La gogna dei media e del teatrino della politica borghese contro il M5S da sempre dedica ampio spazio alla denigrazione della Giunta Raggi che governa la città di Roma dalle elezioni amministrative del giugno 2016. Virginia Raggi e la sua giunta sono colpevoli di essersi insinuati nella macchina amministrativa romana che è da sempre legata a doppio filo agli schieramenti politici di riferimento del Vaticano e della classe dominante italiana. Questa è la cupola che dal 2016 scalcia per tornare ad avere al suo interno uomini di provata fiducia, facendosi forte del potere che ancora detiene sulla macchina amministrativa romana per sabotare e neutralizzare eventuali iniziative che escono fuori dal consentito. Una cupola di cui i mafiosi, gli affaristi e i politicanti protagonisti di “Mafia Capitale” erano soltanto gli scagnozzi (gli arnesi vecchi oggi in via di sostituzione con arnesi nuovi) e che esercita il suo potere dai palazzi della Città del Vaticano, dalle sedi dei grandi palazzinari e immobiliaristi romani, dalle ambasciate e dalle agenzie dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti.
La linea di condotta della Giunta Raggi di fronte alle denigrazioni e ai ricatti è consistita dal 2016 ad oggi, nel rendersi accettabile ai poteri forti da cui provengono questi attacchi, presentandosi e agendo come governo alternativo ai tradizionali schieramenti politici romani, incentrato sulla “onestà” dell’azione dei suoi membri e sul rispetto della “legalità”. Questa era una camicia stretta per gli appetiti dei poteri forti romani abituati al ladrocinio, alla speculazione e alla violazione aperta delle leggi in tutti i casi in cui i loro interessi ne necessitavano e che non perdonano alla giunta Raggi, colpevole di avergli precluso lo svolgimento a Roma delle Olimpiadi del 2020, occasione rara per gozzovigliare sulla città. Eravamo agli inizi della giunta Raggi… Dopodichè i poteri forti romani sono stati capaci di impedire che “scempi” simili si ripetessero ed ecco che appena un anno dopo, tra ricatti, intrighi e attacchi d’ogni sorta, la giunta Raggi dà il suo avallo alla costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle ed estromette Paolo Berdini dall’assessorato all’Urbanistica. Insomma, se la giunta Raggi pensava di governare Roma componendo e armonizzando gli interessi della borghesia con quelli delle masse, ci hanno pensato i poteri forti a definire al servizio di quale classe doveva porsi l’ “onestà” e la “legalità” del M5S romano.
Le iniziative della Giunta Raggi per fare fronte alla crisi di ATAC, la società municipalizzata del trasporto urbano a Roma, sono una dimostrazione della deriva intrapresa all’insegna dell’“onestà” e della “legalità”. Come accade già nel caso del servizio sanitario nazionale, la fatiscenza e la decadenza del servizio offerto da ATAC e i suoi conti dissestati sono diventati lo spunto per una campagna d’opinione che a gran voce ne invoca la privatizzazione. Questa campagna risponde agli interessi degli stessi poteri forti che negli anni addietro hanno spolpato ATAC e ha una sponda politica variopinta di truffatori, affaristi e politicanti pronti a spacciare la propria soluzione come la migliore per la privatizzazione dell’azienda.
Di fronte a questa situazione la Giunta Raggi dichiara formalmente di opporsi alla privatizzazione e agli appetiti dei suoi fautori ma nei fatti, in nome di “onestà” e “legalità” sta finendo con il servirgli l’azienda su un piatto d’argento. Infatti con la cosiddetta procedura di “concordato preventivo” che in questi giorni è al vaglio dei giudici fallimentari la giunta Raggi ripianerà il debito da 1,4 miliardi di ATAC ma a pagarlo non saranno certo i politicanti, gli speculatori, i manager che quel debito hanno generato. Infatti una volta portati i conti in Tribunale questo imporrà di ripianare il debito a suon di licenziamenti, peggioramento delle condizioni lavorative, svendita del patrimonio ATAC, ecc. Insomma una misura che fa pagare la crisi di ATAC ai suoi lavoratori e ai cittadini e che prepara il terreno alla privatizzazione, perché renderà ancor più decadente il servizio di trasporto e ripulendolo dai debiti, lo renderà più attrattivo per le brame degli affaristi e speculatori che si preparano a divorare ATAC senza dover fare i conti coi suoi debiti. A ripianarli appunto ci sta pensando il “concordato preventivo” della Giunta Raggi a spese dei lavoratori e dei cittadini.
La vicenda del “concordato preventivo” dimostra che la Giunta Raggi sta continuando la politica dei suoi predecessori tesa alla privatizzazione di ATAC. Essa per essere onesta nei confronti dei ricatti sotto forma di legge (decreto Madia, patto di stabilità, ecc.) con cui il governo centrale e i poteri forti strozzano le Amministrazioni Locali, ha finito con l’essere disonesta con i lavoratori ATAC e le masse popolari che nel 2016 l’avevano eletta su un chiaro mandato di lotta contro la privatizzazione.
La ferma e coraggiosa lotta dei lavoratori ATAC (in particolare quelli organizzati nei sindacati di base come USB) che sciopero dopo sciopero si stanno battendo contro i danni del “concordato preventivo” necessita dell’appoggio di tutta la città di Roma. Gli esponenti e i gruppi del M5S che vogliono veramente opporsi alla privatizzazione devono sostenere gli scioperi con cui i lavoratori ATAC si stanno battendo contro le sorti di privatizzazione dell’azienda, solidarizzare con essi contro l’uso smisurato delle precettazioni con cui le Autorità cercano di fiaccare la lotta, contrastare la campagna d’opinione pro-privatizzazione e il referendum cittadino indetto allo scopo per il 3 giugno dal PD romano e dai Radicali (dietro la veste del Comitato Mobilitiamo Roma). ATAC si difende rafforzando il potere dei lavoratori e dei cittadini suoi utenti sulla direzione dell’azienda e liberandola dal suo uso clientelare da parte dei partiti borghesi e dal parassitismo dei manager e dei consulenti dagli stipendi milionari. Questo è il fulcro del piano industriale per il rilancio di ATAC, il processo che l’onestà, la conoscenza delle leggi e le competenze del M5S devono contribuire a sviluppare.
Come abbiamo scritto in “A voi sta bene un M5S che punta a governare su mandato dei poteri forti italiani e internazionali” del 15 novembre 2016 “il seguito che il M5S ha raccolto e le speranze che ha suscitato dando voce all’opposizione, all’indignazione, alla protesta popolare contro i partiti delle Larghe Intese e contro la crisi del capitalismo, opposizione, indignazione e protesta talmente diffuse e ampie da portare il M5S in Parlamento, alla direzione dell’amministrazione di Roma, Torino, Livorno, Carrara e numerose altre città e, a inizio novembre, a diventare il primo partito per numero di voti alle elezioni regionali in Sicilia, confermano la strada che il M5S può (ancora) e deve imboccare se vuole fare gli interessi della massa della popolazione: agire da Comitato di Salvezza Nazionale. Chiamare cioè a formare nelle aziende capitaliste, nelle aziende pubbliche e nelle zone di abitazione organizzazioni operaie e popolari che, ognuna con i mezzi di cui dispone e nelle forme che al momento sa praticare, facciano fronte subito almeno agli effetti più gravi della crisi del capitalismo (riduzione o chiusura di aziende, eliminazione di servizi pubblici, sfratti, degrado delle strutture materiali e sociali del paese), assumano di fatto il ruolo di autorità locali, si coordinino tra loro fino a costituire un proprio governo d’emergenza”.
Da Roma a Torino a Livorno non può esserci rottura né discontinuità delle giunte M5S con il programma comune di centro-destra e centro-sinistra se la loro azione non è incardinata ad un programma di lotta contro i poteri forti cittadini e al servizio degli interessi delle masse popolari, alla violazione dei diktat del governo, delle leggi e delle consuetudini che ledono questi interessi, alla mobilitazione delle masse popolari a sostegno della rottura coi poteri forti cittadini, all’attivazione per contribuire ad un movimento politico per l’instaurazione di un governo del paese al servizio delle masse popolari organizzate, quello che noi chiamiamo Governo di Blocco Popolare, un governo che abbia in queste i suoi centri di potere e non nel Vaticano, nelle banche, nelle organizzazioni criminali.
Questa è la strada che devono contribuire a percorrere gli amministratori, gli eletti, i militanti M5S che non vogliono un M5S al servizio dei poteri forti.