[Firenze] Sull’imminente emergenza rifiuti e la mobilitazione popolare come unica arma per imporre un piano alternativo

Rilanciamo a seguire una segnalazione inviataci da un simpatizzante del Partito dei CARC di Firenze. La lettera è utile perchè lega bene generale e particolare: situazione nazionale e locale, i traffici dei capitalisti sui territori e la mobilitazaione delle masse popolari come unica arma per imporre soluzioni concrete e praticabili, regime politico del nostro paese e lotta per fare dell’Italia un paese socialista. Buona lettura!

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Cari compagni e compagne dell’Agenzia Stampa “Staffetta Rossa”,

sono un simpatizzante del Partito dei CARC, vi inoltro un articolo del Fatto Quotidiano che mostra diversi aspetti della lotta di classe che divampa nella Piana fiorentina, dove abito e ho sostenuto attivamente numerose e importanti battaglie dei comitati territoriali e tematici contro la devastazione di un’area già classificata come fra le più inquinate d’Europa.

Poco più di due mesi fa, il Consiglio di Stato ha bocciato il progetto di costruzione di un inceneritore nel bel mezzo della Piana e la Regione Toscana, con lo “strano” governo formato dal presidente Rossi di LeU e un plotone di renziani del PD,  passa al contrattacco creando i presupposti per un’emergenza rifiuti: in pieno periodo estivo, con Firenze che trabocca di turisti, per suscitare lo sdegno dei cittadini e la necessità di rilanciare la soluzione “inceneritore”. Un ottimo viatico per bypassare la Valutazione di Impatto Ambientale anche del progetto di raddoppio dell’aeroporto di Peretola, che già oggi viola 120 prescrizioni ed è fortemente voluto dalla società di gestione amministrata da Marco Carrai, uomo vicinissimo a Renzi e alle lobby sioniste. In sintesi, la borghesia imperialista vuole proseguire a tutti i costi la sua guerra di sterminio non dichiarata verso le masse popolari fiorentine, aggirando le sue stesse leggi.

Ci sono altri due fatti che voglio portare alla vostra attenzione e a quella dei lettori. Il primo è l’ingovernabilità crescente nello stesso campo nemico, dove gli amministratori dei paesi in cui dovrebbe essere riversato il surplus di immondizia non sono più tutti del PD e non sono per nulla disponibili a diventare la discarica della Toscana, compromettendo il proprio territorio ma soprattutto con il rischio molto concreto di esporsi alla resistenza e alla rabbia delle masse popolari locali. Negli ultimi anni questa ha avuto una crescita esponenziale nella nostra regione con la nascita di decine di comitati popolari, uno su tutti quello delle Mamme No Inceneritore che è stato fra i protagonisti per la sconfitta della costruzione dell’inceneritore di Hera, e che oggi lotta per l’applicazione di una raccolta differenziata seria e rigorosa che porterebbe “in dote” nella sola Firenze centinaia di posti di lavoro utili e dignitosi.

Il secondo punto riguarda uno dei pilastri del socialismo, e nello specifico quello riguardante la produzione di beni, servizi e materiali funzionali al benessere delle masse popolari; viviamo in un pianeta con un numero finito di risorse e questo ne impone una gestione oculata che il capitalismo non può fare per sua natura. A questo ragionamento attiene la stessa produzione dei rifiuti, e nello specifico la loro progettazione che li deve rendere al massimo livello biodegradabili ed ecocompatibili: un traguardo già a portata di mano per il livello raggiunto dallo sviluppo tecnologico e della scienza in generale.

Il socialismo è il solo ambito in cui potremo praticare la linea “Rifiuti Zero” tanto cara ai comitati ambientali, chiamiamoli alla lotta su questo!

Con simpatia,

Carlo

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Firenze non riesce a smaltire i rifiuti, Rossi li manda in altre città. I sindaci sul piede di guerra: “Non siamo la discarica”

 

Il capoluogo (ma anche le vicine Prato e Pistoia) a rischio emergenza immondizia. Così la Regione pensa a una legge per bypassare le assemblee dei tre ambiti territoriali e spedire la spazzatura negli inceneritori di altre zone. E oltre ai territori protesta anche il Pd, che è in maggioranza e blocca il testo in commissione

di Giacomo Salvini | 28 luglio 2018

Nord contro Sud sull’immondizia. Accade anche in Toscana, dove i consiglieri del Pd della zona meridionale danno battaglia in consiglio regionale contro la decisione della giunta guidata daEnrico Rossi, governatore di Liberi e Uguali che però ha una squadra tutta di assessori democratici. Il braccio di ferro tra giunta e maggioranza in consiglio nasce dalla difficoltà delle aree di FirenzePrato e Pistoia di smaltire l’immondizia. La soluzione di Rossi è una legge che attribuirebbe pieni poteri per trasferire i rifiuti tra i tre Ato, gli Ambiti territoriali ottimali, in cui è divisa la Regione. Nel caso specifico i rifiuti della zona centrale della Toscana sarebbero spediti verso Ato Sud e Ato Costa. Ma i consiglieri regionali Pd del Sud della Toscana si oppongono e bloccano i lavori in commissione Ambiente: “Il confronto con i tre ambiti territoriali è imprescindibile” ha detto il presidente della commissione Stefano Baccelli, di fatto sconfessando pubblicamente il governatore. Non ci stanno nemmeno i 104 sindaci delle province di SienaGrosseto e Arezzo che compongono l’Ato Sud a cui non piace affatto l’idea di dover smaltire i rifiuti prodotti in altre zone della Toscana: “Non siamo la discarica dove la Regione è libera di decidere, senza confrontarsi, quanti rifiuti scaricare” è andato all’attacco il sindaco di Arezzo e presidente di Ato Sud, Alessandro Ghinelli (centrodestra).

“Alle porte un’emergenza rifiuti”
Tutto ha inizio a fine giugno quando i presidenti di Alia (la società che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti della Toscana centrale) e di Confservizi Cispel Toscana (l’associazione delle imprese sul territorio) hanno lanciato l’allarme: “Siamo alle porte di una seria emergenza rifiuti che rischia di portare la Toscana in una situazione che non conosceva dagli anni Ottanta”. Ogni anno in Toscana si producono 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una raccolta differenziata che supera di poco il 50 per cento e il resto finisce in discarica o nei termovalorizzatori. Il problema, però, sono gli impianti ormai saturi e quelle 10.500 tonnellate di rifiuti in eccedenza che al dicembre 2017 i tre Ato non sono riusciti a smaltire. Così il governatore Rossi ha firmato un’ordinanza in cui si metteva nero su bianco l’impossibilità della Toscana centrale di smaltire 20mila tonnellate di rifiuti che, nei prossimi sei mesi, saranno trasferiti in quattro impianti del sud e della costa (MassarosaLegoliMassaTerranuova Bracciolini), nell’inceneritore di Poggibonsi e nelle discariche di Terranuova e Peccioli.

La legge regionale per bypassare i sindaci
Ma il presidente della Regione si è convinto nelle ultime settimane di non poter più procedere tramite ordinanze cercando di inseguire l’emergenza: così ha fatto elaborare al suo staff e all’assessore all’Ambiente Federica Fratoni una proposta di legge per bypassare le assemblee dei sindaci delle tre zone della Toscana e decidere di volta in volta come, dove e quando trasferire i rifiuti da smaltire. L’idea di Rossi però non è piaciuta nemmeno a molti membri del Pd: il presidente della Commissione Ambiente Baccelli ha rallentato l’iter della legge aprendo un confronto con i rappresentanti degli Ato mentre i consiglieri regionali Pd del Sud della Toscana hanno apertamente manifestato la loro contrarietà. “Serve un approfondimento – hanno scritto in una nota i consiglieri senesi Simone Bezzini e Stefano Scaramelli – Una legge che destina i rifiuti in un Ato o in un altro senza dialogo con gli interessati non verrebbe capita”.

Toscana Sud contro la decisione di Rossi
Nel frattempo il consiglio direttivo di Ato Toscana Sud ha approvato un documento fortemente critico nei confronti della giunta regionale in cui viene messa in evidenza “l’assenza di qualsiasi coinvolgimento delle Autorità d’ambito nonostante il pesante impatto negativo sulle loro competenze”. “Sono contrario – aggiunge a ilfattoquotidiano.it il sindaco di Livorno Filippo Nogarin che fa parte del consiglio di Ato Costa e che ha promesso la chiusura dell’inceneritore in città fra tre anni – Bisogna rispettare l’articolo 5 della Costituzione secondo cui ogni territorio ha la piena autonomia sui servizi offerti”.

Gli allarmi sull’emergenza rifiuti in Toscana erano iniziati a fine maggio quando il Consiglio di Stato, confermando la sentenza del Tar, aveva bloccato definitivamente il progetto dell’inceneritore di Case Passerini, nella Piana fiorentina, soprattutto alla luce della possibile chiusura definitiva di altri due impianti nei prossimi anni: quello di Livorno nel 2021 e quello di Montale (Pistoia) nel 2023.

Ma lo strappo in maggioranza è nel merito
Il primo vero strappo tra il Pd e il governatore però si era consumato a fine maggio quando la giunta regionale aveva presentato un piano sui rifiuti basato sull’economia circolare, la raccolta differenziata dal 54 al 75 per cento in cinque anni e il sempre minor utilizzo degli inceneritori. In quell’occasione avevano votato sì alla risoluzione Mdp e il M5s ma il Pd si era spaccato: “Ci dimostri con i numeri come fare” aveva detto la consigliera regionale Monia Monni. Lo stop all’inceneritore di Case Passerini ha reso ancora più aspro lo scontro, con Rossi da sempre contrario all’impianto e il Pd a favore. Adesso il nuovo muro contro muro: sul tema rifiuti il governatore si gioca gli ultimi due anni di mandato da presidente della Regione.

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