Contro il ricatto del debito: la manifestazione a Roma del sindaco di Napoli

Il 21 febbraio si è svolta a Roma una manifestazione sotto Palazzo Chigi promossa dal Sindaco di Napoli, De Magistris, per protestare contro il blocco dei conti del Comune di Napoli per gli indebitamenti con il governo centrale maturati nei decenni passati. Hanno partecipato con il Sindaco un migliaio di cittadini napoletani, esponenti di comitati e organismi protagonisti delle mobilitazioni che negli ultimi anni hanno portato il movimento popolare napoletano a essere un punto di riferimento per le lotte per il lavoro, per la difesa della sanità pubblica, contro il degrado dei quartieri e le speculazioni. La manifestazione promossa da De Magistris non è l’unica manifestazione delle contraddizioni crescenti fra enti locali e governo centrale, la particolarità sta nel coinvolgimento (e nella partecipazione) delle organizzazioni operaie e popolari, le vere protagoniste della resistenza agli effetti della crisi.

Su Resistenza trattiamo spesso delle forme, dei contenuti e delle esperienze di organizzazione e lotta che hanno sede a Napoli e molto spesso abbiamo trattato dell’Amministrazione De Magistris, delle potenzialità e delle sue contraddizioni. Prendiamo spunto della manifestazione del 21 febbraio per trattare un aspetto che nasce in una situazione specifica e particolare, Napoli, ma che ha interesse e valore generale.

Qualcuno sostiene che il grado di sviluppo organizzazione e mobilitazione che esprimono le masse popolari di Napoli sia una particolarità dovuta all’esistenza di una Amministrazione Comunale come quella di De Magistris che “facilita l’opera”. E’ vero il contrario! L’amministrazione di Napoli non è “piovuta dal cielo”, ma è il frutto della mobilitazione dal basso, del protagonismo, dell’organizzazione e dell’iniziativa delle masse popolari. Sono l’esistenza e l’opera delle organizzazioni operaie e popolari a spostare tutto a sinistra, secondo lo stesso principio per cui se le masse popolari si fanno legare le mani dalle leggi, dalle istituzioni e dalle autorità borghesi, tutto il sistema politico si sposta a destra.

Ne è riprova il fatto che il principale contenuto politico della manifestazione del 21 febbraio non è stato espresso dalle parole che De Magistris ha pronunciato nel suo comizio, ma dal contenuto dell’assemblea che si è svolta la sera prima a Scampia. “Gli autoferrotranvieri chiamano, i comitati popolari rispondono” era il titolo; l’obiettivo era costruire un momento di confronto tra comitati, coordinamenti e reti del territorio sulle pratiche, le prospettive e il ruolo che esse assumono e possono assumere. Il centro del discorso è stato il concepire unite le molte lotte locali che in generale vengono presentate come separate tra loro: il fallimento di ANM (l’azienda dei trasporti – vedi Resistenza n. 2/2018) e la privatizzazione del trasporto pubblico, la chiusura degli ospedali, la lotta per la casa e per il lavoro, la tutela dell’ambiente e la costruzione di spazi sociali in cui sviluppare un’aggregazione sana. I comitati e gli organismi presenti alla discussione si sono detti concordi sul fatto che non c’è bisogno dell’ennesima rete, piattaforma, nuova sigla politica da costruire, ma c’è invece bisogno di agire come nuove autorità pubbliche a partire dal territorio in cui operano.

In questo senso la manifestazione del 21 febbraio a Roma rappresenta un ulteriore passo avanti: dalle vertenze locali alla mobilitazione contro il ricatto del debito a cui è sottoposta l’Amministrazione Comunale da parte del governo centrale, le organizzazioni operaie e popolari “escono da Napoli” e aprono una strada che diventa esempio per altri organismi in tutto il paese.

La lotta conto il ricatto del debito promossa dall’Amministrazione Comunale di Napoli è uno dei campi in cui si concretizza la contraddizione fra governo centrale ed enti locali, una contraddizione che è destinata a svilupparsi ed estendersi come effetto della crescente ingovernabilità del paese: ogni ente locale può diventare avamposto della resistenza contro le misure imposte dai vertici della Repubblica Pontificia, a condizione che ambito di iniziativa e mobilitazione per le masse popolari organizzate, lo strumento attraverso cui imparano a diventare le nuove autorità pubbliche dei territori e a governarli imponendo gli interessi delle masse popolari contro quelli dei vertici della Repubblica Pontificia.

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