Dichiarazione di Pietro Vangeli, Segretario Nazionale del Partito dei CARC, sull’esito del voto
- Promuovere un’ampia mobilitazione nelle piazze, nelle aziende, nelle scuole e nei quartieri contro le Larghe Intese e per impedire le manovre e i colpi di mano con cui i poteri forti cercheranno di ribaltare l’esito del voto, come hanno fatto nel 2013.
- Utilizzare la fase di ingovernabilità in cui si dibattono i vertici della Repubblica Pontificia per avanzare nella costituzione di un governo di emergenza popolare, l’unica reale alternativa alle Larghe Intese e ai loro padrini nazionali e internazionali.
Anche se lo scrutinio dei voti non è ancora concluso, alcuni dati sono già chiari.
Dopo la campagna elettorale, anche l’esito delle elezioni conferma il crescente distacco della maggioranza delle popolazione dai vertici della Repubblica Pontificia (il Vaticano, la Confindustria e le altre organizzazioni padronali, le organizzazioni criminali, gli imperialisti USA e UE) e dai partiti con cui essi governano da decenni il nostro paese.
Come per il referendum del 4 dicembre 2016 sulla riforma Renzi della Costituzione, anche in questa occasione le masse popolari sono andate a votare in massa (73% degli aventi diritto) principalmente contro le Larghe Intese e i loro padrini.
La netta vittoria del M5S di Di Maio (l’unica forza politica che si presentava alternativa alle coalizioni di centro destra e centro sinistra che, insieme o divise, hanno governato negli ultimi decenni), la sonora confitta del PD di Renzi e della lista +Europa promossa da Prodi-Napolitano-Gentiloni-Veltroni-Bonino-Mattarella (che non riesce neanche a raggiungere il quorum del 3%) e il prevalere della Lega di Salvini (la forza che, all’interno della coalizione di centro destra, nei proclami e nei programmi è più schierata contro le Larghe Intese) alimenteranno l’ingovernabilità dall’alto (colpi di mano, guerre per bande, minacce e ricatti verso il M5S) del prossimo periodo.
Casa Pound e Forza Nuova, gli scimmiottatori dei fascisti del XX secolo foraggiati, finanziati e protetti dalla borghesia imperialista, dalle sue istituzioni e dalle sue forze dell’ordine, hanno raccolto circa 400mila voti (1,3%) e si confermano come forze ausiliare al servizio della borghesia imperialista.
Per quanto riguarda le liste alternative alle Larghe Intese,
– il flop di Grasso-Bersani-Boldrini con Liberi e Uguali, che ha superato di poco il quorum del 3%, indica che le masse popolari non nutrono alcuna fiducia negli ex fautori (o sostenitori recalcitranti) delle Larghe Intese e nei politicanti che usano le competizioni elettorali per assicurasi un posticino all’interno delle istituzioni della Repubblica Pontificia anziché mettersi al servizio del movimento delle masse popolari;
– lo scarso numero di voti ottenuti da Potere al Popolo, la lista promossa da Clash City Workers-ex OPG di Napoli, PRC, PCI Alboresi e Rete dei Comunisti-Eurostop (circa 350mila voti alla Camera, l’1,14%), conferma che non basta (e non è credibile) aspirare a fare la sponda politica delle masse popolari nelle istituzioni della Repubblica Pontificia perché la soluzione dei gravi problemi con cui lavoratori e le masse popolari fanno i conti non passa attraverso un Parlamento sempre più ridotto a camera di registrazione di decisioni prese altrove e dettate dai poteri forti internazionali e dai loro agenti nazionali, che i partiti anti Larghe Intese possono svolgere un ruolo positivo se lavorano alla costruzione di un governo antagonista ai Repubblica Pontificia, cioè usano da subito le forze, le risorse, le relazioni e il seguito di cui dispongono per moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, sostenerle e favorirne l’attività come Nuove Autorità Pubbliche che indicano e applicano le misure sia pure parziali e precarie che è possibile mettere in opera a livello locale contro gli effetti della crisi;
– il risultato del PC Rizzo presente in 16 regioni (circa 100 mila voti) e di Per una sinistra rivoluzionaria presente in 5 regioni (circa 30mila), unito a quello di Potere al Popolo, testimonia che nel paese ci sono centinaia di migliaia di persone che hanno la falce e martello nel cuore. Questa è la base rossa da cui partiamo per costruire le condizioni necessarie a farla finita con la borghesia e instaurare il socialismo, l’unico sistema in grado di farla finita con il corso disastroso e sempre più devastante del capitalismo.
Avevamo detto e scritto all’inizio della campagna elettorali che “per i vertici della Repubblica Pontificia le elezioni non servono a decidere del governo del paese, ma a ottenere la copertura elettorale alla soluzione di governo su cui si sono accordati sottobanco”. L’esito delle elezioni rende più complicato per i caporioni della borghesia trovare questa “copertura parlamentare” e crea un terreno più favorevole alla formazione di governo realmente alternativo ai vertici della Repubblica Pontificia: questa è la situazione che ognuno può constatare, se usa la scienza elaborata dal movimento comunista per capire e per trasformare la realtà, se non si fa imbrogliare dalle operazione di intossicazione e diversione promosse dai vertici della Repubblica Pontificia e dai loro sodali e lacchè o illudere dagli imbonitori della sinistra borghese.
Nelle prossime settimane e mesi i poteri forti nostrani, in combutta con la loro comunità internazionale, ricorreranno a colpi di mano, manovre economiche (crolli di borsa, allarme spread e simili) e giudiziarie (inchieste montate ad arte usando uno o l’altro degli “scheletri nell’armadio” di quanti bazzicano i salotti buoni e operano dietro le quinte del teatrino della politica), ricatti, guerre tra bande per tentare di ribaltare l’esito del voto e mettere in piedi una soluzione di governo che continui l’attuazione del programma comune della borghesia imperialista. È quello che hanno fatto all’indomani delle elezioni politiche del febbraio 2013, quando con un golpe bianco in tre atti hanno installato il governo Letta. Non facciamo prendere alla sprovvista!
Nel paese esiste già un vasto fronte anti Larghe Intese che va indirizzato in senso rivoluzionario: oggi significa promuovere l’attuazione dal basso delle parti progressiste della Costituzione del 1948 e creare le condizioni per far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia un governo di emergenza popolare, espressione diretta delle masse popolari organizzate. Il primo passo è promuovere una mobilitazione popolare più ampia possibile contro le Larghe Intese e impedire che l’esito del voto del 4 marzo venga ribaltato.
Per il M5S è l’unico modo per non farsi scippare la vittoria elettorale.
Per le altre liste anti Larghe Intese è il modo per dare gambe ai programmi in nome dei quali hanno chiesto il voto: se anche fossero riusciti (nonostante la legge elettorale predisposta per blindare Camera dei Deputati e Senato a favore delle Larghe Intese e il contorno di intossicazione di massa e propaganda di guerra) ad avere un nutrito gruppo parlamentare, questo poteva svolgere un ruolo costruttivo solo mettendosi al servizio del rafforzamento della mobilitazione e dell’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari.
Per gli operai e gli altri elementi avanzati delle masse popolari è la via per rafforzare le lotte in corso: dalla FCA all’Alitalia, all’Ilva e alle decine di piccole aziende, alla lotta per la sanità e scuola pubbliche, di qualità e gratuite, alle fabbriche autogestite e recuperate, alla mobilitazione contro il TAV e le altre grandi opere speculative e di devastazione dell’ambiente, alla difesa di quanto resta dei diritti democratici dentro e fuori i posti di lavoro, alla lotta contro la disoccupazione e la precarietà per un lavoro utile e dignitoso, alla mobilitazione contro i vecchi e nuovi fascisti.
Cambiare il corso disastroso delle cose è possibile solo attraverso la mobilitazione e la partecipazione sempre più cosciente e organizzata dei lavoratori e delle masse popolari alla gestione della società. Solo, cioè, se le organizzazioni operaie e popolari diventano nuove autorità pubbliche: prendono in mano e attuano dal basso le misure (peraltro previste dalla Costituzione vigente) per la salvaguardia delle aziende (nessuna azienda deve essere chiusa o delocalizzata), per assegnare a ogni adulto (italiano e immigrato) un lavoro socialmente utile e garantire a tutti, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).
La lotta per un governo di emergenza popolare, come via per creare le condizioni pratiche per far avanzare la rivoluzione socialista, non solo è possibile e necessaria, ma poggia oggi su basi più solide.
Le condizioni oggettive e il corso delle cose vanno in questa direzione, dipende da noi comunisti e da quanti già si organizzano e si mobilitano nel vasto e variegato movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi generale del capitalismo avanzare in questo senso.
I vertici della Repubblica Pontificia escono con le ossa rotte, dipende da noi assestare loro un colpo per scalzarli dal governo del paese.
Non è la borghesia ad essere forte, sono la classe operaia e le masse popolari che devono organizzarsi per far valere la loro forza.