[EMILIA ROMAGNA] Indicazioni di voto del Partito dei CARC in Emilia Romagna per le elezioni politiche del 4 marzo 2018

Inquadramento generale
Per l’inquadramento generale sulle prossime elezioni politiche del 4 marzo rimandiamo al comunicato nazionale del Partito dei CARC Elezioni politiche: riflessioni e criteri per il voto.
Le nostre indicazioni di voto in Emilia Romagna si basano sull’analisi della campagna elettorale di quei candidati che hanno concretamente dimostrato maggiore affidabilità nell’applicare forze, relazioni e risorse per promuovere la moltiplicazione del numero di Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari, per favorire la loro attività come Nuove Autorità Pubbliche che indicano e applicano le misure sia pure parziali e precarie che è possibile mettere in opera a livello locale contro gli effetti della crisi e per sostenerne l’opera per coordinarsi in tutto il paese fino a costituire un proprio governo d’emergenza.

Analisi del contesto politico dell’Emilia Romagna durante la campagna elettorale
“La mobilitazione reazionaria non è l’opera di gruppi scimmiottatori del fascismo di Mussolini (alla CasaPound o Forza Nuova) né di Matteo Salvini: è il regime verso cui per forza di cose tendono la borghesia e il clero della Repubblica Pontificia. Già nella campagna elettorale in corso tutti i loro esponenti politici (da Berlusconi, a Renzi, alle liste fiancheggiatrici) mettono sempre più “la sicurezza” al centro della loro opera di intossicazione e manipolazione dell’opinione pubblica. Così cercano di distogliere le masse popolari italiane dal concentrarsi contro la vera causa: il sistema capitalista e la sua crisi” [dall’Avviso ai Naviganti 79 del nuovo PCI]. Infatti, Fiore, Salvini & Co. sono i luridi sciacalli che si cibano delle disgrazie della gente e si giovano del disagio e della disperazione delle masse popolari frutto della crisi del capitalismo, dal 2008 nella sua fase acuta e terminale la cui unica soluzione è il socialismo. I fascisti e i razzisti vengono quindi ampiamente foraggiati mediaticamente e politicamente, non perché sono forti, ma perché utili alla fase di crisi in cui versa questo sistema.
Anche in Emilia Romagna la promozione dello spauracchio del nuovo fascismo è usato, in questa campagna elettorale ma anche più in generale, prima di tutto per creare condizioni favorevoli a imporre alle masse popolari un governo “responsabile”, “democratico” e appunto di Larghe Intese. E non è un caso che ciò faccia il paio con un nuovo sviluppo della repressione poliziesca: denunce, cariche e arresti lampo nel campo di chi si oppone a questi rigurgiti e protezione e sostegno per chi invece soffia sulla guerra tra poveri sono traduzioni immediate e attuali di ciò. Ci limitiamo a riportare qui tre casi che confermano l’analisi:
– La candidatura di Gianni Tonelli con la Lega Nord a Bologna, esponente di spicco del Sindacato Autonomo di Polizia e legato al VII Reparto Mobile di Bologna, il cui impegno concreto è quello di garantire maggiori coperture e impunità ai poliziotti fascisti e a chi attacca gli immigrati [qui e qui per approfondimenti]. Inoltre, Tonelli è il probabile burattinaio e mandante (lui per il gruppo di interessi che difende) del processo contro la redazione di Vigilanza Democratica, mosso contro Rosalba R. da un agente legato proprio al VII Reparto Mobile di Bologna;
– Il 16 febbraio abbiamo assistito alla difesa dell’evento di Forza Nuova con Roberto Fiore a Bologna da parte di un ingente dispiegamento di Polizia a cui si è risposto con una grande partecipata mobilitazione per ribadire che le masse popolari bolognesi (e non solo) difendono la storia stessa della città e infine, nonostante le cariche e gli idranti, la zona è stata liberata;
– Gli arresti lampo dei tre antifascisti “rei” di aver malmenato un Carabiniere a Piacenza, il 13 febbraio, in occasione di una manifestazione promossa contro l’apertura di una sede di Casa Pound in città: è stato giusto e legittimo non rispettare la blindatura di alcune parti importanti del centro perché andava negli interessi delle masse popolari applicare la propria libertà di movimento ed espressione. Inoltre, la solerzia nelle indagini per gli scontri in piazza non è mai tale quando sono Polizia e Carabinieri a commettere (quotidianamente) violenze, torture e abusi ed è l’impunità a farla da padrone: quando sono le masse popolari a difendersi da tutta questa violenza, la “giustizia” si muove a tempo di record e incarcera tre antifascisti. Chi sono i veri violenti? Chi difende e applica la Costituzione o chi carica picchetti di lavoratori e cortei di studenti e antifascisti?
Ma le due vie, mobilitazione reazionaria e rivoluzionaria delle masse popolari, sono ancora aperte e sono diversi gli esempi positivi che in regione sono sorti che confermano questa tesi e alimentano positivamente la lotta di classe. Questi esempi servono a “tenere la barra” dritta durante le tempeste della campagna elettorale: l’unica soluzione al marasma in cui siamo immersi che molte liste progressiste e di sinistra dicono di voler arginare, non è un governo “meno peggio di altri” o “o più o meno amico delle masse popolari” (ricordiamo solamente i due mandati a Prodi o Tsipras in Grecia) ma il socialismo! Puntare sull’organizzazione e il coordinamento della classe operaia e delle masse popolari affinché impongano un loro governo d’emergenza è una tappa verso l’unica soluzione, una tappa realistica e necessaria!
Innanzitutto, le risposte antifasciste sopra citate sono un segnale di resistenza importante che deve però andare oltre l’antifascismo “militante” e lottare per assegnare a ogni adulto (italiano e immigrato) un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).
E ancora, la mobilitazione in regione delle maestre contro la decisione del Consiglio di Stato che a fine dicembre con una sentenza ha messo fuori ruolo migliaia di insegnanti dagli asili e dalle scuole elementari: a Parma sabato 3 febbraio centinaia di docenti e studenti hanno contestato la ministra dell’Istruzione Fedeli bloccando legittimamente il centro cittadino e legandosi strettamente alla battaglia contro la Buona Scuola e l’Alternanza Scuola Lavoro, oltre a coordinarsi in un movimento interregionale. Fare fronte comune tra maestre, docenti, educatori e studenti, mettendo al centro la qualità dell’Istruzione e la dignità del lavoro, è stata la giusta risposta che apre alla prospettiva di una gestione “nostra” delle scuole e delle Università.
Importanti e significative le lotte che hanno visto protagonista la classe operaia e ne citiamo solo tre:
– Il presidio permanente di oltre 4 mesi alla Castelfrigo S.r.l di Castelnuovo Ragnone (MO) che ha resistito alle minacce di sgombero e ha ribadito la necessità dell’unità dei lavoratori contro i tentativi di rompere il fronte da parte della Fai Cisl. La solidarietà è arrivata da molte altre aziende, lavoratori e disoccupati e il fronte ha così dato forza e prospettiva al presidio stesso;
– Il 24 novembre 2017 nel magazzino Amazon di Castel San Giovanni (PC) proprio nel Black Friday, i lavoratori hanno promosso il primo sciopero in Italia contro i ritmi esasperati e il clima di repressione interno per il mantenimento degli stessi per il colosso del commercio on line. È stato un passaggio importante di questo inverno le cui ricadute si sono fatte sentire anche in questi ultimi mesi, basti pensare al braccialetto elettronico. Questa battaglia è stata al centro di molti comizi e interventi nella campagna elettorale locale, segno del peso specifico che questa riveste: la riportiamo per sottolineare come non sia stata una lotta isolata e come abbia contribuito a confermare che quando gli operai si muovono trascinano il resto delle masse popolari nella resistenza contro la crisi;
– Esempio di come l’organizzazione della classe operaia faccia paura ai padroni e ai loro servi è l’attacco intimidatorio ad Antonio L. di SGB di Ravenna nella notte del 20 febbraio perché da mesi i lavoratori della logistica in appalto alla Marcegaglia lottano per un lavoro dignitoso. La solidarietà che si è subito sviluppata è conferma che l’attacco può e deve essere rispedito al mittente e che quando gli operai si organizzano queste ritorsioni e attacchi non fermano la lotta, anzi!
Durante questa campagna elettorale abbiamo promosso nostre iniziative di confronto e dibattito, siamo intervenuti alle assemblee di diverse liste e fatto attività da politica da fronte con Potere al Popolo, partecipato a iniziative, mobilitazioni e manifestazioni promosse da diversi organismi operai e popolari, invitando a nostra volta a partecipare candidati ed esponenti di liste con cui siamo in contatto e abbiamo potuto constatare come le liste che più si sono messe al servizio dei lavoratori e delle masse popolari (Partito Comunista, Potere al Popolo, ecc.) si siano concentrati primariamente 1. a difendere la “propria parrocchia” dove il settarismo, lo spirito di concorrenza, le rivendicazioni e gli insulti l’hanno fatta da padrone, 2. a riproporre la molto radicata tara del riformismo e, solo secondariamente, a mettere al centro gli interessi effettivi della classe operaia e del resto delle masse popolari. A conferma di ciò segnaliamo:
– i sommovimenti interni al Partito Comunista Italiano, il cui segretario è M. Alboresi candidato su Bologna, generatisi dall’adesione a Potere al Popolo che si sono tradotti in malesseri e rotture soprattutto nei territori di Piacenza e Reggio Emilia, cosa alimentata da un più generale contrasto con il Partito della Rifondazione Comunista;
– i sommovimenti interni alla lista Liberi e Uguali, dove ha molto pesato il debole equilibrio tra i tre soggetti costituenti (SI, MDP e Possibile) che si è tradotto in una spartizione delle candidature a seconda della forza dell’uno e dell’altro soggetto a livello nazionale, a discapito di positivi progetti e forze locali.
Di fronte a ciò, le nostre indicazioni di voto si basano sull’attività concreta di quei candidati che hanno applicato (in forme e livelli differenti, con più o meno coscienza) i seguenti due insegnamenti ricavati dall’esperienza concreta e reale della lotta di classe in regione e nel resto del Paese:
– Che è legittimo, anche se illegale, tutto ciò che va negli interessi delle masse popolari e chi in campagna elettorale ha coerentemente sostenuto e applicato ciò ha dimostrato di poter ricevere la fiducia di chi andrà a votare, oltre le parole;
– Non sono i padroni ad essere forti ma sono le masse popolari e la classe operaia che si devono organizzare e coordinare per far valere la propria forza! Chi si è speso per sostenere con le proprie risorse, relazioni, ecc. l’organizzazione e il coordinamento delle masse popolari ha anteposto gli interessi collettivi ai propri, mettendo al centro la costruzione del nuovo potere piuttosto che la “sola” vittoria elettorale.
Indicazioni di voto per collegio
Per i territori in cui la Federazione in Costruzione del P. CARC Emilia Romagna non è riuscita a esprimere una precisa indicazione di voto, chiamiamo compagni e compagne, operai e lavoratori avanzati a orientarsi con i criteri che abbiamo usato nell’orientamento generale che riportiamo sinteticamente:
Il Partito dei CARC chiama a votare in ogni circoscrizione quei candidati (e di conseguenza la lista, dato che per la legge vigente non è possibile esprimere il voto di preferenza) che danno maggiore affidabilità di applicare forze, relazioni e risorse per:
1. promuovere la moltiplicazione del numero di organizzazioni operaie e popolari,
2. favorire l’attività delle organizzazioni operaie e popolari come Nuove Autorità Pubbliche che indicano e applicano le misure sia pure parziali e precarie che è possibile mettere in opera a livello locale contro gli effetti della crisi,
3. sostenere l’opera delle organizzazioni operaie e popolari per coordinarsi in tutto il paese fino a costituire un proprio governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.
Camera dei Deputati
Emilia Romagna – 01 (02 Cesena/03 Ravenna/15 Rimini/16 Forlì):
Valenti Denis Loris candidato collegio Uninominale 16 – Forlì per Partito Comunista: compagno serio e storico sul territorio;
Emilia Romagna – 02 (04 Ferrara/08 Cento/09 Modena/10 Sassuolo):
Elio Tavilla candidato collegio Uninominale 09 Modena per Potere al Popolo: intensamente attivo per la mobilitazione in difesa della Costituzione e a sostegno della battaglia contro la Buona Scuola e la campagna Alternanza Scuola Lavoro;
Nardiello Sara candidata collegio Uninominale 10 – Sassuolo per Potere al Popolo: impegnata direttamente nel distretto ceramico;
Emilia Romagna – 04 (11 Scandiano/12 Parma/13 Fidenza/14 Piacenza/17 Reggio Emilia):
Montelaghi Alberto candidato collegio Uninominale 11 – Scandiano per Potere al Popolo: operaio e membro dell’Associazione “Notti Rosse” di Casalgrande, presidio di promozione del protagonismo popolare e operaio del distretto ceramico, quindi concretamente attivo sul territorio la cui candidatura è utile per la promozione di una sana aggregazione popolare e quindi di un’organizzazione territoriale di prospettiva;
– Bui Andrea candidato collegio Uninominale 12 Parma per Potere al Popolo: educatore da oltre venti anni a servizio dei movimenti popolari cittadini e delle loro lotte. Sviluppa inoltre la memoria storica della città essendo membro del comitato organizzatore della Festa delle Barricate e collabora con il Centro studi movimenti. Anche nella campagna elettorale si è distinto per il supporto alla costruzione di una città al servizio delle masse popolari.
Senato della Repubblica
Emilia Romagna – 01 (01 Rimini/02 Ravenna/03 Ferrara/04 Bologna):
Fortuzzi Francesca candidata collegio Uninominale 04 – Bologna per Potere al Popolo: impegnata nella difesa e nell’attuazione della Costituzione e coinvolta in prima persona nel contrasto alla violenza sulle donne, stante la loro doppia oppressione di genere e di classe;
Emilia Romagna – 02 (05 Modena/06 Reggio Emilia/07 Parma/08 Piacenza):
Becchetti Margherita candidata collegio Uninominale 07 Parma per Potere al Popolo: insegnante che ha saputo dimostrare di voler mettere al centro non gli interessi “di area” ma sostenere la lotta delle maestre contro la decisione del consiglio di Stato nella città di Parma. Impegnata in studi storici sulla Resistenza e con il Centro studi movimenti porta avanti il progetto della Libera università del sapere critico (Lusc), “università popolare;
Comunale Massimo candidato collegio Plurinominale Emilia Romagna 02 (area Reggio Emilia/ Bassa reggiana) per Potere al Popolo: medico che si è sempre contraddistinto per il suo sostegno per una sanità pubblica, gratuita e di qualità oltre che intervenire nei contenti dell’accoglienza degli immigrati, mettendo al centro non l’assistenzialismo ma un concreto sostegno per la loro emancipazione.
Osare sognare, osare lottare, osare vincere!
Costruiamo il fronte anti-Larghe Intese! Avanziamo verso il Governo di Blocco Popolare!

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