Napoli, li 10 aprile,
Lo scorso 5 aprile in Galleria Principe di Napoli il la federazione Campania del Partito dei CARC ha promosso un’assemblea pubblica per fare il punto della situazione ad un mese esatto dell’esito delle Elezioni, analizzarne le prospettive politiche e rilanciare la lotta. L’iniziativa ha avuto una partecipazione significativa: esponenti dei comitati popolari come il Comitato (dell’Ospedale) San Gennaro e il Coordinamento Salute Campania, il Cantiere 167 di Scampia, GAlleЯ@rt, il Movimento Meridionalista per il Lavoro, i No Vax, i Lavoratori in Lotta dell’Arpac Multiservizi; hanno partecipato operai della FCA di Pomigliano e dell’Hitachi di via Argine; attivisti politici di Potere al Popolo ed esponenti dei meet-up del Movimento 5 Stelle di Napoli est, del centro storico e della zona vesuviana. Hanno partecipato alla discussione il presidente della III Municipalità, Ivo Poggiani, di DemA e una consigliera comunale, Francesca Menna, del Movimento 5 Stelle, insieme ad una deputata neo eletta, Gilda Sportiello.
Il dibattito si è concentrato sull’analisi del voto e sulla difficoltà evidente in cui versano i “poteri forti” del nostro Paese: nonostante la legge elettorale e i tentativi di condizionare il voto con lo spauracchio del ritorno del fascismo, le speculazione sui fatti di Macerata e con gli attacchi mediatici contro il M5S, le “forze responsabili” (PD e Forza Italia) sulle quali i poteri forti puntavano per formare un governo di Larghe Intese sono crollate nei voti, mentre i partiti che si sono presentati alle elezioni con promesse di rottura del sistema politico attuale hanno raccolto più del 50% dei voti validi, di cui il M5S quasi il 33% e la Lega il 17%. E li hanno raccolti proprio a scapito rispettivamente del PD e di FI. Diversamente, dunque, dalla comune vulgata di un Paese che sembrerebbe essersi “spostato a destra”, l’assemblea ha portato all’evidenza il voto “anti larghe Intese” espresso chiaramente dagli elettori. La discussione ha poi affrontato cosa fare oggi, di fronte alle manovre lecite e illecite messe in campo dai poteri forti per sovvertire l’esito del voto e imporre comunque un governo di “Larghe intese”, le larghe intese della classe dominante. Lo stesso Di Maio, a capo del M5S, sta lavorando per accreditarsi a Vaticano, Confindustria, USA e Israele e le possibili varianti di un governo che nei fatti non rispetterà l’esito elettorale.
Il Partito dei CARC ha affermato che bisogna mobilitarsi e promuovere la massima mobilitazione operaia e popolare per far rispettare l’esito del voto e permettere al M5S di fare un proprio governo, ma, soprattutto, per imporre che quanto promesso dal M5S in campagna elettorale (eliminazione della infame Legge Fornero, del Jobs ACT, della Buona Scuola, del Fiscal Compact, etc.), quanto esigono oggi le masse popolari, sia mantenuto. Perché mantenere le promesse elettorali fatte significa concretamente rompere con i poteri forti e le Larghe Intese della classe dominante, espressione delle politiche “lacrime e sangue” riservate alle masse popolari dai governi dalla classe dominante.
Senza, però, il sostegno delle masse popolari che già oggi sono organizzate per affrontare almeno gli effetti più gravi della crisi generale del capitalismo non è possibile alcuna rottura con i poteri forti e i loro governi né alcuna misura realmente a vantaggio delle masse popolari.
Per queste ragioni le Elezioni non sono una soluzione alla crisi. Non lo erano prima del 4 marzo né, come evidente, lo sono ora! Quello che bisogna fare in questa fase è investire le forze per sostenere ovunque l’organizzazione delle masse popolari a partire dalle aziende private e pubbliche, sui territori e nei quartieri, ovunque ci sia un focolaio di resistenza sociale affinché cresca, si rafforzi e si sviluppi; crearne laddove non esistono ancora; coordinarli tra loro al fine di sbarrare il passo a inciuci di palazzo per nuove Larghe Intese.
La giornata di lotta contro il debito indetta dal Sindaco de Magistris per il prossimo 14 aprile a Napoli è un esempio di ciò che tutti gli eletti e personaggi pubblici dovrebbero fare: chiamare la città e le altre Istituzioni a ribellarsi contro misure ingiuste, antipopolari e antispciali imposte dal governo centrale e dalle autorità, enti e agenzie della classe dominante! Lo stesso appello di Ugo Mattei e Alberto Lucarelli ha da muoversi in questa direzione, ossia deve spingere alla mobilitazione e sostenere quelle in corso se non vuole restare lettera morta.
La manifestazione del prossimo 14 aprile può e deve diventare un atto concreto contro le Larghe Intese. Non solo una protesta contro il debito che lo Stato ingiustamente grava sulla città di Napoli al fine di piegarne l’esperienza di amministrazione alternativa che rappresenta, ma un momento di mobilitazione popolare per costruire un vero e proprio fronte politico e sociale per il governo del Paese! è questa la ragione per la quale il M5S deve partecipare alla giornata di mobilitazione cittadina e lo stesso De Magistris deve fare di più per coinvolgere e chiamare a senso di responsabilità e partecipazione i loro eletti! Il M5S è il primo partito del Paese. Deve oggi imporsi per formare un nuovo governo, oltre ogni “balletto” della politica borghese. Partecipare alla mobilitazione del 14 aprile sarebbe un segnale chiaro e un’assunzione di responsabilità politica e di schieramento del M5S: sostenere chi si organizza e lotta per migliorare il Paese oppure, in nome di una presunta “osservanza istituzionale” tradire il suo mandato, accodarsi alle Larghe Intese della classe dominante, diventarne espressione a sua stessa volta!
La crisi avanza e i ragionamenti meramente elettorali hanno il fiato corto, tant’è che chi vi si ostina alla fine affoga. La concorrenza elettorale non serve alle masse popolari. Serve, invece, a chi delle masse popolari vuole farne “massa di manovra”, proponendosi come mera sponda politica nelle Istituzioni. Insistere sulla competizione tra formazioni elettorali o, peggio ancora, ragionare fin da ora delle prossime scadenze elettorali (le Europee 2019) e non mettere, invece, al centro della propria azione gli interessi concreti delle masse popolari destinando ad essi risorse e capacità organizzative, uomini e mezzi, prestigio e relazioni sociali, è da irresponsabili, miopi o opportunisti. Chi sostiene il contrario o è un ingenuo o è un imbroglione.
Queste le linee oggi in campo. Alle forze politiche, il M5S come PaP come pure LeU, indipendentemente dall’esito elettorale che hanno ottenuto e se alle Elezioni hanno partecipato come DemA, la responsabilità di schierarsi, di prendere posizione. La mobilitazione napoletana del 14 aprile farà, in parte, da spartiacque.
Soprattutto il M5S ha da esprimersi! Deve dire chiaramente e pubblicamente alle masse popolari della città cosa intende fare! È evidente che le Larghe Intese e i partiti che le compongono si stanno schierando contro la mobilitazione del 14 aprile, contro i sindaci che si ribellano al ricatto del debito e al patto di stabilità. Non è un caso che il PD, in città in caduta libera sul piano dei consensi e in bilico pure alla Regione di cui esprime il Presidente, cerchi di portare avanti operazioni utili a guadagnare tempo per riorganizzarsi. Il 12 aprile si terrà un convegno sul predissesto finanziario di Napoli e sulla manifestazione organizzata da De Magistris, indicato come responsabile principale del debito cittadino. All’incontro hanno dato adesione il deputato della Lega Gianluca Cantalamessa, la senatrice PD Valeria Valente e la deputata del M5S Paola Nugnes. Sempre il PD, proprio il 14 aprile, in contemporanea alla chiamata della piazza da parte dell’amministrazione comunale di Napoli, ha convocato un contro presidio in piazza Trieste e Trento.
Le masse popolari organizzate in comitati, reti e coordinamenti, i sindaci e gli amministratori progressisti in rottura con il governo centrale e tutti coloro i quali si battono in vari modi contro le Larghe Intese, devono mobilitarsi e sostenere la battaglia intrapresa dal Comune di Napoli. Solo così si rafforzerà anche la battaglia per imporre il rispetto dell’esito del voto emerso dalle Elezioni politiche.
Costruire un fronte anti Larghe Intese è, dunque, lo strumento giusto in questa fase per creare presupposti più avanzati per la costruzione di una nuova governabilità rispetto all’ingovernabilità dall’alto dei poteri forti. Una governabilità alternativa delle aziende pubbliche e private, delle scuole, degli ospedali e dei quartieri e dei territori. La governabilità delle masse popolari organizzate, al cui servizio sono chiamati a mettersi amministratori progressisti e sindacalisti onesti, esponenti democratici del mondo culturale e della società civile e personaggi pubblici che hanno a cuore le sorti del nostro Paese. Personalità che oggi devono sostenere apertamente e con i fatti i comitati, le reti sociali e dei coordinamenti, dando forza e forma di legge alle misure che questi indicheranno. Costruire un fronte così fatto vuol dire, allora, mobilitarsi concretamente per rimettere in piedi un Paese che i poteri forti (gruppi imperialisti USA, UE e sionisti con Vaticano, Mafia e altre organizzazioni criminali) stanno spremendo fino al tracollo e che solo la classe operaie e le masse popolari organizzate possono rimettere effettivamente in piedi.
L’inaugurazione, a Napoli, proprio il 14 aprile, del Coordinamento Nazionale Sanità, di cui il Coordinamento Campano per la Salute è cuore pulsante e che radunerà le principali esperienze di organizzazione e di lotta in quel settore oggi attive nel Paese per poi confluire nella piazza No debito; il nascente coordinamento nazionale degli operai metalmeccanici della FCA, che proprio da Napoli ha preso impulso; così come le esperienze da nuove autorità popolari che oggi organizzano parti crescenti di vita sociale collettivo in vece delle autorità della borghesia come il Cantiere 167 di Scampia o il Comitato San Gennaro, sono gli esempi e le realtà che più di tutte vanno sostenute, diffuse e appoggiate. Sono loro a dover essere i protagonisti della mobilitazione contro il debito ingiusto della città di Napoli; sono loro che che fanno della piazza di Napoli una questione nazionale; sono loro che costituiscono oggi titolo di esempio affinché insieme ad altre realtà sociali e di base possano prendere in mano le redini del Paese.
Federazione Campania del Partito dei CARC