Trasmettiamo un articolo, pubblicato su ilFattoQuotidiano, a firma di Ugo Mattei e Alberto Lucarelli, sull’esito del voto e le sue prospettive. Lo riteniamo particolarmente utile per ragionare sul fronte anti Larghe Intese da costruire, e come va alimentato.
Invitiamo tutti a inviarci le proprie considerazioni a carc@riseup.net.
Buona lettura.
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LAVORO, CASA, FASCISMI: COSA VA NEL “CONTRATTO”
Il Fatto Quotidiano
13 Apr 2018
» UGO MATTEI E ALBERTO LUCARELLI
L’esito del voto, una evidente volontà di rottura rispetto al regime neoliberale che dal 2011 congela la vita politica del paese sotto una insopportabile cappa di austerità priva di legittimazione democratica, consiglia sforzo politico caparbio per dare al paese un governo per invertire la rotta. La felice intuizione di Di Maio circa la necessità di un Contratto di governo su alcuni punti va riempita identificando i soggetti (la composizione di classe si sarebbe detto un tempo) i cui interessi emersi maggioritari dal voto devono dare contenuto all’accordo. Così si può renderlo votabile da quanti devono rappresentare “senza vincolo di mandato”, ma anche senza tradire la volontà popolare.
OCCORRE innanzitutto che il Contratto rifletta e sostenga le vertenze in aziende private e pubbliche di ogni dimensione, dai grandi gruppi come Fca-Fiat a quelle piccole come la Rational di Massa, in difesa dei posti di lavoro e delle condizioni di vita e di lavoro. Bisogna sostenere il coordinamento degli Operai Autorganizzati Fca che ha fatto lo sciopero di 8 ore proclamato dal SI Cobas, dalla Usb di Melfi, dal Soa di Termoli e dalla Confederazione Cobas di Mirafiori del 23 marzo scorso, contro il Piano Marchionne di smantellamento dei diritti dei lavoratori e delle aziende. La sen- tenza Foodora di Torino è l’ennesima dimostrazione di come il neoliberismo alla Marchionne sia un cancro che sta diffondendosi in tutto il nostro corpo istituzionale, inclusi pezzi della magistratura. Gli operai degli stabilimenti ex Fiat, come dimostra il plebiscito per Di Maio a Pomigliano, chiedono riscossa. Il nuovo governo dovrà far leva sui milioni di lavoratori e disoccupati che con il voto del 4 marzo hanno anzitutto manifestato un diffuso rigetto di tutti i gruppi e gli esponenti del sistema politico delle Larghe Intese che ha governato il paese negli ultimi decenni.
Il contratto deve avere come oggetto perciò la costituzione di un governo che abbia la forza di mantenere in funzione gli stabilimenti ex Fiat, bloccare la liquidazione dell’Embraco, dell’Ilva, della ex Lucchini, di Alitalia e delle altre aziende che la rassegnata logica neoliberale vuole chiudere, ridurre, de localizzare. Bisogna altresì rimettere in funzione quelle realtà produttive che hanno già chiuso.
Il contratto di governo abbia un grande ambizione legislativa. Sostenuto da ampie mobilitazioni dal basso, contempli finalmente l’attuazione delle parti progressiste della Costituzione, contro le forze che, fin dal 1948, l’hanno violata, elusa e infangata, rendendosi re- sponsabili dell’attuale disastro economico e sociale. Il problema della casa, del reddito, delle diseguaglianze sia al primo posto. Il governo faccia della battaglia per la sovranità popolare, contro l’Europa della finanza , la Bce e la Nato la bandiera di un’“Italia che ripudia la guerra”, negoziando finalmente gli obblighi odiosi contratti dai predecessori dalla consapevole posizione di forza conferitagli dai cittadini.
DAPARTE NOSTRA non staremo a guardare: in un’Assemblea nazionale sul governo democratico dei beni comuni, che si terrà presso la Cavallerizza Occupata di Torino il prossimo 18 aprile, lanceremo la proposta di un presidio permanente a Montecitorio che impedisca ogni manovra per ribaltare l’esito del voto, per un contratto di governo che attui da subito le misure per invertire la rotta, a cominciare dall’abolizione del Jobs Act e della legge Fornero, dal rilancio della commissione Rodotà per fronteggiare il saccheggio dei beni comuni, dalla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore della cura del territorio, dell’ambiente e dell’ istruzione, dal rispetto della volontà popolare espressa da 27 milioni dei cittadini nel 2011 contro le privatizzazioni forzate dei servizi pubblici locali. Lo esige la larga maggioranza popolare che ha votato contro Renzusconi.
ASSEMBLEA IL 18/4
I punti di un eventuale accordo di governo vanno trovati rispettando il volere degli elettori. Un presidio a Montecitorio per vigilare