Per non farsi stordire dagli schiamazzi attorno al cambiamento promosso dal teatrino della politica borghese né limitare la propria azione alla presentazione di liste “di sinistra” in concorrenza tra loro o ancora farne una questione di programma elettorale occorre avere una bussola, una rotta e una meta (vedi l’Editoriale a pag. 1).
La linea della costituzione del Governo di Blocco Popolare poggia sulla costruzione di organizzazioni operaie e organizzazioni popolari che occupano ed escono dall’azienda e che si adoperano per fare fronte agli effetti più gravi della crisi, rivolgendosi direttamente alle larghe masse e mobilitandole per attuare le misure decise dal basso, collettivamente, sulla base dei loro interessi.
E’ un processo, che adattato alle condizioni e alle forme della lotta di classe attuale chiamiamo imparare a operare da nuove autorità pubbliche, che il movimento comunista ha già indicato alle masse popolari nel corso della storia e anzi, ogni volta che nella storia le masse popolari hanno avuto un ruolo da protagoniste è stato perché il movimento comunista è riuscito a guidarle in questo processo: dai Soviet in Russia, cuore pulsante della Rivoluzione d’Ottobre, ai Comitati di Liberazione Nazionale della Resistenza, fino ai Consigli di Fabbrica degli anni 70 nel nostro paese. Le conquiste e le vittorie delle masse popolari sulla classe dominante sono indissolubilmente legate alla capacità di organizzazione, mobilitazione e coordinamento per costruire il nuovo potere (vedi l’articolo “Conquistare il potere…” a pag. 1), quello che a un certo grado del suo sviluppo è in grado di soppiantare il vecchio potere borghese, le sue autorità e istituzioni.
Abbiamo parlato diffusamente sul numero 1/2018 di Resistenza e anche su questo numero delle elezioni politiche: sono il sommovimento su larga scala che coinvolge le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari e i loro embrioni in tutto il paese. Ma il 4 marzo ci saranno anche le elezioni regionali in Lazio, Molise, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta e nella prossima primavera si terranno anche le elezioni amministrative in più di 800 comuni. In genere si è abituati a ragionare e a sentirsi dire che le elezioni politiche sono una cosa e quelle regionali e amministrative tutta un’altra, il ragionamento è basato sui programmi di governo, sulle coalizioni in lizza, sulla popolarità dei candidati, ecc.
L’intervento che promuoviamo e conduciamo, e che chiamiamo ogni compagno e ogni lavoratori avanzato a condurre, non mette al centro le differenze fra elezioni di ordine diverso, ma ciò che le accomuna: l’obiettivo di promuovere la formazione di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari che iniziano a operare, e imparano a operare, come nuove autorità pubbliche. Anzi, embrioni di organismi di questo tipo che operano principalmente a livello locale (di quartiere, di zona, nei piccoli comuni o nei municipi) possono approfittare della portata nazionale delle elezioni politiche per conoscere e coordinarsi con altri, coordinamenti di organismi che già esistono possono approfittare della portata più ristretta delle elezioni regionali e amministrative per andare più a fondo nell’inchiesta del contesto in cui operano, nella raccolta di contatti, nell’elaborazione di misure sulla cui attuazione sfidare apertamente candidati, istituzioni e autorità.
Qualunque sia l’esito delle elezioni politiche e di quelle regionali, per il campo delle masse popolari sarà un successo se, ad esempio, nel corso della campagna elettorale si saranno sviluppati i rapporti fra il Comitato Nazionale Sanità e i comitati locali che si occupano della difesa della sanità pubblica in regioni in cui il Comitato Nazionale non è ancora attivo e non ha legami. Sarà un successo, ancora, se le esperienze di liste, comitati e organismi di lotta per un lavoro utile e dignitoso e contro la disoccupazione, o gli organismi di lotta per il diritto alla casa avranno compiuto un passo per il loro coordinamento, si saranno scambiati esperienze, avranno fatto “irruzione” con il loro programma e con la loro iniziativa nella campagna elettorale.
Poi il 4 marzo la campagna elettorale sarà finita. Un nuovo governo dei vertici della Repubblica Pontificia si insedierà e lo stesso faranno le giunte regionali. Fra colpi di mano e guerra per bande al loro interno, ognuna di queste istituzioni opererà per attuare il programma comune della borghesia imperialista. A prima vista, non sarà cambiato niente. Ma quanto più le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari avranno usato per i loro scopi la campagna elettorale, tanto più le cose saranno diverse: zona per zona, regione per regione, comune per comune quella mobilitazione avrà sedimentato e rafforzato una rete che opererà con più strumenti, conoscenze, relazioni e continuità per diventare in quella zona e in quel comune l’embrione delle nuove autorità pubbliche che servono. Si riversa in questo modo l’attivismo e l’iniziativa della campagna elettorale per le elezioni politiche e regionali nella mobilitazione per la costruzione di Amministrazioni Locali di Emergenza, cioè amministrazioni locali che per orientamento e convinzione, ma soprattutto perché costrette dalla mobilitazione delle masse popolari, mettono al servizio della lotta delle masse popolari risorse, conoscenze, strumenti, strutture… cioè promuovono esse stesse la costituzione del Governo di Blocco Popolare, anche come strada per liberarsi di vincoli oppressivi del governo dei vertici della Repubblica Pontificia.