Processo a Chiara De Marchis: grazie alla solidarietà e alla mobilitazione popolare abbiamo imposto l’applicazione dell’articolo 21 della Costituzione
13.04.2018
Ieri 12 aprile si è concluso il processo contro Chiara De Marchis, lavoratrice ed esponente del P.CARC nel basso Lazio che da due anni era sotto processo con l’accusa farsa di aver usato un megafono durante le manifestazioni contro la visita di Giorgio Napolitano che ebbero luogo a Cassino (FR) il 15 marzo 2014.
Contro Chiara pendeva la minaccia di una sanzione pecuniaria di 1700 euro nonché l’onere di trovarsi coinvolta in un processo nato da una vicenda di abuso di polizia e violazione dell’articolo 21 della Costituzione. Chiara era infatti sotto processo per aver violato le prescrizioni che la dirigenza della Questura di Frosinone, in violazione dell’articolo 21 della Costituzione e delle stesse leggi dello Stato, applica contro i comunisti e le masse popolari del territorio. La Questura di Frosinone vuol rendere consuetudine la limitazione del diritto di manifestazione imponendo il bavaglio a quanti si organizzano e si mobilitano per rivendicare i propri diritti e per cambiare il corso delle cose: divieto di esporre striscioni, divieto di megafonare e usare impianti di amplificazione, ecc. ecc. Che negli uffici della Questura di Frosinone l’abuso sia prassi ne abbiamo avuto conferma anche nel corso della campagna di solidarietà per Chiara, i cui presidi di solidarietà svolti in occasione delle udienze sono stati regolarmente attaccati dalle “prescrizioni abuso” della Questura di Frosinone. Regolarmente abbiamo disobbedito a queste prescrizioni e la sentenza del processo a Chiara ci ha dato ragione: non è fuori legge chi usa un megafono in una manifestazione bensì chi approfitta di una divisa e dei poteri che gli conferisce per calpestare l’articolo 21 della Costituzione.
Questa campagna di solidarietà oltre alla mobilitazione del Partito dei CARC ha visto schierarsi dalla parte di Chiara tante forze progressiste del territorio e tanti cittadini solidali con la difesa dell’articolo 21 della Costituzione. La solidarietà e la mobilitazione popolare sono state le artefici dell’assoluzione di Chiara.“Tutti hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero con lo scritto, la parola e con ogni mezzo di diffusione” recita l’articolo 21 della Costituzione. Questo è anche il significato della sentenza con cui il Giudice Tamburro del Tribunale di Cassino ha assolto con formula piena Chiara perché il fatto non sussiste.
Da oggi sono più forti tutti gli studenti, i lavoratori, i pensionati, gli immigrati, gli uomini e le donne delle masse popolari che nel basso Lazio si organizzano e si mobilitano per attuare le parti progressiste della Costituzione e contro il programma comune dei partiti delle larghe intese. Da oggi sono più deboli i settori reazionari delle forze dell’ordine e della magistratura che lavorano sottobanco per rendere consuetudine l’abuso, la prevaricazione e la limitazione delle libertà di organizzazione e manifestazione. Le “prescrizioni – abuso” della Questura di Frosinone sono carta straccia!
Non ci fermeremo qui. Lavoreremo da qui in avanti per diffondere la notizia della sentenza di ieri tra i lavoratori e le masse popolari del territorio e per fare di questa vittoria uno strumento ulteriore per isolare e sconfiggere quanti nella questure e nei commissariati del basso Lazio, come il questore Amato di Frosinone, si fanno promotori della violazione dell’articolo 21 della Costituzione.