[Torino] Di Maio a Torino e l’amministrazione Appendino: fare il “buon governo” o fare gli interessi delle masse popolari?

Sabato 13 gennaio 2018 è stata la volta della passerella torinese della campagna elettorale di Luigi Di Maio. Nella città eletta da Di Maio a simbolo del “buon governo M5S” che dopo il 4 marzo si dovrebbe insediare al governo del paese, si è registrato tutt’altro che l’entusiasmo con cui in passato venivano accolti gli esponenti autorevoli del M5S. Il calore popolare attorno al M5S era frutto del legame con le masse popolari stabilito sull’onda della campagna elettorale del 2013, in cui il M5S si era affermato come punto di riferimento del malcontento e della protesta contro i partiti delle Larghe Intese e le loro politiche anti-popolari. E’ un seguito che M5S in parte ancora possiede e che costituisce la base principale della propria forza elettorale. La legge elettorale in vigore, concepita appositamente per impedire a M5S di ottenere la maggioranza parlamentare, è la dimostrazione della paura dei vertici della Repubblica Pontificia di un’affermazione elettorale del M5S.

Paura a cui i vertici M5S rispondono nel segno della linea Di Maio.

Sforzandosi per accreditarsi presso il Vaticano, la NATO, l’UE, come il governo dei continuatori (più onesti dei loro predecessori) delle politiche anti-popolari portate avanti in questi anni dalle Larghe Intese.

L’accoglienza fredda delle masse popolari torinesi a Di Maio è un effetto della parabola intrapresa dal M5S che per accaparrarsi i favori dei poteri forti sta dilapidando il seguito e il prestigio accumulato negli anni. E’ un processo che a Torino si è stabilizzato dapprima che la linea di Maio si affermasse a livello nazionale. Infatti la Giunta Appendino ha anticipato i tempi, archiviando il programma di riscossa su cui vinse le elezioni o facendovi rituali ricorsi di testimonianza e agendo in tutto e per tutto da governo degli onesti… al servizio dei finanzieri, gli industriali e i palazzinari del “Sistema Torino” che continuano a spadroneggiare in città. A cominciare dalla Compagnia di San Paolo,  tra i principali beneficiari del colossale debito da tre miliardi di euro, cappio al collo delle masse popolari torinesi e causa di tagli al welfare, svendita dei beni pubblici, privatizzazione dei servizi.

L’audit del debito comunale e la verifica di quale fosse la sua parte legittima da quella illegittima poiché frutto di speculazioni finanziarie (dunque da non pagare), era uno dei punti del programma di lotta contro il “Sistema Torino”. Nel corso degli anni questo obiettivo è stato archiviato e al massimo se n’è fatto argomento per dichiarazioni di testimonianza, come la mozione approvata dal Consiglio Comunale il 3 maggio 2017 a favore di un audit pubblico sul debito.

Bando all’illusione che la Giunta Appendino sarà capace di andare oltre perché stando alle direttive dei poteri forti la Giunta Appendino non potrà che andare all’opposto e abbandonare anche le mere azioni di testimonianza. Solo il  movimento delle organizzazioni operaie e popolari della città può fare la differenza. L’azione svolta da un anno a questa parte da Assemblea 21, una rete di organismi popolari che da più di un anno svolge un utile azione di pressione sull’operato della Giunta Appendino, è un buon punto di partenza. Il nuovo passo da compiere è costruire un movimento che ad esempio imponga alla Giunta Appendino, attraverso la lotta e la mobilitazione popolare, che sull’audit del debito si passi dalle parole ai fatti. A cominciare dalla riunione della Commissione di Bilancio del Comune di Torino di lunedì 22 gennaio che è occasione buona per mettere il fiato sul collo.

E’ con lo sviluppo di iniziative e operazioni come questa che a Torino potrà essere rilanciata la lotta per un Amministrazione Comunale al servizio delle masse popolari e non dei poteri forti. Ed è passando per simili battaglie che si può anche combattere la deriva della linea Di Maio in capo al M5S e dare forza alla parte avanzata del M5S fatta dagli eletti, dai militanti e dagli elettori che non si vogliono rassegnare ad un M5S integrato nel teatrino della politica borghese.

Un compagno della sezione di Torino del P.CARC

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