Cari compagni della Staffetta Rossa,
vi scrivo per condividere l’esperienza fatta lo scorso agosto con la partecipazione all’annuale campeggio resistente No MUOS, tenutosi a Niscemi in provincia di Caltanissetta. In quell’occasione ho avuto modo di conoscere questo movimento che dal 2012 lotta contro la costruzione del MUOS, un sistema di antenne radar necessario agli USA e alla NATO per coordinare le operazioni militari in Medio Oriente e nel nord Africa. Il movimento No MUOS si pone come obiettivi la liberazione della Sicilia dai gruppi imperialisti USA, ma anche la tutela ambientale e della salute della popolazione, compromessa dalle onde radio emesse dalle installazioni, causa di un’alta incidenza di tumori.
Nonostante nei primi anni di lotta il progetto abbia visto un’importante mobilitazione popolare, con al fianco alcune associazioni ambientaliste e a tutela della salute, collettivi studenteschi, sindacati di base, oltre al legame con il movimento NO TAV e la partecipazione del M5S siciliano, la battaglia si è affievolita quando l’obiettivo del blocco dei lavori di costruzione è andato fallito.
Negli ultimi anni però, la mobilitazione sta riprendendo forza grazie all’intervento dei collettivi studenteschi di Palermo e Catania, delle associazioni ambientaliste e del movimento mamme No MUOS. I giovani compagni del collettivo “La Piazzetta” di Catania e i giovanissimi legati al centro sociale Colapesce rappresentavano la componente principale al campeggio di quest’anno. Sono questi i compagni che si sono cimentati nella direzione di uno dei tavoli tematici previsti: “scuola, università e guerra” al quale ho partecipato.
La tematica centrale, che colpiva personalmente ciascuno di loro, ha riguardato la propaganda di regime all’interno delle scuole per mezzo dell’alternanza scuola-lavoro e nelle università attraverso progetti di ricerca dove gli studenti vengono messi al servizio della guerra imperialista svolgendo attività ad essa strumentali, mascherate da progetti formativi. Ho inoltre toccato con mano le esperienze di giovani che soffrono della militarizzazione del territorio e non vedono altra alternativa alla carriera militare che sembra essere l’unica via per avere un posto di lavoro e che sembra legittimare l’ingerenza degli apparati militari della borghesia all’interno dei luoghi d’istruzione. Mi ha molto sorpreso scoprire che la maggior parte delle iniziative culturali organizzate nelle scuole fa capo ad apparati militari (ad. es. presentazioni di libri ed iniziative sulla repressione) ed è di pochi giorni fa la notizia del richiamo presentato dal dirigente scolastico contro un professore che, in una scuola di Messina, aveva contestato l’esibizione della banda e l’info point delle forze armate.
La partecipazione a questo campeggio e lo scambio avuto in quei giorni coi compagni mi ha portato a riflettere circa la necessità di sviluppare dei ragionamenti su possibili soluzioni che mi sento di dare a questi compagni come contributo alla loro lotta e allo sviluppo della mobilitazione più complessiva per farla finita con lo stato di cose presenti.
Il primo aspetto riguarda il fatto che la borghesia per fare la guerra ha bisogno del consenso delle masse (cosa che oggi non ha), essa al contempo, però, ha paura della guerra poiché è da almeno un secolo che quelle guerre in un modo o nell’altro le si rivoltano contro: vedi quello che è successo in Italia con la Resistenza, in URSS con la rivoluzione bolscevica, in Vietnam con il movimento contro la guerra. Per questo credo che l’obiettivo primo della propaganda militare nelle scuole sia piuttosto uno strumento che la borghesia usa per gestire e contenere la mobilitazione popolare (specie in un territorio come quello di Niscemi che negli ultimi anni ne ha rappresentato un focolaio importante).
Credo, in questo senso, che dobbiamo imparare da quelle esperienze e ragionare sul fatto che in questa fase in Italia per rafforzare la mobilitazione esistente contro l’intervento militare nelle scuole è necessario innanzitutto promuovere la costruzione di organizzazioni giovanili che si pongono come nuove autorità pubbliche: quelle autorità popolari che contendono alle autorità dei padroni la gestione della società, organizzandosi sia per risolvere i problemi pratici degli studenti sia alimentando la tendenza del movimento No Muos a legarsi agli altri movimenti antimilitaristi presenti in Italia (A Foras in Sardegna, Comitato no guerra no nato, Comitato no Camp Darby di Pisa, il coordinamento contro la base di Ghedy a Brescia..) per favorire la cooperazione tra i movimenti e rafforzarla.
Infine uno dei contributi che mi sento di dare ai compagni del movimento No MUOS è quello di porsi come obiettivo quello di rompere con la sottomissione della Sicilia e dell’Italia ai gruppi imperialisti USA, obiettivo che inserisce la battaglia del movimento No MUOS nella lotta più generale per l’attuazione delle parti più progressiste della Costituzione (art. 11) e nella lotta per allargare la breccia che si è aperta nel nostro paese dalle elezioni del 4 marzo e l’insediamento del governo M5S-Lega.
Il M5S e la Lega non si sono dati i mezzi per fare una politica contro quei gruppi di interesse e contro quelle istituzioni, perciò sono innanzitutto le organizzazioni popolari che devono sfruttare la breccia e il nuovo governo per rivoltarlo ulteriormente contro i gruppi imperialisti e rafforzare l’organizzazione, la combattività e la coscienza delle masse popolari organizzate.
L’esecutivo di Salvini e Di Maio è un governo transitorio e precario che è sia il risultato della breccia che le masse popolari hanno aperto nel sistema politico delle Larghe Intese (con i referendum degli ultimi anni, con le mobilitazioni popolari e con le elezioni del 4 marzo) ma anche il risultato di un accordo tra i gruppi d’interesse e istituzioni che sono i mandanti del sistema politico delle Larghe Intese e i dirigenti del M5S e della Lega.
Con la situazione politica attuale il movimento No MUOS ha un’occasione imperdibile per fare passi avanti nella propria battaglia che può e deve confluire nella lotta per l’instaurazione dell’unico governo che può rompere fino in fondo con gli interessi degli imperialisti americani, europei, sionisti, della Mafia e del Vaticano in Sicilia come nel resto del paese, un Governo di Emergenza Popolare che metta al centro gli interessi delle masse popolari e che impedisca la partecipazione dell’Italia alla guerra imperialista, apertamente o alla chetichella come ha fatto il governo Gentiloni con l’appoggio sotto banco ai bombardamenti in Siria!
Uso questa lettera e lo spazio concesso dall’Agenzia Stampa “la Staffetta Rossa” per inviare il mio saluto/contributo ai compagni siciliani, con l’auspicio di ritrovarsi ancora sulla strada per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
Una compagna del P.CARC