È di almeno 22 morti, 13 feriti e 10 dispersiil bilancio ancora provvisorio del crollo del ponte sull’autostrada A10 a Genova. Tra le vittime ci sarebbe anche un bambino. L’incidente, avvenuto poco prima di mezzogiorno, è dovuto probabilmente a un cedimento strutturale del viadotto, che sovrasta il torrente Polcevera e uno dei quartieri più popolosi della città. Al momento della tragedia, sulla zona si stava abbattendo un violento nubifragio.
Tante sono state le frasi di rito e di circostanza in cui si sono esibiti politici ed esponenti della borghesia imperialista del nostro paese. Fiumi di parole per cercare di nascondere il fatto che sono loro i veri criminali, sono loro ad aver creato le condizioni affinché il nostro paese fosse distrutto e ridotto in macerie.
Spesso nella nostra pubblicistica diciamo che quella che la Borghesia promuove nel nostro paese (e in qualsiasi altro paese imperialista) nei confronti delle masse popolari è una guerra di sterminio non dichiarata e lo diciamo usando gli esempi della vita quotidiana: dallo smantellamento della sanità pubblica, alle centinaia di morti di immigrati nel Mediterraneo, ai morti sul lavoro ecc. L’incidente di Genova è l’ennesima manifestazione di questa guerra.
L’unica via di uscita per farla finita con la borghesia è costruire un nuovo ordinamento sociale, costruire la rivoluzione socialista. Oggi più che mai le condizioni oggettive sono mature. La strage di Genova è l’ennesima dimostrazione che quello che manca nella nostra società non sono gli strumenti, le tecnologie, le competenze per evitare eventi gravi come questi…quello che manca è la volontà e l’interesse di chi dirige la nostra società di farlo!
L’unica via di uscita da tutto questo è costruire il socialismo cioè l’ordinamento sociale confacente allo sviluppo delle attuali forze produttive. Il modo migliore, meno doloroso, per arrivarci è far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, un Governo d’Emergenza Popolare, un governo delle organizzazioni operaie e popolari del nostro Paese e che mettono mano alla situazione d’emergenza!
Bisogna rimboccarsi le maniche per costruire un governo di emergenza popolare, che rimetta in piedi la nostra terra e le nostre vite! Un governo che non passa per le elezioni, ma che si impone con la forza del coordinamento delle tante organizzazioni operaie e popolari diffuse nel paese che già stanno facendo fronte all’incapacità dello Stato e alle politiche criminali dei governi finora susseguitesi, politiche aggravate dalla corruzione dilagante grazie alle Larghe Intese. Limitarsi a denunciare ancora, sperare in uno scranno in parlamento alle prossime elezioni, accontentarsi di ciò, è o un imbroglio o una pia illusione.