Questa mattina gli operai della Richard Ginori di Sesto Fiorentino hanno occupato la fabbrica per opporsi all’attacco che va avanti da ormai un anno con minacce di trasferimento dell’azienda e 87 lavoratori dichiarati in esubero. Qualunque cosa ne dica Gucci (e i padroni suoi complici in affari e in politica), il suo unico intento è trarre profitto dalla speculazione, non dalla produzione, e condurre la fabbrica più o meno lentamente alla morte. A riprova di questa linea c’è la mancanza, ad oggi, di uno straccio di piano industriale e il continuo ricorso a contratti di solidarietà “concessi” dopo diversi scioperi. Insomma, Gucci vuole fare come in decine e decine di casi simili in Toscana e come stanno facendo per due grandi insediamenti industriali come la Piaggio di Pontedera e l’acciaieria ex Lucchini di Piombino.
Oltre allo smantellamento del tessuto produttivo, per far fronte alla crisi da sovrapproduzione assoluta di capitale in tutti i paesi imperialisti la borghesia si accanisce sulla legislazione del lavoro (Jobs Act, “modello Marchionne”, riforma Fornero, ecc.) e contro quegli operai e delegati sindacali che si organizzano per fare fronte agli effetti delle politiche padronali. Ecco, allora, il dilagare della repressione aziendale, come accade ai Nuovi Cantieri Apuani (NCA) di Marina di Carrara dove un delegato sindacale ha subito tre provvedimenti disciplinari in poche settimane, o all’Hitachi Rail di Pistoia dove tre lavoratori sono stati allontanati arbitrariamente dal posto di lavoro (http://www.linealibera.info/
Dobbiamo essere consapevoli che le aziende sono in crisi perché la società borghese è in crisi, quindi ogni azienda deve diventare (può diventarlo) un focolaio di lotta per costruire l’alternativa economica, politica e sociale allo stato di cose presenti. Oggi il peggiore errore delle organizzazioni sindacali, anche delle migliori e ben intenzionate, è mantenere sulla difensiva milioni di lavoratori, di limitarsi, nel migliore dei casi, a mobilitarli quando il padrone attacca, quando il padrone minaccia di ridurre i posti di lavoro, di delocalizzare o chiudere, di ridurre salari e peggiorare le condizioni di lavoro, di eliminare i diritti conquistati. Ma limitarsi a difendersi, in una fase come questa, vuol dire perdere, votarsi alla sconfitta. Noi diciamo che è necessario far valere la forza della classe operaia e delle masse popolari, non solo per resistere ma anche per costruire un ordinamento economico, politico e sociale conforme ai loro interessi, la società socialista.
Dalla battaglia della Ginori del 2013, ma anche da quella odierna degli operai della Rational di Massa, abbiamo imparato che l’importanza di ogni lotta, ancora più che nei risultati immediati, sta nel contributo che dà alla crescita dell’organizzazione e all’elevazione della coscienza dei protagonisti, gli operai, ed è anche in virtù di questo insegnamento che come Partito dei CARC promuoviamo la linea di costruire Organizzazioni Operaie che lavorino al di là delle sigle sindacali, che dettino i tempi e i metodi della lotta, senza aspettare il sindacato e senza delegare a questo le sorti del proprio lavoro e del futuro dell’azienda; organizzazioni che oltre a “occuparsi” della fabbrica ne escano per legarsi al movimento di resistenza delle masse popolari organizzate del territorio: studenti, disoccupati, immigrati, comitati ambientalisti come le Mamme No Inceneritore, e che facciano propria la linea di imporre un governo d’emergenza, un Governo di Blocco Popolare.
Compagni, di fronte alla crisi del capitalismo sono due le vie opposte:
– quella della borghesia imperialista, del clero e dei loro seguaci e agenti che ricorrono e ricorreranno sempre più a manovre d’ogni genere per fornire più soldi e potere alle banche, alle istituzioni finanziarie e ai grandi capitalisti a discapito degli interessi delle masse popolari alimentando la guerra tra poveri;
– quella delle Organizzazioni Operaie e Popolari che costituiscono un loro governo d’emergenza che realizzi il programma delle Sei Misure Generali e che apra la strada alla rivoluzione socialista nel nostro Paese:
- assegnare a ogni azienda compiti produttivi secondo un piano nazionale: nessuna azienda deve essere chiusa!
- eliminare tutti quelle attività e produzioni inutili e dannosi per l’uomo e per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti: basta con gli avvelenatori, gli speculatori e gli squali!
- assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli in cambio le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società: nessun lavoratore deve essere licenziato o emarginato!
- distribuire i prodotti alle aziende, alle famiglie, agli individui e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, conosciuti e democraticamente decisi: a ogni adulto un lavoro utile, a ogni individuo una vita dignitosa, a ogni azienda quanto serve per funzionare!
- stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi,
- iniziare a riorganizzare le altre relazioni e attività sociali in conformità alla nuova base produttiva.
Questo è il “piano di guerra” che serve alla classe operaia e al resto delle masse popolari per vincere, il piano su cui chiamiamo a discutere e confrontarsi gli elementi avanzati della classe operaia e delle masse popolari, il piano che propagandiamo nelle iniziative a cui stiamo partecipando in questi giorni come, per l’appunto, l’occupazione della Ginori ma anche il presidio davanti ai NCA che va avanti da una settimana contro i licenziamenti di alcuni lavoratori, e che propaganderemo allo sciopero generale del 10 novembre a cui chiamiamo a partecipare gli stessi lavoratori della Richard Ginori.
Compagni, a 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, la rivoluzione socialista è ancora l’unica via per porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia infligge all’umanità per prolungare il suo sistema di dominio. Ebbene, facciamo di queste lotte, dello sciopero generale del 10 e della manifestazione dell’11 novembre a Roma della Piattaforma Sociale Eurostop una mobilitazione per rendere il Paese ingovernabile ai vertici della Repubblica Pontificia e una battaglia nella lotta per imporre il Governo di Blocco Popolare; l’unico che potrà difendere i diritti strappati con la Resistenza antifascista attuando le parti progressiste della Costituzione da sempre disattese a partire da un lavoro utile e dignitoso per tutti, che prenda nelle sue mani la direzione del Paese e li estenda abolendo i debiti e gli interessi verso le banche e la UE, cacciando la NATO (siamo occupati da 116 basi!), abolendo i privilegi della classe dominante: Vaticano compreso.
Questa “scuola di comunismo” farà avanzare, nel nostro Paese, la rivoluzione socialista e spingerà anche gli altri paesi ad avanzare nella rotture del sistema imperialista mondiale e nell’edificazione di nuovi paesi socialisti.
Occuparsi delle aziende, da Cornigliano a Sesto Fiorentino fino a Taranto e Piombino! Nessun posto di lavoro deve essere perso, cacciamo i padroni e chi li spalleggia!
Costruire il Governo di Blocco Popolare per avanzare verso il socialismo, a cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre ancora la soluzione strategica al marasma che ci circonda!