Napoli, 31.05.18
De Magistris e il golpista Mattarella: dove porta la concorrenza elettorale con il Movimento 5 Stelle
Domenica sera il presidente della Repubblica Mattarella ha compiuto un plateale colpo di mano per impedire l’instaurazione del governo votato dalla maggioranza del paese alle elezioni dello scorso 4 marzo, un golpe bianco a tutti gli effetti, designandosi degno successore di Napolitano che già nel 2013 aveva manovrato per impedire un primo governo del Movimento 5 Stelle imponendo i governi Letta, Monti, Renzi che hanno portato avanti per conto dei poteri forti i decreti volti a far pagare alle masse popolari del nostro paese gli effetti della crisi generale del sistema capitalista entrata nella sua fase acuta.
A fronte di questo fatto tra i partiti e gli aggregati che si definiscono “di sinistra” (e anche “comunisti”) sono emerse negli ultimi giorni due posizioni che riteniamo dannose per gli interessi della classe operaia e delle masse popolari, cioè posizioni che favoriscono il campo nemico.
La prima è che “Mattarella ha fatto bene a mandare a monte il governo M5S-Lega perché si trattava del governo più reazionario dal dopoguerra e bisognava impedire che si costituisse”. La seconda è l’ormai famosa e nefasta formula “né con uno né con l’altro” che la sinistra borghese si porta dietro fin dagli anni ‘70 (“né con lo Stato né con le BR, passando il testimone dell’ignavia al “né con la NATO né con Milosevic” ai tempo dei bombardamenti sulla Serbia, ecc.) e che nella situazione attuale diventa “né con Mattarella né con il governo M5S-Lega” o nella versione più di “sinistra” “contro Mattarella, contro il governo M5S-Lega, contro il governo Cottarelli”.
Nello specifico della città di Napoli riscontriamo che l’ex OPG- PaP e Potere al Popolo hanno criticato Mattarella per il colpo di mano. Dopo aver gridato all’avvento del “governo più fascista e reazionario della storia repubblicana” composto da 5 Stelle e Lega, nel loro comunicato questi compagni imputano a Mattarella di essere “colpevole di una crisi istituzionale” e di “aver generato una rabbia popolare contro le istituzioni”.
La crisi istituzionale di cui parlano questi compagni è legata alla più complessiva ingovernabilità esistente nei vertici della Repubblica Pontificia, essa si connette direttamente e dialetticamente alla crisi generale del sistema capitalista in corso e alle difficoltà che i gruppi imperialisti trovano (e sempre più troveranno) nel dare copertura politica al programma comune che si sono dati per far pagare la loro crisi alle masse popolari: un programma che si sostanzia nel ritiro di diritti, conquiste e vittorie che le masse popolari si erano prese con la lotta e con il sangue nel secolo scorso.
Il colpo di mano di Mattarella non è la causa della crisi istituzionale, semmai è il contrario! La crisi generale del capitalismo (che è anche crisi politica e istituzionale) costringe gli uomini e i partiti delle Larghe Intese a manovre, colpi di mano e sceneggiate. Senza un consenso anche minimo delle masse popolari i gruppi imperialisti e i centri di potere (Vaticano, USA, Mafia ecc.) non potrebbero fare alcun governo. Questo è il loro punto debole e la rabbia delle masse popolari verso le istituzioni del nemico è un sentimento sano, che va alimentato sostenuto e organizzato!
Il sindaco De Magistris, che proprio il 30 maggio ha incontrato il presidente della Repubblica Pontificia Sergio Mattarella, ha dichiarato che la prima carica dello Stato abbia “avuto grande senso di responsabilità”. Nelle sue dichiarazioni pubbliche, il sindaco, è arrivato addirittura a difendere Mattarella pur di screditare il Movimento 5 Stelle che chiaramente è inteso solo come concorrente elettorale.
Sono tanti gli autorevoli costituzionalisti che si stanno esprimendo e stanno definendo illegittima la “forzatura” fatta dal presidente della Repubblica, non ultimo il vicepresidente emerito della corte costituzionale Paolo Maddalena. La difesa tanto cara della Costituzione italiana nata dalla Resistenza è altro tema caro a De Magistris, il quale però evidentemente non ritiene abbia un nesso con la situazione politica nazionale.
In Dema si parla di sud e rivoluzione a partire da Napoli, nelle dichiarazioni di ieri del sindaco si tratta dell’esperienza innovativa della nostra città ma invece di metterla al servizio degli interessi delle masse popolari dell’intero paese, la si usa per far credere che Napoli può salvarsi da sola. Eppure la battaglia contro il governo centrale che strangola le amministrazioni locali è in corso e la città è in una sostanziale condizione di predissesto proprio a causa delle leggi ingiuste e delle manovre di palazzo, le stesse manovre illegali e illegittime che ha compiuto domenica Mattarella.
Agli attivisti di queste organizzazioni, agli altri compagni, membri delle istituzioni che si pongono in rottura con il governo centrale, sindacalisti che godono della fiducia delle masse popolari ed esponenti più progressisti della società civile diciamo che la paura della destra, del razzismo, ecc. non deve farci temere la lotta di classe e non deve farci perdere la capacità di guardare ai fatti concreti. La Lega è un partito strettamente connesso con i vertici della Repubblica Pontificia del nostro paese e sta svolgendo il suo compito per depotenziare il Movimento 5 Stelle (anche atteggiandosi a forza anti Larghe Intese) e il grosso bacino di voti riesce a raccoglierlo sulla base di parole d’ordine di rottura con i vertici della Repubblica Pontificia. Mettere sullo stesso piano Movimento 5 Stelle e Lega significa reggere il sacco ai vertici della Repubblica Pontificia nel tentativo di disgregare e mandare a gambe all’aria il Movimento 5 Stelle. Chi fa questo o è incapace di leggere la realtà o è accecato a tal punto dalla competizione elettorale e dalla concorrenza da non vedere altro.
Bisogna guardare la realtà per quella che è e non per quella che vorremmo che fosse, perché solo partendo da un’analisi oggettiva delle cose potremmo dare a queste la piega che intendiamo darvi. La situazione che si sta delineando crea condizioni favorevoli per alimentare la mobilitazione delle masse popolari contro le Larghe Intese e i vertici della Repubblica Pontificia, che sono in una situazione di difficoltà. Per questo non è sufficiente limitarsi a dire di non essere né con Mattarella né con il governo del Movimento 5 Stelle/Lega.
Il punto è cosa fare per alimentare positivamente questo processo in corso? Fare finta di niente e lasciare tutto questo in mano alla mobilitazione reazionaria (quindi ancora ai poteri forti) non farà altro che seminare disfattismo e sfiducia. Che responsabilità ci poniamo di fronte a 11 milioni di persone che hanno votato contro le Larghe Intese, i gruppi imperialisti e i centri di potere del nostro paese? Attendere gli sviluppi nella speranza di candidarsi a nuove elezioni (come se fosse certo che queste siano imminenti) è da irresponsabili, anche perché in questa fase anche per imporre di andare al voto necessita di una mobilitazione popolare e della costruzione di un fronte contro le Larghe Intese!
La situazione per le masse popolari è grave e va ben oltre i giochini propagandistici e gli interessi di bottega, questo nuovo golpe mostra bene come i poteri forti siano in difficoltà nel gestire le elezioni quando l’esito non torna loro utile a legittimare i loro piani, ragion per cui si tenta di impedire l’installazione di un governo che almeno nelle premesse voleva colpire il fronte delle larghe intese ed eliminare alcuni dei passi da queste compiuti. Altro che nuove elezioni! Allo stesso tempo però, notizia degli ultimi minuti è l’imminante instaurazione del governo 5 Stelle-Lega, anche solo la minaccia di una mobilitazione (quella lanciata da Di Maio per il 2 giugno) e della richiesta di impechment (che Di Maio non ha osato portare fino in fondo, mostrando così a quegli 11 milioni di elettori quanto è reale la volontà di rompere col sistema delle Larghe Intese) ha fatto fare marcia indietro a Mattarella & co.
La questione di interesse per le masse popolari non è criticare i 5 Stelle per il contratto con la Lega, non è ribadire che la Lega è indubbiamente compromessa con i poteri forti. Non è credibile gridare allo scandolo per Salvini agli Interni, considerando l’operato di Minniti (ministro del PD che ha inaugurato i respingimenti in mare, i Daspo per manifestanti, etc.) peggiorativo di quanto fatto da Ministri degli interni dichiaratamente di fascisti.
La necessità centrale per gli interessi della maggioranza è costruire un fronte ANTI Larghe Intese!
La lezione che i fatti convulsi di questi giorni forniscono a coloro che vogliono imparare dalla storia e vogliono cambiare lo stato di cose presenti è che non è possibile fare un governo che mantenga le promesse fatte in campagna elettorale senza rompere con i ricatti e le minacce di Mattarella, del Vaticano, degli USA, dei sionisti, di Confindustria, dei banchieri e della BCE, della Mafia e delle massonerie varie e che bisognava da subito (il Movimento 5 Stelle doveva da subito e avrebbe dovuto già nel 2013) far leva per dar vita al nuovo governo sull’organizzazione popolare (a partire da attivisti ed elettori).
E’ una lezione questa molto utile anche a de Magistris, se vuole dar seguito ai proclami di rivoluzione partenopea, e alle/i compagne/i di PaP che vogliono proporsi come novità nel panorama della sinistra e che vogliono dedicarsi a costruire un soggetto elettorale.
Per tutti deve valere la lezione di Tsipras in Grecia.
Queste sono alcune delle ragioni per cui aderiamo a tutte le mobilitazioni dei prossimi giorni contro il golpe bianco e le altre manovre in corso, a partire dalla piazza del 2 giugno se il Movimento 5 Stelle seguiterà a mantenere questo appuntamento (cosa non scontata) nonostante gli avvicendamenti di queste ore.
L’adesione di De Magistris e di Potere al Popolo avrebbe alimentato molto positivamente il processo per ricacciare colpi di mano e manovre di palazzo, ma anche per condizionare il Movimento 5 Stelle, per non lasciare il campo alla destra razzista e fascista e rafforzare, coloro tra eletti e attivisti, che non hanno condiviso il contratto con la Lega. Se vogliamo cambiare le cose, bisogna osare e soprattutto è necessario andare oltre gli steccati dell’elettoralismo.
Sosteniamo con forza l’importanza della mobilitazione indetta per il 16 giugno da USB sotto palazzo Montecitorio e rilanciamo l’assemblea “Contro il colpo di Stato, per un Governo di Salute Pubblica, per un Comitato di Salvezza Nazionale” che si terrà in quello stesso giorno a Roma (in orari diversi).
Alimentiamo la moltiplicazione delle organizzazioni operaie e popolari e rafforziamo la mobilitazione per prendere in mano dal basso le redini del paese!
La Segreteria Federale Campania del Partito dei CARC