La mobilitazione negli stabilimenti FCA

La dipartita di Marchionne non cambia la situazione negli stabilimenti FCA: la combinazione delle misure che portano verso lo smantellamento della produzione in Italia con la persecuzione e l’espulsione delle avanguardie di lotta crea una situazione per cui nei prossimi mesi, non nei prossimi anni o in un futuro indefinito, la situazione è destinata a una rapida evoluzione. Questa consapevolezza è una delle principali spinte del Movimento Operai Autorganizzati FCA e dei gruppi di operai che stabilimento per stabilimento lo compongono, motivo per cui i mesi estivi sono stati mesi di mobilitazione e non di “vacanza”.

Due sono le principali attività: la lotta contro l’obbligo di fedeltà aziendale, campagna che parte dal gruppo SI COBAS di Pomigliano a seguito della conferma da parte della Cassazione del licenziamento di Mignano e gli altri 4 operai per aver messo in scena il “suicidio” di Marchionne nel 2014, l’elaborazione di un piano industriale alternativo elaborato dagli operai di Melfi su spinta della USB.

NO all’obbligo di fedeltà all’azienda. Ogni lavoratore dipendente firma, con il contratto di lavoro, l’obbligo di non divulgare all’esterno notizie che penalizzerebbero l’azienda sul mercato e rispetto alla concorrenza. Il tipico esempio riguarda il segreto industriale, l’espletazione di particolari lavorazioni o funzionamenti, ecc. La sentenza con cui la Cassazione ha confermato il licenziamento dei cinque compagni di Pomigliano interpreta come violazione della fedeltà aziendale anche la critica al gruppo dirigente (nel caso specifico a Marchionne), a causa della quale l’intero gruppo sarebbe penalizzato nei confronti dell’opinione pubblica. Pertanto l’aver criticato Marchionne significa essere venuti meno all’obbligo di fedeltà all’azienda… e ciò “merita” il licenziamento. E’ evidente che questa sentenza interpreta la legge in modo puramente strumentale per giustificare e “coprire” i licenziamenti illegittimi. Ma oltre al fatto specifico, una simile sentenza colpisce potenzialmente tutti i lavoratori attivi, i sindacalisti, i responsabili della sicurezza in ogni azienda… Basti pensare a chi lavora nel settore dei rifiuti, nel campo alimentare o altri in cui i “malfunzionamenti” sono all’ordine del giorno e si ripercuotono direttamente anche sulle masse popolari, oltre che sui lavoratori: libertà per i padroni di inquinare, produrre veleno e alimenti malsani. Pensiamo ai lavoratori dell’edilizia, nel turismo e negli altri comparti stagionali dove la corruzione, l’evasione fiscale, il “nero” e gli sforamenti di orari e misure di sicurezza sono la regola.

Da Pomigliano è partito un appello, che ha già raccolto molte adesioni (lo abbiamo pubblicato su www.carc.it) rivolto principalmente a intellettuali, sinceri democratici, artisti e altri elementi che godono di prestigio e autorevolezza presso le masse popolari e possono farla valere su ampia scala in una campagna di opinione che può e deve sostenere la mobilitazione operaia. Il prossimo 30 settembre a Napoli un convegno e un evento artistico sul tema con ospiti come Erri De Luca, Paolo Maddalena, Ascanio Celestini, il sindaco De Magistris.

Melfi: “vogliamo decidere noi cosa e come produrre!”. Il nuovo “piano industriale” FCA prevede a Melfi la chiusura della linea della Grande Punto, 1640 licenziamenti e contratti di solidarietà per 5800 operai. Una mazzata che va nella direzione di eliminare il 25% del personale.

Gli operai, su iniziativa del gruppo di iscritti USB, hanno elaborato un piano di riorganizzazione del lavoro alternativo che elimina i licenziamenti ribaltando il sistema WCM (un’organizzazione del lavoro che prevedeva alto ritmo sulle linee e la soppressione di tutte le pause conquistate con anni di lotte), responsabile diretto anche dei numerosi problemi ergonomici riscontrati fra gli operai. Per mettere a punto il piano alternativo, gli operai si sono avvalsi dell’esperienza di specialisti di USB e della FIOM, il che è, fra l’altro, un importante dimostrazione dello spirito unitario che li anima (superare le appartenenze sindacali, valorizzare tutto quello che è o può essere positivo).

Il 30 agosto una delegazione di questi operai è stata ricevuta al MISE per discutere la situazione e sviluppare la battaglia per “riportare un livello di lavoro, e di vita, dignitoso all’interno della fabbrica automobilistica lucana” – come l’USB in FCA scrive in un comunicato, in collaborazione e coordinamento con i colleghi degli altri stabilimenti, da Cassino a Termoli, da Pomigliano a Mirafiori.

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