[Massa] 21 Gennaio 2018: destinazione Livorno!

La sezione di Massa del Partito dei Carc rilancia l’appello diffuso dal nostro Centro Nazionale a  partecipare alla celebrazione della fondazione del primo Partito Comunista Italiano (21 gennaio 1921) domenica 21 a Livorno alle ore 15:00 (concentramento al Teatro Goldoni, via Carlo Goldoni n.83, Livorno).

L’appuntamento per la partenza collettiva da Massa è fissato per le ore 13.30 presso lo Spazio Popolare di Via San Giuseppe Vecchio 98.

Per info contattare il numero 320.29.77.465 (Rinaldo).

***

Il 21 gennaio 2018 a Livorno celebriamo la nascita del primo Partito Comunista italiano.

Lavoriamo per la rinascita del movimento comunista superando i limiti del vecchio PCI.

Ai compagni e alle compagne militanti e attivisti di qualunque partito e organizzazione del movimento comunista italiano:

Il 2017 si è chiuso, e il 2018 si apre, ponendo l’umanità intera di fronte alla necessità storica di superare il modo di produzione capitalista e aprire la strada a quel futuro per il quale esistono già oggi tutte le condizioni oggettive: il socialismo. Anzi, quanto più questo passaggio indispensabile della storia degli uomini ritarda, tanto più sono distruttive le conseguenze del vecchio regime e gli effetti della sua crisi. Siamo entrati in un’epoca di sconvolgimenti in cui solo due esiti sono possibili: o l’instaurazione del socialismo o la guerra imperialista.

Noi comunisti italiani, come i comunisti degli altri paesi imperialisti, abbiamo il compito e la responsabilità di contribuire alla rinascita del movimento comunista a partire proprio dal punto in cui e dalle cause per cui la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, innescata dalla Rivoluzione d’Ottobre e proseguita nei decenni successivi in tutto il mondo, si è esaurita, senza assolvere al principale dei suoi compiti, quello decisivo: instaurare il socialismo in uno o più paesi imperialisti. Noi comunisti italiani dobbiamo cioè:

comprendere a fondo che il limite ideologico che ha impedito al “più grande partito comunista d’occidente” di instaurare il socialismo sta nell’aver concepito il Partito solo come la più avanzata organizzazione della classe operaia e delle masse popolari che conducono la lotta politica ed economica contro la borghesia in attesa di quando la rivoluzione socialista scoppierà. Il Partito comunista deve invece essere principalmente il depositario ed elaboratore della concezione comunista del mondo e usarla per alimentare la lotta di classe fino a portare lo sbandamento delle classi nemiche e la mobilitazione delle masse popolari aggregate attorno al Partito al punto che queste prendono il potere;

riprendere alla luce del marxismo-leninismo-maoismo il cammino interrotto a causa della direzione dei revisionisti moderni e della debolezza della sinistra del movimento comunista, il cammino attraverso cui la classe operaia mobilitata, organizzata e diretta dal Partito comunista marcia verso il socialismo.

Noi del P.CARC facciamo nostre e rilanciamo le parole che il (nuovo)PCI ha rivolto “a quelli che si dichiarano comunisti, a quelli che vogliono cambiare il mondo, a quelli che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone all’umanità” nel Comunicato n. 14/2017 del 30 dicembre 2017.

“A chi guarda le cose dal punto di vista storico e mondiale, è chiaro che non è la borghesia che ha vinto il movimento comunista, ma è il movimento comunista che non è stato capace di continuare la sua opera ed essa si è quindi esaurita. Non è la borghesia (non è il vecchio mondo) che è forte, è il movimento comunista cosciente e organizzato che deve svilupparsi di più in termini di scienza e di metodi. (…) Alcuni dicono che la borghesia ha vinto. No, compagni! Consapevolmente o meno queste persone portano tra di noi la propaganda della borghesia, portano nel nostro campo una linea disfattista. La borghesia domina nuovamente, come all’inizio del secolo scorso, il corso delle cose nel mondo solo perché la prima ondata della rivoluzione socialista si è esaurita. Ma questa si è esaurita a causa dei limiti del movimento comunista cosciente e organizzato, i limiti che sta a noi superare. (…) Noi in Italia promuoviamo la seconda ondata superando i limiti del primo glorioso Partito comunista, il Partito della Resistenza vittoriosa contro il nazifascismo, sorto più per impulso della prima Internazionale Comunista che per la vittoria della sinistra nella lotta tra le due linee nel movimento socialista del nostro paese. Abbiamo ripreso la linea patrocinata alla fine dell’Ottocento da Antonio Labriola contro quella di Filippo Turati, poi negli anni venti del secolo scorso da Antonio Gramsci contro quella di Amadeo Bordiga: il Partito comunista deve soprattutto essere l’organismo fondato sulla concezione comunista del mondo (l’intellettuale collettivo), l’organismo che la sviluppa e la applica per “far montare la maionese” della lotta di classe. Palmiro Togliatti e la sua cricca di revisionisti e di agenti del Vaticano hanno deviato, corrotto e disgregato quel glorioso Partito fino all’estinzione. I gruppi marxisti-leninisti prima e le Brigate Rosse poi non riuscirono a stroncare la loro azione principalmente perché non avevano assimilato a sufficienza la concezione comunista del mondo. Noi consolidiamo e rafforziamo il nuovo Partito comunista che armato del marxismo-leninismo-maoismo dà forza e direzione alle lotte rivendicative delle masse popolari, alla loro resistenza agli effetti della crisi generale del capitalismo e la fa diventare la forza creatrice di un nuovo paese socialista.

Molte sono le divergenze di opinioni e di comportamenti di fronte al catastrofico corso delle cose che la classe dominante, i suoi governi e la sua pubblica amministrazione impongono nel nostro paese. Ma oggi la discriminante principale che caratterizza noi comunisti è tra chi è deciso a fare delle attività economiche che si svolgono in Italia un unico sistema nazionale di produzione e di distribuzione (e su questa base sviluppare la partecipazione delle masse alla gestione della vita della società, costruire con la loro partecipazione il congruente nuovo sistema di relazioni e di istituzioni sociali, sviluppare la pratica di massa delle attività specificamente umane) e chi invece è per perpetuare l’attuale sistema di tante aziende di produzione e distribuzione gestite ognuna per conto suo dai suoi padroni come più ad essi conviene per guadagnare più soldi, ma mettere qua e là qualche pezza di buon senso ai disastri che derivano dal sistema attuale di produzione e distribuzione, dalle altre relazioni sociali connesse e dalla cultura che ne deriva. Il sistema del meno peggio non ha futuro, non c’è limite al peggio.

Quelli che sono decisi a instaurare un unico sistema nazionale di produzione e distribuzione devono coalizzarsi, costituire un governo e una amministrazione pubblica che riorganizzino tutta la produzione e la distribuzione con questo criterio e trasformino tutte le altre attività perché si svolgano in conformità col nuovo sistema economico pubblico”.

Noi del P.CARC chiamiamo tutti i compagni e tutte le compagne a celebrare il 97° Anniversario della fondazione del PCd’I a Livorno, il 21 gennaio 1921, e a farlo in modo unitario, cioè in modo tale che: le tante bandiere dei comunisti sventolino sotto lo stesso cielo, unite nell’obiettivo di porre fine al capitalismo e fare dell’Italia un nuovo paese socialista; le tante idee di chi si definisce comunista, le “tante divergenze di opinioni e di comportamenti”, come le definisce il (nuovo)PCI, trovino l’ambito di confrontarsi e contrastarsi in un clima di dibattito franco aperto, di fraterno spirito rivoluzionario, di rigoroso metodo per individuare la strada unitaria per l’obiettivo comune; i legami e le relazioni che ogni partito, organizzazione, organismo, aggregato e collettivo ha con la classe operaia e le masse popolari siano valorizzati nello sforzo comune di organizzare una manifestazione popolare.

La storia del movimento comunista nel nostro paese è la storia dei tentativi di costruire il partito che promuove e dirige la rivoluzione socialista. È la nostra storia, collettiva, di cui siamo orgogliosi e da cui impariamo usandone gli insegnamenti e correggendo quegli errori per cui in Italia non abbiamo ancora instaurato il socialismo.

Chiamiamo i circoli e le Sezioni, i singoli militanti dei partiti e degli organismi del movimento comunista italiano a costruire insieme questa mobilitazione.

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