OMICIDI SUL LAVORO: INDIGNARSI E RIVENDICARE NON BASTA ORGANIZZARE IL PROTAGONISMO OPERAIO!

 

La Federazione Toscana del Partito dei CARC esprime massima vicinanza ai parenti, amici e colleghi degli operai coinvolti negli infortuni, mortali e non, che si sono verificati in questi ultimi giorni nella nostra Regione.

Gli infortuni sul lavoro accaduti in questi giorni al porto di Livorno e alla Sanac di Massa, e quelli dei giorni precedenti a Massa Marittima e Colle Val d’Elsa (per citare solo gli ultimi), non sono sciagure che cadono dal cielo o episodi isolati. I dati ufficiali degli ultimi anni, in Toscana e in tutto il paese, parlano chiaro: il numero di morti e  infortuni sul lavoro sono rimasti stabili nonostante la perdita di migliaia di posti di lavoro causati dalla crisi (Massa con il 16% ha la percentuale di disoccupazione più alta del Centro-Nord), nonostante gli infortuni in itinere non siano pressochè conteggiati, nonostante la “trasformazione” crescente degli infortuni in malattie o incidenti domestici per timore di essere licenziati, nonostante l’Italia sia dotata di sistemi legislativi in materia tra i più avanzati d’Europa. Questa strage è parte della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari, insieme ai morti e feriti per le scuole e le strutture pubbliche che cadono a pezzi, il mancato accesso ai servizi pubblici essenziali a partire da quello sanitario, per l’inquinamento ambientale che colpisce aree sempre più vaste dei territori.

Quanto avviene non è frutto di una questione “morale”, non è la cattiveria dei padroni o la cialtroneria degli organi di controllo istituzionali la causa di questi mali; essi sono il frutto e la conseguenza di un ordinamento sociale sempre più insostenibile, sono la “naturale” conseguenza del funzionamento del sistema capitalista che, giunto alla fase di crisi acuta e irreversibile, costringe la borghesia imperialista a tagliare ogni “spesa superflua” per mantenere i propri margini di profitto e essere concorrenziale con gli altri attori del mercato: e la sicurezza sul lavoro è considerata un costo.

Nella lotta per la tutela della sicurezza e salute nei posti di lavoro vanno coinvolti anche gli studenti e le masse popolari in generale, perché se gli operai lavorano in condizioni pericolose sono a rischio anche coloro che si trovano negli immediati dintorni, sono a rischio gli studenti sfruttati nell’alternanza scuola lavoro, gli utenti di treni, uffici, scuole, ospedali che cadono a pezzi. Vanno mobilitati i tanti tecnici, esperti, ispettori dei servizi di PISL, sindacalisti e altri soggetti che hanno realmente a cuore la questione e sono disponibili a sostenere lamobilitazione sul lato tecnico: con corsi e seminari autogestiti, forum e newsletter di consulenza gratuita come Know your rights di Marco Spezia, in ogni altra forma possibile.  I  lavoratori devono mettersi alla testa di questo vasto fronte di lotta e organizzarsi – a partire dai luoghi di lavoro – per prendere in mano la questione, è il modo migliore per non far cadere nel dimenticatoio stragi come quelle di Livorno e prima ancora di Pioltello e della Lamina di Milano, per respingere il ricatto che fanno i padroni di dover scegliere fra il salario e la propria e altrui integrità fisica.

Il passaggio principale consiste nel costituire organizzazioni operaie nelle aziende capitaliste e organizzazioni popolari nelle aziende pubbliche che raccolgano i lavoratori a prescindere dall’appartenenza sindacale, a partire dai più decisi a occuparsi della salute e sicurezza propria e altrui, perché impongano il tema nell’azienda.

Queste organizzazioni devono poi uscirne e legarsi alle altre organizzazioni operaie, popolari e giovanili della zona per imporre con forza e urgenza la questione.

Per  non rimanere appesi agli esiti elettorali, che la classe dominante aggira sistematicamente come dimostrato dagli esiti del referendum sull’Acqua pubblica fino al golpe bianco di Napolitano del 2013, la classe operaia deve essere protagonista in prima persona e imporre il proprio controllo in azienda, nei luoghi pubblici e sul territorio in sinergia e coordinamento con le altre organizzazioni; devono diventare le nuove autorità pubbliche che emanano diposizioni in materia di salute e sicurezza e vigilino in modo ferreo che vengano applicate, sanzionando immediatamente chi non rispetta le loro decisioni: mettere le istituzioni al nostro servizio!

Sono i passi principali da fare per costruire l’alternativa politica necessaria,  le basi per costruire amministrazioni locali e regionali di emergenza che fronteggino una situazione che i numeri e i fatti confermano essere di questo genere.

Il tempo delle chiacchiere è finito da un pezzo per tutti, dipende da noi riprenderci in mano il nostro destino e avanzare verso il socialismo: il modello di società in cui ogni lavoratore lavora e produce senza rischio per il benessere collettivo, e non per arricchire i parassiti.

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