Il prossimo 10 giugno si terranno le elezioni amministrative nei comuni di Massa, Pisa e Siena. Il contesto nazionale in cui si inseriscono queste elezioni è quello di una forte ingovernabilità dall’alto, di una profonda crisi delle forme e degli Istituti con cui i vertici della Repubblica Pontificia hanno governato il nostro Paese dal secondo dopoguerra in poi.
Cresce di pari passo la mobilitazione delle masse popolari che resistono ai peggiori effetti della crisi, seppure in modo frammentato e senza l’obiettivo comune di puntare a prendere in mano le redini dei territori e in prospettiva del paese; ne sono dimostrazione pratica i tanti comitati che intervengono sulla sanità come i Comitati di Salute Pubblica di Cecina e Massa, quelli in difesa dell’ambiente come le Mamme No Inceneritore e i comitati della Piana fiorentina (che hanno appena vinto il ricorso al Consiglio di Stato), le lotte e l’organizzazione degli operai contro la chiusura delle aziende dalla Rational e dell’indotto GE a Massa fino alle acciaierie di Piombino, le lotte degli studenti contro la Buona Scuola e in difesa del Diritto allo Studio.
Il 27 maggio, Mattarella ha tentato un golpe bianco per ribaltare l’esito delle elezioni del 4 marzo e costituire un nuovo governo delle Larghe Intese: asservito alla Commissione Europea, alla Banca Centrale Europea, al Fondo Monetario Internazionale, alla NATO e alle altre istituzioni della Comunità internazionale degli speculatori e dei guerrafondai e che, con il loro accordo e con il sostegno, continui a spremere le masse popolari a beneficio dei possessori e amministratori del capitale finanziario (agenzie finanziarie, banche, agenzie di rating e i loro clienti italiani e internazionali). Tentativo fallito, almeno momentaneamente, almeno in quella forma.
È chiaro che questo governo Conte è un ulteriore accrocchio che ha come principale contraddizione il voler tenere insieme capre e cavoli; non è il governo di emergenza di cui i lavoratori e le masse popolari hanno bisogno e non è nemmeno il governo amico dei lavoratori e delle masse popolari. Il punto sta nell’usare le contraddizioni che oggettivamente ci sono fra governo M5S-Lega e vertici della Repubblica Pontificia e le contraddizioni fra M5S e Lega per imporre al governo l’adozione di misure d’emergenza a favore delle masse popolari. Se così concepito il nostro intervento sul governo Conte svilupperà le condizioni – alimentare la coscienza e l’organizzazione dei lavoratori che è possibile prendere in mano il destino del paese – affinché il prossimo governo sia un vero governo di emergenza popolare.
Le linee del: lasciamoli lavorare o cacciamoli sono entrambe sbagliate perché sono una cambiale in bianco ai vertici della Repubblica Pontificia. I lavoratori e le masse popolari hanno l’interesse immediato e di prospettiva di:
– mobilitarsi affinché il governo Lega-M5S attui le parti più progressiste del Contratto di governo (in particolare abolizione della legge Fornero, abolizione di pensioni d’oro, vitalizi, stipendi d’oro per i funzionari di stato, introduzione del reddito di cittadinanza, blocco del TAV);
– impedire l’approvazione e l’attuazione delle parti più reazionarie del Contratto di governo (Flat tax, politiche razziste e discriminatorie, sgomberi degli occupanti per necessità).
– imporre al governo M5S-Lega alcune misure urgenti che erano nei programmi elettorali di entrambe le forze che compongono il governo (in particolare abolizione del Jobs Act, salvataggio di ILVA e Alitalia) e che non erano nei programmi elettorali, ma sono necessarie a fare fronte alle emergenze nazionali (piano per l’assegnazione di case, morti sul lavoro, disoccupazione galoppante, abbandono e degrado dei servizi pubblici, piano Marchionne e morte lenta delle aziende. Per approfondire vedi: http://www.carc.it/2018/06/01/il-governo-conte-il-catastrofismo-della-sinistra-borghese-la-mobilitazione-dei-lavoratori-e-delle-masse-popolari/).
Questa è l’opera a cui noi comunisti del P.CARC chiamiamo tutti coloro che sono sinceramente intenzionati a dare una svolta alla situazione in corso, a mettere da parte la difesa dei propri orticelli in virtù degli interessi delle masse popolari e a partire dalle condizioni oggettive, sfruttando la situazione di ingovernabilità che l’esito delle elezioni del 4 marzo e gli 88 giorni che ne sono seguiti hanno determinato.
Nella battaglia per imporre l’attuazione delle promesse elettorali e le misure d’emergenza che servono alle masse popolari, sono chiamate anche le amministrazioni locali che sempre di più sono ambiti per ratificare le disposizioni del governo centrale, che è massima espressione degli interessi della classe dominante. Le amministrazioni locali sono diventate terreno in cui malavita e affarismo si intrecciano con partiti, coalizioni e istituzioni in un vortice di corruzione, clientele, appalti, favori, affari. Mentre i comitati d’affari perseverano nei loro interessi, i territori decadono, sono degradati (dissesto idrogeologico, decadimento delle infrastrutture, delle strade, ecc.), e sempre più inariditi e spogliati della rete di servizi pubblici che a suon di privatizzazioni stanno oramai scomparendo.
Oggi chi si candida ad amministrare un territorio e promette di dare risposte ai tanti problemi che affliggono le masse popolari senza dire in che modo intende fare i conti con le imposizioni del governo centrale è un ingenuo o un truffaldino. Non è pensabile discostarsi sui territori dalle politiche di lacrime e sangue imposte dai governi centrali senza dare battaglia, senza mettere in campo misure d’emergenza in aperta rottura con i diktat imposti dal governo centrale e dai poteri forti, anche se questo aprirà ad un possibile commissariamento del Comune e a tutta una serie di duri attacchi che la classe dominante scatenerà.
Solo mettendo in campo delle misure d’emergenza per far fronte all’attuale situazione di emergenza in cui riversano i territori, un’Amministrazione può cambiare la rotta: e queste misure passano per l’applicazione fino in fondo dei principi progressisti contenuti nella Costituzione.
Chi oggi vuole assumere un ruolo positivo nella lotta per il cambiamento (quindi anche che si candida alle elezioni nell’ottica di invertire la rotta dell’azione dei governi delle Larghe Intese) deve contribuire a costruire e moltiplicare comitati popolari in grado di organizzare parti crescenti della vita sociale collettiva delle masse popolari, che agiscano come vere e proprie nuove autorità pubbliche in concorrenza, e se necessario, in rottura con quelle vigenti e ormai lontane dagli interessi e dai bisogni delle masse popolari. Questi si devono coordinare affinché autorganizzino la produzione di beni e servizi che lo Stato borghese taglia o lascia che vadano alla malora (vuol dire sostenere esperienze come quella della Rational esempio concreto di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo che si stano organizzando in autonomia dalle Istituzioni per costruire nuovi posti di lavoro per sé e gli altri disoccupati della zona) favorire e sostenere il controllo popolare nelle fabbriche, nelle scuole, nelle aziende sostenendo la partecipazione e il protagonismo dei lavoratori e delle masse popolari in generale. Questa è la strada per la formazione di Amministrazioni Locali di Emergenza e di un governo di emergenza popolare composto da esponenti autorevoli che già godono della fiducia delle masse popolari (esponenti istituzionali sinceramente democratici e progressisti, sindacalisti onesti, avanguardie di lotta riconosciute, ecc.) e che faccia fronte agli effetti più gravi della crisi.
Le masse popolari organizzate devono spingere gli amministratori attraverso il controllo e la mobilitazione affinché:
– mettano gli interessi delle masse popolari al centro della propria azione e davanti alle leggi e alle misure del governo
– promuovano su ogni terreno la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari
– disobbediscano al Patto di Stabilità e alle altre misure del governo che vanno contro le masse popolari e venire meno alle funzioni e ai ruoli che il governo assegna agli enti locali
– promuovano un posizionamento analogo di altre Amministrazioni Locali in tutto il paese e sviluppare il coordinamento facendosi promotrice del movimento che va verso la costituzione di un proprio governo di emergenza per far fronte alla repressione del governo dei vertici della Repubblica Pontificia.
In Toscana, il campo della borghesia imperialista, che è impersonato dal PD più che da ogni altro partito o coalizione, si è indebolito. Perfino qui il PD ha dovuto tenere un profilo basso sia nella campagna elettorale per le politiche che per le amministrative: scarsa presenza nei mercati e nelle piazze, ritirata e indebolimenti della presenza nelle Case del Popolo e nei circoli ARCI. Le elezioni politiche del 4 marzo hanno sanzionato, per il PD toscano la perdita di quasi 200 mila voti rispetto alle politiche del 2013.
A Massa e Pisa i risultati delle elezioni politiche hanno premiato le forze anti-Larghe Intese; in particolare il M5S . Anche la Lega ha raccolto molti voti in queste due città. Sappiamo che è un partito strettamente connesso con i vertici della Repubblica Pontificia (ha raccolto voti promettendo di rompere l’asservimento del paese all’oligarchia finanziaria europea, ma è stata al governo con Berlusconi per anni, nel 2012 ha votato a favore del pareggio di bilancio in Costituzione, ha dato più volte prova di retrocedere dalle posizioni di rottura proclamate, a partire dallo sciopero fiscale agitato e mai attuato da Bossi, e nelle Regioni che governa… ognuno ha sotto gli occhi cosa sta facendo!). Il suo successo elettorale è dato dal ruolo di opposizione che ha assunto nei governi Renzi-Gentiloni, dalle promesse fatte in campagna elettorale ed è indicativo di uno spostamento nell’elettorato di centro destra verso posizioni anti -Larghe Intese. A Siena, feudo del PD e del sistema clientelare a cui fa capo, ha comunque perso voti e consenso nelle elezioni politiche del 4 marzo. Questa perdita ha avuto delle ricadute anche a livello locale: basti pensare alle difficoltà del PD cittadino a individuare un candidato Sindaco, e infatti hanno ripiegato su Valentini!
A Massa, Pisa e Siena il Partito dei CARC anche durante la campagna elettorale per le amministrative, ha proseguito nel lavoro di tessitura della rete di organizzazione e coordinamento tra gli operai delle aziende capitaliste, tra i lavoratori delle aziende pubbliche, tra gli studenti e tutta quella parte della popolazione attiva nella difesa dei propri territori (Comitati di Salute Pubblica, reti ambientaliste, ecc.). A Massa intorno alla battaglia Rational, che dura ormai da più di un anno, abbiamo contribuito a costruire un coordinamento di operai delle maggiori aziende del territorio che si unisce strettamente intorno alla difesa e alla conquista di un lavoro utile e dignitoso. Intorno a questo coordinamento si muove la rete di organizzazioni operaie e popolari. A un livello diverso abbiamo promosso lo stesso lavoro a Pisa e Siena.
Intorno a questa attività abbiamo chiamato a prendere una posizione chiara e a muoversi tutti i candidati e le liste che nei loro programmi dicono di voler essere portavoce degli interessi delle masse popolari. Ed è sulla base di questo lavoro e della loro azione che abbiamo verificato la consequenzialità delle loro parole e che continueremo a verificare. Sulla base di questo orientamento diamo la nostra indicazione di voto, finalizzata ad alimentare e rafforzare il processo di costruzione della rete di nuova governabilità dei territori, e di un Fronte Anti-Larghe Intese che metta i bastoni tra le ruote al programma comune dei vertici della Repubblica Pontificia, delle loro amministrazioni locali e dei loro governi. Per questo motivo non ci limitiamo a votare l’una piuttosto che l’altra lista; per noi le elezioni non sono un momento di concorrenza tra liste ma un’occasione per proseguire nel lavoro di costruzione di Amministrazioni Locali di Emergenza sui territori, mettendo al centro il protagonismo e l’iniziativa delle masse popolari organizzate. Quanto più queste si mobiliteranno, tanto più costringeranno gli amministratori a mettere in atto tutto ciò che è legittimo anche se illegale; a mettere in discussione e a rompere le prassi e le regole del teatrino della politica borghese.
Unire ciò che l’elettoralismo divide. A Massa votiamo e chiamiamo a votare: il M5S; Potere al Popolo e il Partito Comunista. Ciò che accomuna tutte e tre queste forze è che si sono messe a contributo della battaglia Rational, iniziando ad attivarsi sin da subito (cioè prima di essere eletti). Il M5S ha messo propri tecnici a contributo della costruzione del progetto di cooperativa; Potere al Popolo ha presentato l’importante mozione di Workers Buy Out in Consiglio Comunale (vedi articolo: http://www.carc.it/2018/05/03/il-consiglio-comunale-di-massa-a-sostegno-della-cooperativa-rational/ ); il Partito Comunista ha sostenuto ogni forma di mobilitazione degli operai.
A Siena votiamo e chiamiamo a votare Potere al Popolo perché riconosciamo in questa lista esponenti come Francesco Andreini, da anni impegnato nelle lotte del territorio, a sostegno dei lavoratori e contro le politiche affariste del PD, e come Francesco Sciortino, esempio di un giovane impegnato nella lotta a difesa del diritto allo studio e nell’organizzazione del protagonismo di altri giovani.
Rispetto al M5S di Siena (come abbiamo già scritto nella lettera aperta a cui rimandiamo: http://www.carc.it/2018/05/16/siena-lettera-aperta-agli-attivisti-e-agli-elettori-del-m5s-di-siena/) anche se non correrà alle elezioni amministrative, riteniamo che possa e debba assumere il ruolo di centro propulsore della mobilitazione, organizzazione e del coordinamento delle masse popolari della zona. Questo è l’unico modo per non disperdere la loro esperienza, per non lasciare orfani i suoi elettori e per far avanzare il MS5 stesso.
A Siena Potere al Popolo e M5S devono dare vita a un fronte Anti-Larghe Intese che mobiliti la classe operaia e il resto delle masse popolari contro le misure della futura amministrazione locale (che sarà una riedizione delle Larghe Intese che salga il centro-sinistra o il centro-destra). Bisogna superare ciò che l’elettoralismo divide in virtù degli interessi dei lavoratori (oggi pesantemente sotto attacco anche in quel territori: dalla Bassilichi, alla Whirlpool ai lavoratori di Mercatone Uno).
A Pisa votiamo e chiamiamo a votare il Partito Comunista perché riconosciamo nel candidato Paolo Casole, il ruolo di operaio attivo nello stabilimento Piaggio, riconosciamo il suo impegno rispetto alla battaglia per la smilitarizzazione del territorio (Camp Darby) in cui siamo fianco a fianco e Una Città in Comune, lista che si è distinta per la continuità con cui ha lavorato sul territorio promuovendo iniziative che vanno nella direzione di sostenere e alimentare il protagonismo popolare.
Federazione Toscana del Partito dei CARC