[TOSCANA] SUI RISULTATI DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE IN TOSCANA: ALLARGARE LA BRECCIA!

Con il ballottaggio del 24 giugno si è conclusa la campagna elettorale delle amministrative 2018. Esse hanno riguardato in Toscana 21 comuni. Nelle città di Massa, Pisa e Siena si è affermata la coalizione di centro-destra.

Per tutti coloro che vogliono contribuire al cambiamento delle cose è importante analizzare i risultati elettorali indipendentemente dalla propaganda dei vertici della Repubblica Pontificia e della sinistra borghese. L’allarmismo rispetto all’avanzata del fascismo è manipolazione della realtà e, volente o nolente, a farne le spese sono le masse popolari. Il piagnisteo della perdita delle “roccaforti rosse” in Toscana, storicamente in mano al PD, non fa altro che alimentare la tesi (superficiale e quindi falsa) dello sbandamento a destra del paese. Questa propaganda distoglie le masse popolari dal loro compito: organizzarsi e mobilitarsi, approfittando della situazione che si è creata, delle contraddizioni del governo M5S-Lega per imporre un proprio governo di emergenza a livello locale (Amministrazioni Locali di Emergenza – ALE) e nazionale (Governo di Blocco Popolare – GBP).

A Pisa la partecipazione al voto ha registrato un piccolo incremento rispetto alle amministrative del 2013 passando dal 56% al 58,7% in queste ultime amministrative.

Il candidato del centro-sinistra, Andrea Serfogli ha raccolto 13.338 voti al primo turno e 18.881 al secondo.

Il PD è passato da 13.665 voti nelle amministrative del 2013 a 9.351 in quelle del 2018, perdendo per strada più di 4.000 voti. Il candidato del Centro Destra, Michele Conti, ha raccolto 13.795 voti (quindi lo scarto con Serfogli è di quasi 550 voti) al primo turno e 20.692 al secondo (probabilmente assorbendo una parte dell’elettorato del M5S). Forza Italia (FI) nel 2013 raccolse 3.789 voti, in questa tornata elettorale è passata a 1.423 perdendone più di 2.000. Invece la Lega, che era praticamente inesistente con 125 voti, è passata a 9.784 assorbendo in parte l’elettorato di Forza Italia. Il M5S dal 2013 al 2018 è cresciuto passando da 3.251 a 3.891 voti, così come è cresciuta la lista “Una città in Comune” passando da 1.688 a 2.030 voti.

A Massa hanno partecipato al voto il 62,44% degli aventi diritto (contro il 66,76% del 2013).

Il candidato sindaco del centro-sinistra, Alessandro Volpi (sostenuto dal PD e da 6 liste civiche) ha ottenuto 11.942 voti al primo turno e 13.658 al ballottaggio, una netta differenza con quei 20.691 voti che lo elessero Sindaco nel 2013. Il PD è passato da 8.659 voti nel 2013 a 5.708 nel giugno 2018, perdendo quasi 3.000 voti. Il candidato di centro-destra, Francesco Persiani, ha raccolto 9.916 voti al primo turno e 17.830 al ballottaggio. È interessante che la sua lista “Persiani Sindaco” abbia raccolto 2.613 voti, mentre la Lega ne ha raccolti 3.621 (tra le due forze c‘è uno scarto di poco più di un migliaio di voti e la Lega ha comunque raccolto meno voti del PD). Per quanto riguarda Forza Italia negli ultimi 5 anni ha perso quasi 650 voti passando da 1.857 voti del Popolo delle Libertà a 1.209 di Forza Italia. Il M5S è cresciuto, passando da 3.375 a 4.496 voti.

A Siena ha votato il 63% degli aventi diritto (contro il 68% circa del 2013).

Il candidato sindaco del centro-sinistra, Bruno Valentini sostenuto dal PD e dalla lista “In campo” ha raccolto al primo turno 7.237 voti e al secondo 11.687 grazie anche all’accordo con il candidato Pierluigi Piccinni.

Nel 2013 lo stesso Valentini raccolse, al ballottaggio, 12.706 voti, il PD ne raccolse 6.483 mentre nelle amministrative del 10 giugno è uscito con 4.543 voti: l’emorragia è di quasi 2.000 voti.

Il candidato di centro – destra, Luigi De Mossi, ha raccolto 6.400 voti al primo turno e 12.065 al secondo, sostanzialmente grazie all’accordo con Massimo Sportelli (premiato con un assessorato nella nuova giunta).

Nel 2013 il centro-destra si presentò attraverso una serie di liste civiche a sostegno del candidato Eugenio Neri il quale raccolse 2.096 voti.

La lettura di questi dati conferma che con le elezioni amministrative del 10 giugno (al pari delle elezioni del 4 marzo) una gran parte degli operai e dei lavoratori ha voluto rompere la cappa dei partiti delle Larghe Intese, in particolare con quei partiti che nell’arco degli anni si sono resi responsabili dell’attuazione del programma di devastazione e saccheggio dei territori e dei diritti a danno della classe operaia e del resto delle masse popolari.

Detto questo è innegabile che il PD, nonostante la legnata che ha preso, in Toscana rimane ancora una forza politica rilevante per il radicamento che ha sui territori attraverso la rete di cooperative, consorterie, clientele, tradizioni. Forte di questa rete, il PD tenterà la rimonta a livello locale e nazionale, agitando temi quali l’antirazzismo, l’antifascismo, la lotta all’omofobia (com’è successo a Massa dove abbiamo visto una Martina Nardi arringare la folla contro l’avanzata della destra; proprio lei che quando era consigliera comunale solidarizzò con i “ragazzi di Casa Pound” e che non si è mai tirata indietro dal criminalizzare il movimento antifascista cittadino!). Per quanto sia giusto mobilitarsi contro la propaganda reazionaria della Lega, non dobbiamo cadere nel tranello di limitarci a questo, assecondando il PD e i suoi lacchè che hanno l’unico interesse di riprendere consensi. In questa fase, la cosa più dannosa per i lavoratori e il resto delle masse popolari è “restare a guardare cosa farà il nuovo governo” o cosa faranno le nuove amministrazioni di centro-destra. Le forze e gli esponenti di centro destra che si sono candidati e affermati, durante la campagna elettorale hanno agitato parole d’ordine come “rottura”, “discontinuità”, “cambiamento”. Ebbene, queste amministrazioni per accreditarsi come giunte del cambiamento dovranno andare fino in fondo con quanto hanno promesso di fare: combattere la disoccupazione e la desertificazione del tessuto produttivo, difendere la sanità pubblica, lottare il caro-vita, altro che intossicazione sugli immigrati!

Dunque, sbaglia chi denigra le masse popolari per il voto che hanno espresso a livello nazionale e locale, questo voto ha in realtà aperto una breccia (in Toscana si è rotto un vero e proprio tabù) che noi comunisti dobbiamo allargare. Dobbiamo approfittare di questa situazione e mobilitare tutti i lavoratori, a partire dagli elettori e dai seguaci del M5S, della Lega e delle liste civiche che si sono affermate in queste elezioni, a costringere le nuove amministrazioni ad andare fino in fondo con quanto hanno promesso. Bisogna quindi metterli con le spalle al muro e sostenere la creazione di organizzazioni operaie e popolari, il loro coordinamento affinché pretendano e spingano verso l’attuazione delle promesse fatte, allo stesso tempo dobbiamo alimentare l’iniziativa autonoma delle organizzazioni operaie e popolari dalle istituzioni e dalle autorità della borghesia, spingerle a individuare le soluzioni contro gli effetti più gravi della crisi, a mobilitarsi direttamente e a mobilitare per attuarle. Questa è la via attraverso cui la classe operaia e le masse popolari si convinceranno , tramite la loro esperienza pratica, a decidersi a costituire un proprio governo dei territori e a livello nazionale come unica alternativa. Un governo espressione delle organizzazioni operaie e popolari del nostro paese, disposto a far valere la forza delle masse popolari organizzate e che rompa effettivamente con i diktat e le imposizioni dell’UE e della Comunità Internazionale. Questa è la strada più efficace per arginare e isolare la destra e per avanzare nella costruzione della nuova governabilità del paese dal basso. In questo lavoro bisogna avvalersi e usare anche quelle mobilitazioni che saranno promosse dai partiti della sinistra borghese, dal PD e dai sindacati di regime.

Il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari verso il regime dell’oligarchia finanziaria cresce in ogni paese imperialista. I capitalisti non riescono più a governare con i metodi che hanno seguito finora, in ogni paese imperialista i governi della borghesia sono instabili. In Italia, dobbiamo fare della costituzione del “governo e delle amministrazioni del cambiamento” l’inizio di un periodo di lotte per porre fine al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista e instaurare il socialismo.

Non esiste in nessuna parte del mondo un capitalismo puro che si trasforma in un socialismo puro!

Dunque, avanziamo verso questa strada iniziando dalla costituzione di Amministrazioni Locali di Emergenza, dal Governo di Blocco Popolare, dall’eliminazione degli effetti più gravi della crisi generale del capitalismo e dalle misure connesse con questo e proseguendo sistematicamente nell’opera che ne deriverà.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

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