Rilanciamo l’articolo de IlFattoQuotidiano.it che riporta le dichiarazioni di Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari. Il commissario prosegue sulla linea dell’Unione Europea espressa in campagna elettorale prima del 4 marzo: qualsiasi sia il governo che è stato eletto, dovrà essere un governo che adotta il programma portato avanti fin qui, di “bilancio responsabile”. Quindi, un governo che si adopera diligentemente nelle politiche di spoliazione dei diritti delle masse popolari e nell’attacco ai lavoratori e alla classe operaia: licenziamenti, delocalizzazioni, cassa integrazione e esuberi.
Ai vertici dell’UE non interessa alcun processo democratico o partecipativo delle masse popolari italiane alla gestione della società. E’ ovvio quindi che l’UE cerchi di spingere gli eletti alle politiche del 4 marzo (e in definitiva il presidente della Repubblica Mattarella che dovrà dare l’incarico) a formare un governo fotocopia di quelli che finora hanno promosso le politiche lacrime e sangue. Al tempo stesso, l’intervento aperto dell’UE dimostra che il risultato è del tutto incerto: il M5S non è una forza di governo così affidabile quanto lo è stato il PD nella scorsa legislazione, l’ingovernabilità quindi è lo spettro che aleggia dietro le pressioni, i ricatti, gli inciuci e i tentativi dei centri di potere del paese (Vaticano, UE, NATO, organizzazioni criminali ecc.) di ribaltare l’esito elettorale.
Bisogna utilizzare la fase di ingovernabilità per avanzare nella costituzione di un governo di emergenza popolare, l’unica reale alternativa alle Larghe Intese e ai loro padrini nazionali e internazionali, e impedire le manovre sporche dei vertici della Repubblica Pontificia. La netta vittoria del M5S di Di Maio, la principale forza politica che si presentava in alternativa alle coalizioni di centro destra e centro sinistra e il prevalere della Lega di Salvini (la forza che, all’interno della coalizione di centro destra, nei proclami e nei programmi è più schierata contro le Larghe Intese) alimenteranno l’ingovernabilità dall’alto del prossimo periodo. La situazione è quindi favorevole per avanzare nella lotta per la costruzione di un Governo d’Emergenza delle masse popolari organizzate. Nel paese esiste già un vasto fronte anti Larghe Intese che va indirizzato in senso rivoluzionario: significa promuovere l’attuazione dal basso delle parti progressiste della Costituzione del 1948 e creare le condizioni per far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia un governo di emergenza popolare, espressione diretta delle masse popolari organizzate. Il primo passo è promuovere una mobilitazione popolare più ampia possibile contro le Larghe Intese e per impedire che l’esito del voto del 4 marzo venga ribaltato. Per chi lotta contro l’UE, l’Euro e la Nato valorizzare questo processo andando fino in fondo nella costruzione di un Governo d’Emergenza Popolare è l’unico modo per rompere con l’Unione Europea e i suoi diktat. Non esistono altre misure “democratiche” che la borghesia non riesca ad eludere, aggirare, sabotare: solo la mobilitazione delle masse popolari può imporre ai vertici della Repubblica Pontificia il governo di cui ha bisogno il paese!
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Conti pubblici, Moscovici: “Ue non chiede all’Italia riforme impopolari. Ma servono politiche di bilancio responsabili”
La Commissione europea non vuole “assolutamente immischiarsi nel processo democratico in corso”, sostiene il commissario agli Affari economici. Ma subito dopo ricorda i paletti da rispettare
di F. Q. | 27 marzo 2018
L’Italia resta “un partner solido e affidabile”, aveva detto dieci giorni dopo le elezioni. Smentendo che Roma sia considerata “fonte di incertezza” per la Ue, come aveva sostenuto il ministro dell’Economia uscente Pier Carlo Padoan. Ora Pierre Moscovici torna sulla situazione italiana per assicurare che “l’intenzione della Commissione europea non è assolutamente quella di immischiarsi nel processo democratico in corso o di chiedere delle riforme impopolari per definizione”. Tuttavia, ci sono paletti da rispettare. Paletti, peraltro, che la Penisola in quanto Paese fondatore “ha contribuito a forgiare”.
“Semplicemente, tutti sanno che in Italia c’è un problema di debolezza della produttività, che è la sfida numero uno, e questo richiede delle riforme”. Inoltre, aggiunge il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari, “in Italia il livello del debito è elevato e per ridurlo bisogna sostenere la crescita in modo forte, ma anche condurre delle politiche di bilancio responsabili”
“Restiamo estremamente calmi, prudenti e rispettosi del ritmo democratico italiano”, ha chiarito Moscovici. “Non speculo assolutamente sulle riforme di un futuro governo italiano che non conosciamo nemmeno ancora”. No a “nutrire preoccupazioni polemiche quando siamo ancora allo stadio dell’elezione dei presidenti” di Camera e Senato “e cominciano le discussioni” sulla formazione di una coalizione di governo. E ancora: “Spetta al popolo italiano scegliere che riforme fare e tocca al governo portare avanti quelle che intende”. Ma “cosciente dei problemi economici” che ha e in grado di “trattarli in modo sovrano e allo stesso tempo europeo”.
“L’Italia – ha continuato Moscovici in audizione alla commissione Econ dell’Europarlamento, a Bruxelles – è un grande Paese, è la terza economia dell’Eurozona e presto sarà la terza economia dell’Ue. E un Paese fondatore, impegnato nella costruzione europea e deve dunque semplicemente applicare la regola comune che ha contribuito a forgiare, in quanto questa regola è positiva nella misura in cui consente di combattere il problema del debito, un fardello che pesa sulle generazioni future”.