[Italia] Crisi FCA e la campagna elettorale in corso

Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di FCA, non ha mancato di far sentire la sua voce in questi inizi di campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo. Lo ha fatto mettendo in chiaro che intende iniziare il 2018 come gli anni precedenti, quindi incrementando gli investimenti destinati alla produzione all’estero e aumentando il ricorso agli ammortizzatori sociali per gli stabilimenti FCA in Italia. C’è però una differenza sostanziale rispetto al passato: a settembre 2018 si esaurirà la possibilità di ricorso agli ammortizzatori sociali per gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano (di cui è stato fatto ampio uso in questi ultimi anni). La sezione di Torino del P.CARC ha trattato della questione con un volantino distribuito davanti ai cancelli dello stabilimento di Mirafiori (ne riportiamo il link: http://www.carc.it/2018/01/15/contro-la-morte-lenta-dello-stabilimento-fca-di-mirafiori/) da cui è anche scaturito un interessante dibattito coi compagni di Operai Contro (ne riportiamo il link: http://www.carc.it/2018/01/25/italia-in-risposta-alla-critica-dei-compagni-di-operai-contro/)

Nonostante Marchionne abbia fatto sentire la sua voce, finora la situazione di FCA è rimasta ai margini dei temi della campagna elettorale. E’ scontato che non ne trattino i partiti delle Larghe Intese che sono apertamente affaccendati nel cercare di ottenere il sostegno di Marchionne. Invece gli schieramenti della vecchia e della nuova sinistra borghese (nell’ordine sono Liberi e Uguali, Movimento 5 Stelle, Per una Sinistra Rivoluzionaria, Lista del Popolo, Potere al Popolo, Partito Comunista di Rizzo) relegano la trattazione della questione tra le tante denunce del cattivo presente di cui sono pieni i loro programmi elettorali, siti e social network. Nel migliore dei casi accade che candidino nelle proprie liste esponenti del movimento sindacale interno ai vari stabilimenti FCA puntando in questo modo a raggranellare voti operai.

Torino e il Piemonte, le zone del paese dove è più ingente l’insediamento produttivo di FCA, sono un esempio di questo indirizzo. Qui la coalizione Liberi e Uguali (LeU) candiderà Giorgio Airaudo che è stato in passato un esponente della dirigenza FIOM che nel 2010 capeggiò la lotta al piano Marchionne e poi vi lasciò campo libero a partire dalla vicenda spartiacque del referendum del maggio 2011 alla Bertone di Grugliasco (dove la dirigenza FIOM impose ai suoi iscritti l’accettazione del piano Marchionne). Candidando questo autorevole esponente della resa della FIOM a Sergio Marchionne, LeU proverà a raggranellare i voti degli operai e a confermare il seggio in Parlamento di Airaudo, nel frattempo trasformatosi da sindacalista in deputato (eletto con SEL nel 2013 per poi passare nelle file di Movimento Democratico e Progressista di D’Alema e Bersani). Le altre liste o non affrontano la questione (come nel caso del Movimento 5 Stelle) o ne trattato a margine dei loro programmi di promesse elettorali, dei loro elenchi di denunce del cattivo presente e appelli alla lotta (come nel caso del Partito Comunista (PC) di Rizzo o di Potere al Popolo (PaP) ).

Tutti si limitano a chiedere agli operai FCA di votarli in modo che una volta entrati in Parlamento si occuperanno di loro, promulgheranno leggi e intraprenderanno iniziative per migliorare la situazione loro e degli operai di altre aziende. La gamma delle proposte va dalle nazionalizzazioni di Rizzo all’eliminazione del Job’s Act cavallo di battaglia di Potere al Popolo e chi più ne ha più ne metta. Insomma la questione è affrontata come uno dei tanti argomenti di propaganda su cui fare dell’elettoralismo, una della due tare storiche (insieme all’economicismo) del movimento comunista nei paesi imperialisti e che consiste nel limitare l’azione dei comunisti all’intervento presso le assemblee elettive e alla promozione, una volta eletti, di misure e leggi a favore delle masse popolari.

Ma è un elettoralismo spuntato e fuori tempo massimo. Sono oramai numerose le esperienze del recente passato a dimostrare che si possono avere anche molti eletti sulla base di un programma di misure a favore delle masse popolari (come il PRC e il resto della sinistra borghese nel governo Prodi – D’Alema – Bertinotti del 2006 / 2008) o addirittura su queste basi si può arrivare anche ad esprimere una maggioranza parlamentare (governo Tsipras in Grecia) … ma non è per questa via che si cambia il corso delle cose o si realizzano le rivendicazioni delle masse popolari. Tanto più che la classe dominante dal 2008 in avanti ha sistematicamente blindato i suoi parlamenti riducendoli a camere di ratifica di decisioni prese altrove. Che le cose stiano così è un aspetto oramai sedimentato nell’esperienza delle masse popolari tra le quali non è un caso che monti la protesta spontanea contro il teatrino della politica borghese (teatrino di cui l’elettoralismo della sinistra borghese è un ingrediente) a braccetto con l’astensionismo e la sfiducia. E’ ciò in cui rischia di trasformarsi il seguito popolare, l’entusiasmo e l’attivismo che, a livelli diversi, stanno ottenendo a Torino e in Piemonte liste come Potere al Popolo e il Partito Comunista di Rizzo.

L’approccio alla situazione degli stabilimenti FCA è un aspetto decisivo della campagna elettorale in corso a Torino e in Piemonte. I candidati che non vogliono essere partecipi del teatrino della politica borghese non devono promettere cose che una volta eletti non saranno in grado di fare e non devono limitarsi agli attestati di sostegno e solidarietà alle rivendicazioni e al malcontento dei lavoratori FCA che sono già in grado di esprimere da soli. I comunisti e quanti partecipano a queste elezioni per costruire un’alternativa reale coi partiti delle Larghe Intese devono mettersi al servizio di quei lavoratori FCA che sono già attivi nell’organizzare e mobilitare i lavoratori FCA per resistere a Marchionne, al suo regime da caserma e al suo piano di “morte lenta” degli stabilimenti FCA torinesi. Vuol dire, ad esempio, porsi al servizio dei lavoratori FCA iscritti al Cobas Mirafiori che da anni sono attivi nella denuncia dell’infame reparto confino allestito dal management FCA presso le ex officine prototipi di Via Biscaretti di Ruffia dove sono ridotti in condizioni di mobbing numerosi tra i lavoratori di Mirafiori che sono stati all’avanguardia delle lotte degli anni passati contro il piano Marchionne. Vuol dire mettere a disposizione di questi lavoratori la propria visibilità, le proprie relazioni e risorse per rafforzare la denuncia dentro e fuori dall’azienda dell’infame reparto confino e degli altri effetti collaterali della “morte lenta” dello stabilimento. Vuol dire finalizzare questa azione non al rafforzamento di questa o quella sigla sindacale ma alla creazione di un tessuto di organizzazioni autonome dei lavoratori all’interno dell’azienda, di organizzazioni operaie che prendano in mano la situazione in azienda e che grazie all’organizzazione, alla mobilitazione e al protagonismo degli stessi lavoratori mettano nell’angolo l’iniziativa di Marchionne, dei suoi sgherri e dei suoi complici. Insomma i lavoratori FCA non hanno bisogno di santini e programmi elettorali, ma di candidati che sostengano i più avanzati e combattivi di loro a darsi strumenti per accrescere la loro organizzazione e mobilitazione autonoma all’interno dell’azienda.

Molti eletti che provano a legiferare in Parlamento a favore degli operai non possono far saltare i piani di Marchionne e il regime da caserma che ha instaurato negli stabilimenti FCA. E’ quello che invece può accadere facendo sorgere in ogni reparto e in ogni officina FCA organizzazioni operaie che, analogamente ai Consigli di Fabbrica esistiti nel nostro paese negli anni ’20 e ’70 del secolo scorso, prendono in mano la situazione e si organizzano per contrastare il padrone. E’ quello che può fare un governo del paese che non sia solo espressione di una maggioranza elettorale in parlamento ma l’emanazione di una rete, diffusa e ramificata in tutto il paese, di organizzazioni operaie e organizzazioni popolari che agiscono da nuove autorità pubbliche.

E’ al servizio di questo processo che deve porsi l’autorevolezza e il prestigio dei candidati torinesi anti-larghe intese

che ambiscono a rappresentare gli interessi dei lavoratori FCA. Da Airaudo a Rizzo ai candidati di Potere al Popolo, solo chi sosterrà e alimenterà questo processo contribuirà veramente a difendere la causa dei lavoratori FCA.

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