Sui fatti di Macerata e i loro sviluppi, sull’emergenza fascismo e sulle prospettive dell’antifascismo popolare

I fatti di macerata sono un distillato perfetto della situazione politica della Repubblica Pontificia italiana e dei sommovimenti in atto.

  • Per una ricostruzione rimandiamo a questo articolo sul sito Potere al Popolo [è l’articolo che sintetizza in modo migliore la questione. Lo rilanciamo nonostante la chiosa con la richiesta di voto…]
  • Per un orientamento generale rimandiamo a questo articolo dell’Agenzia Stampa “Staffetta Rossa” del P.CARC

Con questo comunicato puntiamo ad approfondire alcuni aspetti, come contributo per guardare dall’alto e inquadrare il processo in atto e per indicare la strada che percorriamo e che chiamiamo a percorrere compagne e compagni, lavoratori, studenti, immigrati.

  • Il volantino che diffonderemo al corteo di Macerata

Partiamo dalla fine. Siamo alla vigilia del corteo del 10 febbraio a Macerata, la cui autorizzazione da parte della Questura è arrivata solo poche ore fa. Perchè l’autorizzazione è un risultato importante? L’area dei Centri Sociali delle Marche aveva indetto la manifestazione subito dopo l’attentato di Traini, raccogliendo anche l’adesione dei gruppi dirigenti nazionali di ANPI, CGIL, ARCI e Libera. Nei giorni scorsi il governo aveva fatto pressioni affinché il corteo fosse revocato, il sindaco PD di Macerata aveva fatto un “accorato appello” ad evitare manifestazioni (proprio nei giorni in cui si svolgevano invece quelle delle organizzazioni fasciste) e i gruppi dirigenti di ANPI, CGIL, ARCI e Libera, raccogliendo l’appello del sindaco, si erano sfilati dalla partecipazione, consentendo così a Minniti, il Ministro dell’Interno, di minacciare l’uso della forza nel caso non fosse stato revocato il corteo dai promotori.
Con la mossa di Minniti, il governo ha tentato di prendere due piccioni:
– proseguire la condotta per cui i gruppi e le organizzazioni fasciste potessero liberamente manifestare, fare propaganda e speculare su quanto accaduto a Macerata (ma questa è una condotta in uso in tutta Italia);
– dare un segnale al movimento popolare, dare una prova di forza che costituisce sia un colpo al movimento dal basso che una “garanzia” ai piani alti di saper controllare le masse popolari e la loro mobilitazione.
Le cose sono andate diversamente: i Centri Sociali hanno confermato la manifestazione, con o senza autorizzazioni, la base di ANPI, CGIL e ARCI è insorta contro i gruppi dirigenti nazionali, comunicando che avrebbe partecipato in massa al corteo, la ribellione a una palese violazione dei diritti conquistati proprio con la vittoria della Resistenza sul fascismo ha fatto montare una mobilitazione che ha costretto le autorità a un repentino dietro – front. La manifestazione ci sarà! Questo è un grande risultato, ma soprattutto un grande e prezioso insegnamento.
E’ un grande risultato, perché le manovre dei vertici della Repubblica Pontificia sono state rovesciate contro chi le ha ideate e perseguite e ciò indebolisce molto sia i vertici che i loro galoppini, crea un terreno favorevole alla mobilitazione dal basso che essi invece volevano silenziare e contenere.
E’ un grande e prezioso insegnamento perché è la dimostrazione pratica che quando qualcuno promuove la resistenza e la mobilitazione senza reticenze, esse si sviluppano e raccolgono, coagulano, mobilitano ampi settori della parte avanzata delle masse popolari di questo paese.
E’ un insegnamento che spinge a una ulteriore e più profonda riflessione: chi blatera di “moderno fascismo” spacciando i tentativi di repressione e di mobilitazione reazionaria delle masse popolari promossi dai vertici della Repubblica Pontificia per manifestazioni del fatto che viviamo in un regime simile al ventennio è smentito dai fatti. La battaglia è tutta aperta e va combattuta fino in fondo, anzi i vertici della Repubblica Pontificia sono in difficoltà e fanno fatica anche a vietare un corteo! La tesi che viviamo in uno stato di “moderno fascismo” alimenta disfattismo e rassegnazione, nasconde gli appigli a cui le masse popolari organizzate possono ancorarsi per avanzare, le contraddizioni in cui la classe dominante arranca, le leve attraverso cui un piccolo movimento arriva a mobilitare pezzi interi del paese. Altro che moderno fascismo!

Chi vuole capire lo scontro politico in corso deve alzare lo sguardo oltre i fatti contingenti.
a. I promotori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, della guerra fra poveri, della guerra contro i poveri e del razzismo di stato non sono Casa Pound o Forza Nuova o la Lega, loro sono i luridi sciacalli che si cibano delle disgrazie della gente e si giovano del disagio e della disperazione delle masse popolari provocati dalla crisi del capitalismo che la borghesia imperialista riversa sulle loro teste. I veri promotori sono le autorità e le istituzioni borghesi e i vertici della Repubblica Pontificia, cioè coloro che governano il paese, ininterrottamente, dal 1945 ad oggi.
I campi di concentramento per i migranti in Libia portano la firma di Minniti, non di Casa Pound, l’invio di soldati in Niger porta la firma di Gentiloni, non di Forza Nuova, la “gestione” dei flussi migratori è regolata dalla Legge Bossi Fini, peggiorata poi dalla gestione Renzi. Sono i governi dei vertici della Repubblica Pontificia che hanno creato il problema degli immigrati, ammassandoli in condizioni disumane anziché accoglierli dignitosamente, togliendo loro la possibilità di lavorare con un contratto e avere documenti, di iscrivesi alle scuole e di entrare nella vita sociale delle città e del paese, obbligandoli a lavorare come schiavi nei campi di pomodori e vivere nelle baracche. Se un lavoratore non riesce più ad andare in pensione è per la Legge Fornero. Il jobs Act lo ha fatto Renzi, come il Piano Casa e la Buona scuola. Lo Sblocca Italia è opera di Monti. La guerra fra poveri che mette dipendenti pubblici contro dipendenti del privato, che alimenta la concorrenza per una visita medica, per un posto all’asilo, è opera di chi governa dal 1945 questo paese e, in particolare negli ultimi 20 anni, secondo un programma comune a tutte le forze politiche borghesi: far ricadere gli effetti della crisi sulle masse popolari.

b. L’antifascismo padronale è l’altra faccia della medaglia. Dopo che per decenni i vertici della Repubblica Pontificia hanno prima usato, poi protetto e sdoganato e che oggi proteggono e alimentano le organizzazioni fasciste e razziste, gli scimmiottatori del Ventennio, adesso mobilitano una parte dei loro esponenti ad agitare lo spauracchio del pericolo del ritorno del fascismo. Boldrini, Grasso, Camusso, Renzi, Del Rio e chi più ne ha più ne metta… questa gente che parla di pericolo del ritorno del fascismo puzza di falso e di marcio, la loro “testimonianza”, è tanto falsa e marcia che l’unico risultato che può ottenere è qualificare gli scimmiottatori del fascismo, le organizzazioni fasciste e razziste, come realistica opposizione a loro, ai loro governi, alla loro classe di appartenenza, la borghesia imperialista.

c. La strumentalità dell’uso che i vertici della Repubblica Pontificia fanno degli scimmiottatori del fascismo è oggi sintetizzata nell’obiettivo di usarli per imporre le Larghe intese, qualunque sia l’esito delle elezioni del 4 marzo. Molti elementi vanno in questo senso, molti avvenimenti, accomunati dal fatto che “ai fascisti” è stata data ed è data una visibilità e una importanza di gran lunga superiore alla reale consistenza delle loro “prodezze”. Alcuni esempi.
Il 29 novembre scorso quindici “neonazisti” presenziano a una riunione di Como solidale e impongono la lettura di un loro comunicato. I campioni dell’antifascismo padronale considerano il fatto “inaccettabile” e organizzano una manifestazione a Como, a inizio dicembre, a cui partecipano tutti “i VIP” che invece vogliono disertare quella del 10 febbraio a Macerata.
Il 6 dicembre scorso, dieci di Forza Nuova hanno acceso due fumogeni sotto la sede romana di Repubblica, un atto di per sé anonimo (non si contano le volte che per dare visibilità a una campagna il movimento popolare ha dovuto fare ben altro): per più di due settimane il fatto è stato su tutte le prime pagine dei giornali.
Esempi simili ce ne sono a iosa. Il “pericolo fascista” trasuda ovunque, ma mai una volta che autorità e istituzioni prendano un provvedimento. Enorme visibilità a iniziative tutto sommato insulse e omissioni e depistaggi di fronte a pestaggi, acccoltellamenti, agguati. I media, le istituzioni e le autorità borghesi non hanno mai veramente trattato del “pericolo fascista”, ne hanno dato una amplificazione artefatta, una rappresentazione pilotata. Per alimentare paura e senso di insicurezza fra le masse popolari (ma senza mai perseguire e punire i crimini) affinché le masse popolari si rifugiassero nel governo forte, sicuro, democratico… qualunque esso sia, anzi meglio se di Larghe intese.

d. Le organizzazioni fasciste e razziste operano solo dove non trovano una resistenza decisa ed esistono principalmente in virtù della visibilità dei media di regime. Esistono solo grazie all’impunità di cui godono e al sostegno e alle coperture delle Forze dell’Ordine. Sono tigri di carta che senza protezione e garanzia di impunità non valgono niente.
Nel clima creato dagli effetti della crisi e alimentato dai vertici della Repubblica Pontificia, Traini e altri come lui, imbevuti di leghismo di Salvini e Borghezio, diventano il caso perfetto per alimentare l’allarme sul pericolo fascista e per terrorizzare le masse popolari, per far montare il clima da stato di emergenza.

In realtà nel nostro paese c’è effettivamente un’emergenza economica, politica e sociale. Tutti i riflettori sono puntati sull’immigrazione, su Traini e altri disadattati come lui, carogne per il lavoro sporco, ma essi sono “il dito”. “La luna”, il bersaglio vero, l’emergenza in atto è la necessità di togliere dalle mani dei vertici della Repubblica Pontificia il governo del paese e imporre loro un governo di emergenza delle masse popolari organizzate. Imporre il Governo di Blocco Popolare è la questione principale dello scontro fra le classi, in questa fase politica:
a. perché è l’unico governo che può fare fronte in modo positivo agli effetti più gravi della crisi;
b. perché è l’unico vero argine alla mobilitazione reazionaria promossa dai vertici della Repubblica Pontificia e alle attività dei gruppi e delle organizzazioni che scimmiottano il fascismo;
c. perché è la più ampia e profonda scuola pratica attraverso cui le masse popolari imparano a diventare classe dirigente della società, estromettendo dalla direzione del paese la borghesia imperialista e i suoi esponenti più reazionari.
E’ certamente difficile. E’ tanto più difficile quanto più resiste nelle masse popolari organizzate la fiducia che esista un’altra soluzione, che magari arrivi dalle elezioni, dal rispetto delle leggi vigenti, delle regole fatte a posta dalla classe dominante a suo uso e consumo, quanto più si fanno legare le mani e sono titubanti nel prendere l’iniziativa. Ma, riflettendoci, la battaglia sulla manifestazione del 10 febbraio insegna e dimostra proprio che dove le masse popolari organizzate prendono l’iniziativa e non si fanno intimidire, allora non ci sono Ministri, Questure, fascisti e polizia che tengano.

L’antifascismo popolare. Non esiste un antifascismo che sia staccato dalla lotta di classe. L’unico antifascismo efficace è l’organizzazione, la mobilitazione, la lotta contro i vertici della Repubblica Pontificia, i loro governi, le loro istituzioni e le loro autorità. Quanto più terreno le masse popolari tolgono ai vertici della Repubblica Pontificia, tanta più acqua in cui nuotare tolgono ai gruppi fascisti e razzisti. Ma soprattutto, tanto più avanzano nella costruzione della rete di organizzazioni operaie e popolari che devono prendere in mano il governo del paese e avanzare nella rivoluzione socialista, l’unica vera soluzione alla crisi generale del capitalismo.

Il P.CARC è in prima fila in questa lotta e mette a disposizione di ogni compagna e di ogni compagno, di ogni lavoratore, studente, immigrato la lunga esperienza di organizzazione e lotta alla repressione, il patrimonio di elaborazione (analisi della situazione e linea) della Carovana del (nuovo)PCI, la scuola del Partito, le esperienze di promozione di organizzazioni operaie e popolari nelle aziende pubbliche e private, nei quartieri e nelle scuole. Per la lotta che abbiamo di fronte il coraggio e la generosità sono ingredienti essenziali, ma da soli non bastano, come non bastarono al vecchio movimento comunista per fare la rivoluzione socialista nel secolo scorso, benchè ve ne fossero le condizioni. Anche oggi le condizioni per la rivoluzione socialista sono favorevoli, nel nostro paese come negli altri paesi imperialisti, le spinte alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari e alla guerra da parte della classe dominante ne sono una dimostrazione.

Riprendere il cammino interrotto nel 1945, portare a compimento l’opera dei comunisti che hanno liberato il paese dai nazifascisti, superare i limiti che non hanno permesso al vecchio PCI di portare a compimento la rivoluzione socialista in Italia, valorizzare la spinta e l’esperienza della lotta di classe degli anni ‘70 del secolo scorso, costruire un grande movimento popolare che attua dal basso e da subito le parti progressiste della Costituzione, eluse e violate sistematicamente, basandosi sul protagonismo, l’organizzazione e l’iniziativa dei lavoratori e delle masse popolari organizzate e che punti al governo del paese è il nostro compito in questa fase e vi chiamiamo a condividerlo, dando ognuno il proprio contributo.

I vertici della Repubblica Pontificia non sono forti e i loro servi stolti, gli scimmiottatori del fascismo, sono tigri di carta. Non è la borghesia ad essere forte, sono la classe operaia e le masse popolari che devono far valere la loro forza.

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