Allargare la crepa nel sistema politico, sostenere il governo M5S – Lega “come la corda sostiene l’impiccato”
I tre mesi dall’insediamento del governo M5S – Lega sono stati caratterizzati da molte promesse e proclami, da molte contraddizioni (sia fra governo e fronte dei partiti e degli esponenti delle Larghe Intese, sia fra i partiti che compongono il governo) e da poche iniziative concrete.
Con l’inizio dell’autunno si apre una fase di mobilitazioni popolari e di scontro politico dispiegato, le cui premesse hanno covato per tutta l’estate, sotto forma di lotte per far cadere il governo o comunque riportarlo nell’alveo della politica del programma comune delle Larghe Intese – e questo sarà l’obiettivo di gran parte dei promotori della furiosa campagna stampa e delle macchinazioni varie ad opera degli apparati politici, giudiziari e ministeriali legati al sistema di potere che ha governato negli ultimi decenni. L’operazione di sostituire il governo M5S-Lega “con uno più responsabile e democratico” (la formula usata dai partiti delle Larghe Intese e dagli organi di propaganda di regime) presenta diverse incognite, visto che la breccia che si è aperta dal 4 marzo tra i vertici della Repubblica Pontificia, i partiti delle Larghe Intese e le masse popolari continua ad allargarsi (vedi i fischi agli esponenti del PD presenti ai funerali delle vittime del crollo del ponte Morandi a Genova: gli esponenti del PD e di FI parlano ormai solo nelle televisioni e nei media di regime). La situazione politica delle prossime settimane ha al centro le operazioni che noi comunisti, i lavoratori e i sindacati combattivi (a partire da ILVA, FCA, Alitalia), le masse organizzate nei movimenti popolari (NO TAV, NO TAP), possiamo mettere in campo per spingere il governo M5S- Lega a rompere gli indugi, mantenere le promesse di cambiamento e le aspettative, portare fino in fondo la rottura con i poteri forti e affermare la sovranità nazionale sugli interessi della Comunità Internazionale degli imperialisti UE, USA e sionisti.
L’ago della bilancia dello scontro politico sarà la mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari: ad essa dovranno fare ricorso anche i partiti delle Larghe Intese per tentare di scalzare M5S e Lega dal governo, ad essa dovranno fare ricorso M5S e Lega se intenderanno resistere agli attacchi e continuare a governare (ma ciò implica la traduzione in pratica dei proclami e delle promesse fatte).
Noi comunisti, e più in generale tutti gli organismi che si pongono l’obiettivo di costruire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, possiamo usare e useremo la mobilitazione che necessariamente i due schieramenti borghesi dovranno suscitare e promuovere, benché ognuno con obiettivi propri. Differentemente da quanti sostengono che occorre mobilitarsi “per far tornare l’Italia una paese normale” (che in sostanza significa sotto i partiti delle Larghe intese) o per “cacciare il governo più reazionario della storia” (come sostengono i partiti e gli organismi della sinistra borghese, che però senza indicare un’alternativa e perseguirla si accodano di fatto alle Larghe Intese e portano acqua al loro mulino), ma differentemente anche da quanti sostengono che bisogna invece lasciar lavorare il governo “perché è l’unica prospettiva di cambiamento”, noi comunisti portiamo la linea di incoraggiare e appoggiare la ribellione del governo M5S-Lega ai poteri forti e alla Comunità Internazionale degli imperialisti UE, USA e sionisti; promuovere la più ampia mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori contro il degrado materiale, intellettuale e morale e contro la distruzione dell’apparato produttivo dell’Italia.
Quanto più il governo M5S – Lega resterà in carica, tanto più aprirà contraddizioni nella classe dominante e offrirà appigli a noi comunisti e alle organizzazioni operaie e popolari per costringerlo a rompere con il programma comune della borghesia imperialista. Sta alla nostra capacità di vedere quegli appigli e usarli (e in questo modo le organizzazioni operaie e popolari si legano praticamente alla lotta per la costituzione del Governo di Blocco Popolare e ne diventano protagoniste) o l’ignorarli, accodandosi al fronte delle Larghe Intese e divenendone massa di manovra. Mostrare gli appigli esistenti, insegnare a vederne di nuovi, insegnare a usarli, sostenerle nell’usarli è la politica che noi comunisti promuoviamo sistematicamente verso le organizzazioni operaie e popolari. Alcuni esempi.
– Tirare in ballo gli esponenti del governo perché attuino le misure favorevoli alle masse popolari che essi hanno promesso in campagna elettorale; indicare caso per caso le misure necessarie per far fronte agli effetti più gravi della crisi; attuare direttamente quelle che è possibile attuare localmente ed esigere che il nuovo governo le appoggi. O il governo le appoggia e le sostiene (anche a costo di contraddirsi e di contrariare quella parte di poteri forti che pure lo sostengono – ricordiamoci che la sua installazione è frutto di un compromesso) oppure le organizzazioni operaie e popolari si convinceranno, per esperienza diretta, che il governo Di Maio-Salvini non è ciò di cui hanno bisogno, fino a decidersi che per invertire realmente il corso delle cose devono costituire un proprio governo d’emergenza.
Sono prime, embrionali ma importanti, manifestazioni di questa mobilitazione le iniziative prese da Camping CIG di Piombino, dall’USB della FCA di Melfi (vedi articoli a pag. 4), ma anche la manifestazione del movimento NO TAV del 28 luglio scorso.
– Intervenire sulle contraddizioni esistenti fra elettori e attivisti di M5S e Lega e gruppi dirigenti di quei partiti; intervenire sulle contraddizioni esistenti nei gruppi dirigenti di entrambi fra componenti più conciliatorie con i vertici della Repubblica Pontificia e i partiti delle Larghe Intese e le componenti più decise a rompere. La base della Lega raccoglie molti elementi delle masse popolari, compresi operai (emblematici “gli operai della FIOM che votano Lega”), molti di loro provengono direttamente o per tradizione famigliare o lavorativa dal PCI e dai partiti sorti dalla sua dissoluzione e sono passati alla Lega perché la “sinistra non si occupava più di quelli come me, come quelli della mia famiglia: lavoratori, gente semplice”. Intervenire nelle contraddizioni della Lega richiede il superamento della cappa di disfattismo promossa dai “comunisti duri e puri” e dalla sinistra borghese: agire sulla base della Lega non significa essere d’accordo con la Lega, ma operare coscientemente per acuire i contrasti all’interno del governo tra chi cerca di far leva sulla mobilitazione delle masse popolari organizzate e promuove l’organizzazione delle masse popolari, chi si riallinea con gli esautorati fautori del programma comune della borghesia, chi si fa promotore con maggiore determinazione della mobilitazione reazionaria delle masse popolari.
– Indurre tutti i gruppi della sinistra borghese in cerca di affermazione e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui dispongono (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per appoggiare le organizzazioni operaie e popolari che difendono conquiste e diritti e attuare in ogni campo iniziative di senso opposto a quelle che denunciano e per cui si mobilitano. Allo stesso modo e con lo stesso scopo intervenire anche sugli esponenti del sistema sgretolato delle Larghe Intese, nostalgici del loro ruolo (da Bersani, Fassina, Civati, Emiliano, ecc. ecc., compresi gli esponenti dei sindacati di regime).
Anche se i partiti di cui fanno parte hanno perso le elezioni, mantengono una vasta e articolata rete di potere e di influenza, legami con i sindacati confederali, ruolo di direzione in agenzie e istituti, amministrano città, fondazioni ed enti. Anziché lamentarsi, usassero tutto ciò per favorire le masse popolari! Un esempio molto chiaro di quello che intendiamo è avvenuto a Figline Valdarno (FI) attorno alla lotta degli operai della Bekaert (vedi articolo a pag. 4), processi di questo tipo possono essere innescati in ogni zona, in ogni regione, attorno a ogni battaglia, a condizione che i promotori e i protagonisti della battaglia ne vedano la possibilità e siano decisi a sfruttarla.
Intervenire per linee interne sulla base della Lega. Per mobilitare elettori e attivisti della Lega occorre “operare per linee interne”, cioè partire dai temi e parole d’ordine da loro agitati e rivoltarli al fine di promuovere uno schieramento in campo politico coerente con gli interessi della classe di appartenenza. Qualche esempio? Salvini dichiara a destra e a manca “prima gli italiani”, ma quali italiani: gli Agnelli-Elkann e i Benetton o gli operai FCA e i cittadini che usano le autostrade? I morti e i feriti sul lavoro non sono un’emergenza nazionale, una questione di sicurezza? Allora che il governo intervenga! La politica del fatto compiuto verso l’UE e le altre istituzioni della Comunità internazionale il governo Di Maio-Salvini la fa sulla questione migranti, va fatta anche sulle sanzioni contro la Russia che danneggiano l’economia italiana. Per 30 mila immigrati l’anno che arrivano in Italia dall’Africa, ci sono quasi 120 mila italiani che devono andare all’estero per cercare lavoro e non a causa dei 30mila immigrati africani: cosa fa il governo perché non debbano emigrare?
Quanto più il governo M5S – Lega resisterà agli attacchi e alle manovre dei partiti delle Larghe Intese e alle tendenze alla sottomissione ai poteri forti ben presenti anche al suo interno, tanto più il suo operato offrirà insegnamenti sulle difficoltà e sulle contraddizioni che dovrà affrontare il Governo di Blocco Popolare, ma anche dimostrazioni riguardo agli strumenti, alle leve, alle “armi” che esso può usare contro i poteri forti che invece il governo M5S – Lega non usa e che le masse popolari devono costringerlo a usare. Alcuni esempi.
– Difendere i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi. Le molte critiche e polemiche attorno al Decreto dignità, promosse principalmente da coloro che hanno dato un contributo decisivo all’eliminazione dei diritti e delle conquiste dei lavoratori nel nostro paese, non tengono conto del fatto che si tratta di una iniziativa del M5S che non è stata in alcun modo supportata da alcuna mobilitazione. E’ un decreto insufficiente? Certo! Ma anziché lagnarsi che si tratta di una iniziativa insufficiente, coloro che lo reputano insufficiente e si lagnano (gruppo dirigente della CGIL e FIOM in testa) dovrebbero promuovere la mobilitazione dei lavoratori per renderla una iniziativa più efficace. Rimane di fondo la questione che la difesa dei posti di lavoro esistenti non può essere affrontata efficacemente senza andare più a fondo nella riduzione della libertà di iniziativa privata dei capitalisti. Quando il governo Di Maio-Salvini cerca di impedire le delocalizzazioni, di far finanziare dalla Cassa Depositi e Prestiti (sulla quale, non a caso, stanno litigando) lavori pubblici non speculativi e una politica industriale, si scontra con i capitalisti che vogliono fare opere pubbliche speculative, delocalizzare o vendere le aziende a fondi d’investimento che le comprano per delocalizzarle. Quando dice che vuole rompere con le privatizzazioni dei servizi in favore degli speculatori di turno (autostrade, acqua, ferrovie, coste, ecc.) si scontra con affaristi e politici che vogliono continuare a speculare e arricchirsi senza limiti.
– La Pubblica Amministrazione della Repubblica Pontificia. Sempre la vicenda del Decreto dignità offre lo spunto per ragionare sulle difficoltà che incontra un governo non (completamente) sottomesso ai poteri forti: la vicenda del “manina-gate” (pezzi del testo del Decreto cambiati in corso d’opera da chi ha maneggiato il documento) conferma che per fare una politica di “cambiamento” a favore delle masse bisogna epurare gli uffici legislativi dei ministeri “pieni di persone messe lì dal PD che sono ferocemente contro chiunque voglia cambiare le cose. Sono abituati ad essere i camerieri e lacché di Confindustria e, come i padroni, sono andati in bestia contro questo provvedimento perché per la prima volta dopo tantissimi anni si inverte la tendenza: i lavoratori riconquistano diritti e non sono più sotto schiaffo” (Piergiovanni Alleva, il Manifesto del 17.07.18).
– La politica del fatto compiuto. Il governo Di Maio-Salvini ha messo l’UE di fronte alla politica del fatto compiuto impedendo l’attracco nei porti italiani alle navi cariche di migranti, ma non ha osato farlo sulle sanzioni contro la Russia che danneggiano l’economia del paese, sulle agenzie NATO che violano la sovranità del paese, sul ricatto del Debito Pubblico che serve a rapinare lavoratori dipendenti e autonomi per ingrassare le banche, i fondi di investimento e i ricchi”.
Una storica metafora. Nel 1917 a Pietrogrado a seguito delle rivolte di piazza dell’8 marzo che il governo zarista non riuscì a reprimere, lo Stato Maggiore zarista, sollecitato e appoggiato dai rappresentanti della borghesia inglese e francese, indusse lo zar a dare le dimissioni e la borghesia costituì un governo provvisorio. Lenin denunciava che il governo provvisorio prima di Lvov e poi di Kerenski cercava di “cambiare tutto per non cambiare niente” (continuava la guerra, reprimeva od ostacolava in mille modi i contadini che volevano e si prendevano la terra, ecc.), lo ha difeso contro Kornilov che marciava su Pietrogrado, ma in ottobre lo ha cacciato e sostituito con il governo sovietico. Sosteneva il governo provvisorio “come la corda sostiene l’impiccato”. Così noi comunisti “sosteniamo” il governo M5S-Lega.
Il corso delle cose imposto dalla classe dominante spinge in mille modi verso la costituzione di un governo che faccia realmente gli interessi delle masse popolari. Un tale governo non può essere e non sarà espressione di questa o di quella fazione della classe dominante, ma deve necessariamente essere, e sarà, espressione diretta delle masse popolari organizzate.
I gruppi (M5S e Lega) che hanno scalzato i partiti delle Larghe Intese dal governo sono gruppi borghesi (nel senso che non vedono oltre l’orizzonte della società capitalista), ma con parole d’ordine reazionarie o progressiste o a metà strada sono emersi come portavoce credibili dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari, della loro resistenza agli effetti della crisi del capitalismo.
La grossa differenza fra questi gruppi e i partiti delle Larghe Intese è che il consenso che raccolgono tra le masse popolari è labile, aleatorio, perché non è fondato sulle clientele e sulle eredità ideologiche del passato (per dirla terra terra: la fede in dio o la fede nel comunismo su cui si fondava il consenso di partiti come la DC e il PCI), ma è basato su promesse immediate e concrete, per cui o le attuano o perdono rapidamente il consenso. Questo stringe il nuovo governo in una morsa che lo rende provvisorio, perché è alle prese con il compito impossibile di “salvare capra e cavoli”: soddisfare le classi dominanti (capitalisti protesi ognuno a valorizzare il loro capitale nonostante la crisi: quindi il loro programma è quello che il sistema delle Larghe Intese realizzava) e la loro Comunità Internazionale con il cui consenso si è installato e nello stesso tempo realizzare le promesse che ha fatto, o almeno far credere che le sta realizzando, per non inimicarsi le masse popolari che hanno votato i partiti che lo formano.
Sosteniamo il governo M5S – Lega “come la corda sostiene l’impiccato”: dobbiamo trasformare la mobilitazione promossa dal fronte delle Larghe Intese (e dai partiti della sinistra borghese) per cacciarlo e quella che M5S e Lega dovranno promuovere per rimanere al governo e attuare il Contratto di Governo, in mobilitazione delle masse popolari per imporre l’attuazione di misure urgenti per fare fronte in modo positivo agli effetti della crisi. Facendo valere la loro forza, la classe operaia e le masse popolari spezzeranno quella corda e imporranno un loro proprio governo di emergenza.
Il 23 agosto il governo M5S-Lega per bocca di Di Maio, Salvini e Conte ha minacciato di non versare per il 2019 il tributo che da anni ognuno dei governi delle Larghe Intese (non importa se capeggiato da esponenti PD o da Berlusconi) ha versato alle istituzioni dei gruppi imperialisti europei. Il versamento del tributo (si tratta di circa 20 miliardi di euro) è espressione sostanziale della soggezione del governo della Repubblica Italiana alle istituzioni europee. Non versarlo è un atto di ribellione. Il governo che lo compie dovrà far fronte alle conseguenze: alle ritorsioni finanziarie, commerciali e politiche dei gruppi imperialisti europei e ad altri tentativi di destabilizzazione che essi metteranno in opera. Qui M5S e Lega daranno ognuno la prova del ruolo che è capace di svolgere.
(…) Poco importa il pretesto su cui il 23 agosto il governo M5S-Lega ha fatto leva per lanciare la sua minaccia. La condotta apertamente criminale del governo M5S-Lega contro gli immigrati ha il pregio di mostrare apertamente la condotta criminale che ognuno dei governi delle Larghe Intese (da Berlusconi a Prodi a Renzi) nascondeva sotto un manto di ipocrisia, di prediche pretesche e di buone maniere. Marco Minniti (navigato gerarca del PD e membro da 20 anni a questa parte di vari governi delle Larghe Intese a incominciare dai governi D’Alema fino agli ultimi tre: Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni) ha servito a lungo le istituzioni dell’oligarchia finanziaria europea finanziando in Libia milizie di mercenari abbrutiti perché frenassero l’emigrazione in Europa delle popolazioni che i gruppi imperialisti europei, americani e sionisti costringono a lasciare le loro terre in Africa e in Asia. Matteo Salvini (capo della Lega Nord e poi della Lega e da giugno esponente di punta del governo M5S-Lega) cerca di raccogliere i voti delle masse popolari italiane indignate per il corso delle cose imposto dall’oligarchia finanziaria europea, usando ostentatamente gli emigranti come ostaggi contro le malefatte dell’oligarchia finanziaria europea. Aspetto comune di Minniti e Salvini è che entrambi cercano di convincere le masse popolari italiane che gli immigrati sono responsabili del crescente degrado in cui sono costrette a vivere. Il crollo del viadotto di Genova (14 agosto) e la strage del Parco del Pollino – Cosenza (20 agosto) sono due manifestazioni molto differenti ma entrambe esemplari del crescente degrado, assurte agli onori delle cronache negli ultimi giorni. Entrambe mostrano la gravità del degrado a cui è giunto il nostro paese e gli immigrati non c’entrano in nessuna delle due. (…)
Noi comunisti siamo favorevoli alla ribellione all’UE perché siamo sicuri che se il governo M5S-Lega tradurrà le minacce in atti, se avrà il coraggio di farlo, esso per stare in piedi dovrà ricorrere alla mobilitazione delle larghe masse dei lavoratori e questa avverrà sulla base della lotta dei lavoratori organizzati contro i gruppi imperialisti che devastano il nostro paese, cacciano i lavoratori dalle aziende e spremono quelli che mantengono al lavoro. Solo la riorganizzazione generale della vita economica e dell’intero sistema delle relazioni sociali consentirà di far fronte alle ritorsioni di ogni genere con cui i gruppi imperialisti europei cercheranno di soffocare la ribellione alle loro istituzioni.
Certamente per resistere a queste ritorsioni il governo italiano potrà giovarsi anche di un qualche appoggio da parte della Repubblica Popolare Cinese e della Federazione Russa e più sicuramente ancora delle contraddizioni tra i gruppi imperialisti dell’UE e della BCE e i gruppi imperialisti statunitensi. Ma la resistenza sarà efficace e vittoriosa solo se la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori italiani avranno in essa il ruolo principale. Ed è tramite la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori che avanza la rivoluzione socialista che noi comunisti promuoviamo.
Dal Comunicato del (nuovo)PCI del 25 agosto 2018 “Avrà il governo M5S-Lega l’ardire di non versare il tributo annuale che i governi delle Larghe Intese da anni versano all’Unione Europea?”