A Roma prende piede lasolidarietà con la Repubblica Popolare Democratica di Corea. Di seguito la mozione di solidarietà discussa nell’assemblea del 21 dicembre alla Casa del Popolo “Giuseppe Tanas” (di seguito, in appendice) e poi sottoscritta da alcuni dei partecipanti all’iniziativa. Un gesto concreto a difesa della resistenza eroica delle masse popolari, del Partito del Lavoro e del governo della RPDC contro la criminalizzazione, l’aggressione e la propaganda di guerra promossa dagli imperialisti. La mozione impegna le forze aderenti a sviluppare il movimento di solidarietà verso la RPDC e contro l’aggressione imperialista.
Allo stesso modo, il 19 e il 20 Gennaio a Cecina e Reggio Emilia si terranno altre due iniziative per discutere della resistenza della Corea del Nord alle minacce degli imperialisti USA e agli insegnamenti che ciò ci trasmette. Alleghiamo in appendice, oltre alla mozione di solidarietà dei compagni romani, anche il saluto del compagno Ulisse, Segretario Generale del CC del (nuovo) PCI all’iniziativa di Cecina, e le locandine di presentazione delle iniziative di Cecina e Reggio Emilia.
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Roma, 21 dicembre 2017
Solidarietà con la Repubblica Popolare Democratica di Corea
I comunisti romani riuniti a Roma giovedì 21 dicembre presso la Casa del Popolo “Giuseppe Tanas”
esprimono solidarietà alla Repubblica Popolare Democratica di Corea.
Combattiamo la campagna di denigrazione e falsificazione contro la RPDC che si accompagna alle minacce reiterate di intervento militare da parte degli imperialisti USA.
Le masse popolari nordcoreane hanno già saputo fare fronte all’aggressione degli imperialisti USA, che nell’occupazione del paese avvenuta tra il 1950 – 53 si sono macchiati di crimini atroci come quelli degli occupanti giapponesi prima di loro.
Oggi i gruppi imperialisti USA vogliono replicare in Corea del Nord le imprese criminali con cui hanno già aggredito militarmente, saccheggiato e smembrato la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia,la Siria.
Siamo al fianco della resistenza della RPDC, del suo governo e del suo popolo,
contro il barbaro tentativo degli USA e degli Stati asserviti a essi, di scatenare una nuova guerra imperialista.
Ci impegniamo a sensibilizzare la popolazione del nostro paese e le masse popolari e spingerle a guardare con più attenzione all’esperienza della Repubblica Popolare Democratica di Corea, a diffondere la verità sugli accadimenti che la riguardano oggi e ieri, con la sua gloriosa storia di resistenza antimperialista.
Ci impegniamo a sviluppare la solidarietà con la RPDC, il suo governo e il suo popolo, contro la propaganda di guerra promossa dagli imperialisti USA che trova sponda anche nell’azione del governo italiano che di recente ha decretato l’espulsione dell’ambasciatore della RPDC nel nostro paese.
Casa del Popolo “Giuseppe Tanas”, Roma
Partito dei CARC, Roma
La Città Futura, Roma
Patria Socialista, Roma
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17 gennaio 2018
Cari compagni,
faccio giungere il caloroso plauso del (nuovo)Partito comunista italiano alla vostra iniziativa di solidarietà con la Repubblica Popolare Democratica di Corea e con il Partito del Lavoro di Corea.
Che iniziative di questo genere si moltiplichino nel nostro paese!
La borghesia imperialista e il suo clero attaccano in mille modi e in ogni campo le masse popolari del nostro paese. Noi diciamo a ragione che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari una guerra di sterminio non dichiarata. Negli ultimi anni ha chiuso centinaia di aziende, altre le sta facendo morire lentamente. Cerca di eliminare tutte le conquiste di civiltà e di benessere che avevamo strappato dopo la vittoria contro il nazifascismo, negli anni in cui il movimento comunista era forte nel mondo. La resistenza che paesi come la Corea, Cuba, il Venezuela, l’Iran e altri, che la Comunità dei gruppi imperialisti indica come “Stati canaglia”, oppongono alle sue pressioni, ai suoi ricatti, alle sue sanzioni e alle sue minacce, rafforza la resistenza delle masse popolari italiane, è un esempio e una lezione, mostra che a determinate condizioni è possibile resistere e che a determinate condizioni è possibile anche vincere. Bisogna quindi far conoscere la loro resistenza su larga scala alle masse popolari del nostro paese e ricavarne insegnamenti per la nostra lotta.
Il governo della Repubblica Pontificia contribuisce all’aggressione dei paesi che resistono. In particolare anche in Italia la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti ha mobilitato il sistema di intossicazione di massa dei giornali, delle televisioni, delle scuole e altri ancora contro la RPD di Corea, il PdL di Corea e il suo Presidente, il compagno Kim Jong Un. Il governo antipopolare di Gentiloni ha dato e dà il suo contributo, impedisce al governo della RPD di svolgere in Italia le normali attività diplomatiche e partecipa alle sanzioni commerciali e finanziarie contro la Corea. Dobbiamo far conoscere e denunciare questo ruolo infame e criminale che la Repubblica Pontificia svolge a livello internazionale, parallelo alla guerra di sterminio non dichiarata che conduce contro le masse popolari italiane e gli immigrati.
I successi raggiunti dalla RPD di Corea confermano che per far fronte con successo alla borghesia imperialista bisogna combatterla senza riserve. Chi ha cercato di parare le minacce dei gruppi imperialisti conciliando con loro, ha fatto una brutta fine. La fine di Gheddafi è una clamorosa lezione.
Per far fronte con successo alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti un governo deve avere l’appoggio delle masse popolari del paese che dirige e mobilitarle senza riserve a basarsi principalmente sulle proprie forze e contemporaneamente collaborare con tutte le forze progressiste e antimperialiste del mondo. Questa è la lezione specifica che ci viene dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea e dal Partito del Lavoro di Corea. È la lezione che sia il (n)PCI sia il Partito dei CARC hanno fatto propria. A chi indica rimedi di buon senso agli effetti della crisi generale in corso, quali rompere con la NATO e con l’Unione Europea, nazionalizzare le banche e riprendere la sovranità monetaria, abolire il debito pubblico e gestire il sistema produttivo nazionale nell’interesse delle masse popolari, noi diciamo che tutto questo è giusto e necessario, ma che per attuarlo ci vuole un governo delle masse popolari organizzate, come il Governo di Blocco Popolare, altrimenti restano parole campate in aria, promesse elettorali. A quelli che ci chiedono come farebbe il GBP a resistere alla pressioni, ai ricatti, alle sanzioni e alle minacce della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, noi diciamo che grazie alla mobilitazione e all’organizzazione delle masse popolari che lo hanno costituito e lo sostengono perché è il loro governo, il GBP sarà in grado di resistere e resistendo aprirà la strada a una lotta di livello superiore che sfocerà nell’instaurazione del socialismo. Proprio questa è la lezione più importante che traiamo dalla resistenza e dalla lotta vittoriosa che la RPD di Corea ha condotto e conduce, benché si tratti di un popolo più piccolo del popolo italiano e con un territorio più ridotto dell’Italia.
Per questo noi comunisti dobbiamo far conoscere alle masse popolari del nostro paese la lotta e le vittorie della Repubblica Popolare Democratica di Corea, diffonderne le lezioni. Per questo la Repubblica Pontificia, la borghesia italiana e il Vaticano, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e gli esponenti della sinistra borghese che si accodano a loro, denigrano in ogni modo l’esperienza della Corea e la linea seguita dal Partito del Lavoro di Corea e dal suo presidente, il compagno Kim Jong Un.
Basarsi sulle proprie forze, combattere senza riserve e osare vincere. Queste sono le lezioni che traiamo dall’esperienza della Repubblica Popolare Democratica di Corea. Sono quelle che abbiamo tirato anche dall’esperienza dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin. Sono quelle con cui abbiamo ripreso la lotta incominciata dal primo Partito Comunista Italiano di cui celebriamo in questi giorni il 97° anno della fondazione a Livorno e non condotta a termine proprio perché il primo PCI non pose a sua guida la concezione comunista del mondo. È imparando dall’esperienza che avanziamo.
Avanti dunque compagni! Il nostro futuro è nelle nostre mani.
Il compagno Ulisse, segretario generale del CC del (n)PCI