici della borghesia imperialista, protetti entrambi (i grandi traffici come la criminalità organizzata) dai segreti commerciali e bancari. Un lavoro utile e dignitoso per tutti è la condizione per cambiare il paese. L’iniziativa del “governo del cambiamento” per introdurre il reddito di cittadinanza con i connessi centri per l’impiego tenuti a offrire a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, deve essere sostenuta da ogni organizzazione operaia e popolare.
Bisogna promuovere iniziative simili per ogni articolo del “Contratto per il governo del cambiamento”. La sovranità dell’Italia implica anzitutto che il governo ritiri le forze miliari italiane impegnate in Africa (la Libia è d’attualità), in Asia e in Europa, che sia resa pubblica la collocazione delle basi militari e di altre agenzie NATO e sioniste in Italia e la destinazione delle armi vendute o regalate a governi stranieri, che sia reso pubblico il nome dei grandi acquirenti e collocatori dei titoli del Debito Pubblico e data ampia pubblicità a ogni vendita di titoli del Debito.
L’educazione e la cura delle nuove generazioni restano vuote declamazioni e pie aspirazioni finché ogni adulto non svolge un lavoro utile e dignitoso, ogni famiglia non dispone di un reddito sufficiente per una vita dignitosa e finché le TV e la rete internet sono lasciate ai capitalisti: ognuno di questi bada se non solo comunque principalmente a quello che fa aumentare i suoi soldi e se uno di loro non lo fa viene soppiantato dagli altri…“siamo in guerra!”, come proclamava il non compianto Marchionne.
Il “governo del cambiamento” offre mille occasioni di iniziativa popolare. Questa metterà alla prova le forze che lo compongono e ogni loro esponente e consulente. Questo è il terreno su cui noi comunisti e tutti quelli che vogliono veramente porre fine al catastrofico corso delle cose devono mobilitare e organizzare le masse popolari, a partire dagli operai avanzati.
Il contesto e le condizioni della battaglia. Ottobre è il mese in cui viene presentata e discussa la legge di bilancio 2019, cioè la legge a cui è connessa la realizzazione o meno delle principali promesse che M5S e Lega hanno fatto in campagna elettorale e ribadite nel Contratto di Governo: abolizione della Legge Fornero e reddito di cittadinanza in primis… cose per cui ci vogliono soldi che devono essere tolti dal circuito della speculazione alla cui testa stanno le istituzioni politiche ed economiche della UE e la NATO (da qui lo scontro sul “rispetto dei parametri e dei vincoli”) e devono essere messi a finanziare le misure di cui c’è urgente bisogno. In secondo luogo, il governo si ritrova una serie di “patate bollenti” fra le mani che non possono essere rimandate: il crollo del ponte di Genova ha imposto all’ordine del giorno la questione delle privatizzazioni, per le quali non esiste altra soluzione efficace che le nazionalizzazioni. Soluzione efficace, ma irrealizzabile per un governo che vuole tenere insieme capra (indennizzi, rimborsi, penali… i diritti dei capitalisti) e cavoli (gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari). In terzo luogo, dopo l’accordo sull’ILVA si è aperta e allargata la questione delle grandi aziende del paese avviate alla morte lenta: FCA, Alitalia, Ex Lucchini di Piombino, centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio e il cui salvataggio non dipende dalla volontà dei vertici aziendali (dai capitalisti), ma dalla decisione politica di tenerle aperte (cosa produrre, come e con quali obiettivi).
Ottobre è inoltre il mese della ripresa su ampia scala della mobilitazione popolare. Molte manifestazioni sono già state convocate e altre lo saranno: a Roma si svolgono il 29 settembre la manifestazione contro la legge Fornero promossa dal Comitato “41 per tutti” e il 30 settembre quella del PD contro il governo; il 20 ottobre la manifestazione nazionale per le nazionalizzazioni promossa da USB e Potere al Popolo, il 27 quella promossa dal SI COBAS contro il razzismo e lo sfruttamento; il 26 ottobre si tiene lo sciopero generale indetto dai sindacati di base che non hanno firmato il Testo Unico sulla Rappresentanza (SI COBAS, CUB, SGB, USI, SLAI COBAS). Altre manifestazioni, cortei, assemblee e mobilitazioni si svolgono in ogni città, ad esempio il 10 ottobre è la giornata nazionale di lotta contro gli sfratti, la circolare Salvini e per il diritto alla casa. Inoltre, benché al momento in cui scriviamo non siano convocate specifiche manifestazioni, ci sono importanti movimenti popolari in fermento: dal movimento NO TAV in Val Susa a quello NO TAP in Puglia, dai comitati ambientalisti di Taranto alle famiglie contro l’obbligo vaccinale (il 24 settembre sono scese in piazza a Bologna 10 mila persone), dai maestri e dalle maestre (più di 50 mila) esclusi dall’insegnamento a seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato ai lavoratori della Grande distribuzione Organizzata per la regolamentazione delle aperture nei giorni festivi dei supermercati e centri commerciali.
È una mobilitazione generale di cui sono protagonisti sia quei settori di masse popolari che hanno votato M5S e Lega perché (o l’uno o l’altro o tutti e due) avevano promesso specifiche misure (NO TAV, NO TAP, ecc.), sia quei settori che chiedono a questo governo misure per fare fronte alle vere emergenze nazionali (nazionalizzazioni, ricostruzione delle zone terremotate, ecc.), sia quei settori che sono delusi dall’operato del governo o che ne considerano negativa l’installazione e l’opera.
I governi delle Larghe Intese attuavano il “programma comune” della borghesia imperialista e la loro azione era organicamente condotta con quello scopo, il governo M5S-Lega, che è il primo governo non strettamente espressione delle Larghe Intese e che ha promesso di invertire la rotta del programma comune, prende e prenderà iniziative per cambiare il corso delle cose in modo frammentario e disorganico (e quindi velleitario) in una serie di campi. Ma in ogni campo (casa, lavoro, ambiente, scuola, vaccini, salute, inquinamento, grandi opere, ecc.: vedasi i 30 capitoli del “Contratto per il governo del cambiamento”) gli organismi tematici delle masse popolari, che anch’essi per lo più sono dediti a interventi frammentari, possono entrare in azione, e i comunisti devono spingerli a farlo, a modo proprio, nel modo più utile e adeguato ad affermare i loro interessi, con iniziative di pressione per attuare le misure favorevoli alle masse popolari, di stravolgimento (“portare all’estremo”, trasformare le operazioni concepite dagli esponenti del governo solo come “operazioni dall’alto” in “operazioni dall’alto e dal basso”), di opposizione a quelle favorevoli a capitalisti, ai padroni e alla loro Comunità Internazionale, siano esse contenute nel Contratto di Governo o meno.
La resistenza delle masse popolari agli effetti della crisi generale del capitalismo ha prodotto a livello mondiale una rottura nel sistema politico dei gruppi imperialisti. In Italia dobbiamo approfittare della creazione del “governo del cambiamento” per andare più avanti. A questo chiamiamo tutti i comunisti e tutte le persone responsabili decise a cambiare il corso disastroso per gli uomini e l’ambiente imposto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e con essa dai vertici della Repubblica Pontificia.
La battaglia di oggi e la propaganda del comunismo
Sulla mobilitazione per trasformare su scala più vasta possibile il consenso elettorale dato il 4 marzo a M5S e Lega in mobilitazione organizzata per esigere e sostenere l’attuazione in ogni campo delle promesse favorevoli alle masse e per contrastare le derive reazionarie che continuano e peggiorano le misure e le “riforme” dello schieramento delle Larghe Intese, i comunisti devono innestare la propaganda del comunismo, futuro dell’umanità. Il comunismo non è uno slogan né la promessa di un paradiso in terra. La rivoluzione socialista non è un improvviso cambiamento radicale di concezioni e istituzioni. È la trasformazione di cui la società attuale è gravida. Le masse popolari la compiono combinando rotture e continuità, salti ed evoluzione. I comunisti devono guidarle a compierla.
I primi paesi socialisti creati durante la prima ondata della rivoluzione proletaria hanno confermato la scoperta di Marx ed Engels, benché a causa dei limiti della II Internazionale (1889-1914) e dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, paesi socialisti siano stati costruiti solo in paesi capitalisticamente arretrati. La denigrazione e l’oblio in cui la borghesia imperialista e la sinistra borghese ha relegato le loro grandi realizzazioni confermano che il loro esempio è una minaccia per il sistema imperialista mondiale. Ci sono voluti più di trent’anni (1956-1989) per riportare nel sistema imperialista il primo paese socialista, l’Unione Sovietica. Bisogna confrontare i risultati realizzati dai primi paesi socialisti con i problemi che oggi le masse popolari incontrano nei paesi imperialisti e nei paesi oppressi, guardandosi dall’esaminare la loro esperienza alla luce delle chiacchiere e delle promesse della borghesia imperialista e della sinistra borghese. Il socialismo e il comunismo non realizzano le aspirazione del capitalista e dei suoi ammiratori, non estendono a tutti le abitudini e le pratiche dei capitalisti, non è la società borghese senza le crisi, senza la disuguaglianza e l’oppressione, senza la disoccupazione e gli altri mali della società borghese. È la costruzione di una società dove il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti, dove ogni individuo contribuisce al benessere comune secondo le sue forze e riceve dalla società tutto quello di cui ha bisogno. I primi paesi socialisti non vanno valutati con il metro dei paesi capitalisti, ma con il metro loro proprio, come secoli fa i fautori del progresso dell’umanità non valutavano il capitalismo con il metro della società feudale e dei suoi valori.
La rivoluzione socialista realizza il suo obiettivo muovendo ogni giorno passi nella direzione dell’instaurazione del socialismo. Chi si dice anticapitalista, ma non promuove la rivoluzione socialista, non lavora per l’instaurazione del socialismo rende poco feconda la sua opera. Le migliori e più sincere aspirazioni, senza scienza non producono risultati e in definitiva generano scoraggiamento e delusione. Chi proclama il comunismo e la rivoluzione socialista ma non la traduce in passi da compiere ogni giorno partendo dalle situazioni concrete fa parimenti un’opera poco feconda. La concezione comunista (il marxismo-leninismo-maoismo) è una scienza che guida una pratica di trasformazione sociale a partire dalle condizioni concrete in cui ci troviamo.