[Torino] Solidarietà agli antifascisti torinesi colpiti dalla repressione!

Gli arresti e i fermi di Torino vogliono intimidire il movimento popolare antifascista e farlo retrocedere dal ruolo avanzato che ha svolto e sta svolgendo.

Nella mattinata di martedì 20 marzo la Digos torinese ha eseguito numerose perquisizioni e compiuto sei tra arresti e fermi a danno degli antifascisti che la sera del 22 febbraio sono scesi in strada per manifestare contro l’affronto di un comizio elettorale di Casa Pound Italia. Questo comizio, al pari delle altre numerose sortite a beneficio di telecamera compiute in tutta Italia dalle organizzazioni della destra fascista nel corso della campagna elettorale, ha ricevuto una degna risposta dagli antifascisti torinesi. Il 22 febbraio torinese ha contribuito in modo importante a neutralizzare lo sdoganamento e la visibilità mediatica forniti alla destra fascista in campagna elettorale, una trappola usata apposta per creare un clima favorevole alla riaffermazione elettorale delle larghe intese (agitando, appunto, lo spauracchio degli scimmiottatori del fascismo del XX secolo).

La grande mobilitazione popolare antifascista cresciuta in campagna elettorale e poi i risultati delle elezioni del 4 marzo hanno mandato all’aria questa operazione, con i partiti delle larghe intese usciti dalla campagna elettorale con le ossa rotte e i loro manovali fascisti confinati ai soliti risultati elettorali inconsistenti nonostante la sovraesposizione mediatica di cui hanno goduto.

Gli arresti e i fermi di Torino vogliono intimidire il movimento popolare antifascista e farlo retrocedere dal ruolo avanzato che ha svolto e sta svolgendo. L’operazione repressiva di ieri è parte delle manovre con cui le larghe intese cercano di liquidare il protagonismo popolare che ha fatto irruzione nell’ultima campagna elettorale. Dove non sono arrivati agitando lo spauracchio degli scimmiottatori del fascismo del XX secolo, provano adesso ad arrivare con le loro forze dell’ordine e con provocazioni e abusi a norma di legge come la caccia alle streghe contro la maestra Lavinia Flavia Cassaro che rientra, tra l’altro, tra i perquisiti dell’operazione repressiva di ieri [a tal proposito vedi http://www.carc.it/2018/03/03/torino-bando-alle-chiacchiere-solidarieta-incondizionata-alla-cattiva-maestra/].

I vertici della Digos torinese responsabili dell’operazione repressiva di ieri sono complici dello sdoganamento degli scimmiottatori del fascismo del XX secolo e come tali vanno denunciati e fatti oggetto di una sana azione di vigilanza democratica e dal basso. Non è Lavinia a dover giustificare la sua presenza nella manifestazione del 22 febbraio e gli slogan gridati in piazza e non sono gli arrestati a dover giustificare la detenzione di materiale di propaganda antifascista. E’ la Questura torinese a dover rispondere dell’agibilità politica concessa e dell’ingente dispiegamento di risorse e mezzi per consentire a Simone Di Stefano di venire ad inneggiare alla guerra tra poveri in una città medaglia d’oro della Resistenza. Contro questi abusi in divisa è legittima ogni azione tesa al loro smascheramento e alla loro denuncia come ci insegna la pratica della redazione di “Vigilanza Democratica”, una cui compagna (Rosalba Romano) è proprio per questi motivi sottoposta a processo.

Esprimiamo solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione e chiamiamo a mobilitarsi per la loro immediata liberazione. Allo stesso tempo chiamiamo a solidarizzare con la nostra compagna Rosalba Romano che il 30 marzo prossimo sarà sottoposta all’ultima udienza del processo montato contro di lei dal Tribunale di Milano per aver denunciato gli abusi del VII Reparto Mobile di Bologna. Facciamo fronte comune contro la repressione!

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