La classe dominante ricorre sempre più, vigliaccamente, alla repressione tramite sanzioni pecuniarie contro chi si mobilita in difesa dei diritti delle masse popolari: i comunisti e le masse popolari non hanno risorse economiche paragonabili a quelle della borghesia e questi attacchi sono fatti a posta per fiaccarne la mobilitazione, colpendo dove sono sicuri di fare più male in una fase di crisi economica profonda (nessuno campa d’aria!) come hanno tentato di fare pure col movimento NO TAV negli scorsi anni. Anche il nostro Partito subisce questo attacco e gli ultimi processi a danno dei nostri compagni lo dimostrano (processo per diffamazione contro Lino, con richiesta di 15mila euro di risarcimento, multe a Stefania Favoino, Marco Lenzoni, Cristian Boeri, ecc.). Di seguito parliamo di un altro episodio del genere.
Una multa vecchia di sei anni. L’Agenzia delle Entrate ha recapitato al segretario della Sezione una multa da 1600€ per violazione del codice della strada. I compagni si sono documentati sul “reato” che avrebbe potuto giustificare una sanzione tanto grande e hanno scoperto che la cartella si riferisce a fatti del 2012, quando due compagni della sezione vennero multati dalla Guardia di Finanza (per ben 398€) per aver attaccato un manifesto che pubblicizzava la Festa della Riscossa Popolare che da molti anni si svolge ogni estate in città. Già il fatto che venne richiesta una cifra del genere è grave, ma i compagni pagarono.
Sei anni dopo, però, spunta fuori un secondo verbale identico a quello del 2012, per giunta per lo stesso reato, di cui l’Agenzia delle Entrate richiede il pagamento. L’errore tecnico è evidente, oltretutto la cartella è stata notificata dopo più di cinque anni dai fatti ed è quindi illegittima, anche se per farla annullare servono tempo e risorse. Ma non è un semplice errore tecnico: a marzo e ad aprile si svolgeranno i processi contro altri due compagni, multati per affissione abusiva sempre per attività riguardanti la Festa della Riscossa Popolare del 2017. La Polizia Municipale di Massa e quella di Carrara hanno riportato nei verbali di aver visto i compagni “compiere il reato”, che però non è stato loro contestato sul momento perché “non erano presenti” (è un controsenso!).
Lo spazio occupato. La Sezione di Massa ha sede in uno spazio di proprietà ERP (ente Edilizia Residenziale Pubblica) che per molti anni è stato abbandonato e che è stato sottratto al degrado (era in pessime condizioni) nel 2013 nel solco della mobilitazione in difesa del distretto sanitario di un quartiere della città: è diventato da subito la sede della Sezione e del Comitato di Salute Pubblica. Oggi lo “Spazio Popolare” ospita anche la palestra popolare Aldo Salvetti con più di 50 iscritti (che promuove corsi di boxe, autodifesa, yoga e ballo hip-hop), le attività della comunità senegalese, uno sportello di ascolto che verrà attivato a breve ed è luogo di incontro e organizzazione di numerosi operai, lavoratori, studenti e precari della zona.
A novembre 2017, l’ERP ha inviato alla sezione due bollettini da 503€ ciascuno da pagare per l’indennità di occupazione dell’immobile. Insospettiti della cosa, i compagni hanno chiesto spiegazioni, scoprendo che l’ente pretende più di 27mila euro e la somma aumenta mese dopo mese.
Questi due episodi, certamente correlati tra loro, sono senza dubbio un attacco politico verso il nostro Partito.
Se nel caso della multa al segretario di Sezione è stato sufficiente un ricorso che contestasse le procedure formali con cui veniva imposto il pagamento di una somma ingente (per di più a un operaio che della Rational che da molti mesi lotta con i suoi compagni contro la chiusura dell’azienda), nel caso della sede la battaglia è più complicata e articolata (e la ritorsione sul campo economico ben più gravosa) e chiama in causa direttamente le istituzioni cittadine: sono centinaia gli edifici sfitti, abbandonati e degradati – pubblici e privati – ma alla faccia degli articoli 41 e 42 della Costituzione, che antepongono l’interesse pubblico a quello privato e prescrivono la funzione sociale degli spazi privati e pubblici, l’ERP mira a far sì che lo Spazio Popolare torni ad essere un locale vuoto che va in malora. Alle pretese dell’ente si aggiunge la responsabilità dell’Amministrazione Comunale che avalla tale pretesa anziché riconoscere l’iniziativa meritoria ed esemplare di attuazione delle parti progressiste della Costituzione, di chi quello spazio lo ha liberato, sistemato e oggi lo utilizza a fini sociali e collettivi.
La chiusura dello spazio non sarebbe un problema solo per i compagni del P.CARC, ma per tutti coloro che lo frequentano e in generale per tutta la città.
Per questo la campagna elettorale per le elezioni amministrative che si terranno la prossima primavera va sfruttata per mettere al centro l’applicazione degli articoli 41 e 42 della Costituzione. Sia l’Amministrazione Comunale uscente che i candidati per quella entrante devono farsi garanti dei diritti che la comunità ha su quella sede. Far assegnare definitivamente lo spazio alle associazioni che quotidianamente se ne occupano e lo tengono aperto, riconoscendo la sua funzione sociale, annullare le multe e le richieste di denaro per ratificare quello che già avviene da anni nella pratica sono misure che tutti i candidati e l’Amministrazione Comunale possono e devono prendere. L’iniziativa dei compagni che hanno dato una nuova vita a uno spazio abbandonato, rendendolo patrimonio collettivo va premiata e non repressa!