Ancora su sovranità nazionale o sovranità popolare

Lettera aperta alla redazione di Resistenza

Cari compagni, vi scrivo in merito all’articolo “Sovranità nazionale o sovranità popolare“, uscito su Resistenza n.7-8/2017. L’articolo entra in dibattito con quanti, nella situazione di debolezza del movimento comunista, individuano nel ripristino della sovranità nazionale del paese, cancellata dalla globalizzazione, dalla NATO, dall’UE e dall’eurozona, la soluzione al marasma crescente. Tuttavia l’articolo lascia spazio ad equivoci e non esaurisce la trattazione dei compiti dei comunisti in tema di sovranità nazionale.

Anzitutto si tratta della mobilitazione per la difesa della sovranità nazionale del paese come se questa rientrasse, più o meno per intero, nel campo della mobilitazione reazionaria. E’ vero, come riporta l’articolo, che oggi la fazione anti-sistema della classe dominante impugna la bandiera della sovranità nazionale in chiave reazionaria e che la destra reazionaria e fascista (dalla Lega Nord a Casa Pound e dintorni) è l’espressione politica di questa fazione. Questi sono gli arruolatori degli operai e delle masse popolari del nostro paese al carro della borghesia imperialista nella sua guerra per valorizzare e accrescere i propri capitali. Allo stesso tempo è riduttivo sostenere che all’infuori della destra fascista e reazionaria l’obiettivo della difesa della sovranità nazionale riguardi soltanto i sovranisti “che non sono apertamente fascisti” e che solo questi possono essere valorizzati nell’ambito della lotta per il Governo di Blocco Popolare. C’è molto di più. Ci sono centinaia di migliaia tra operai che lavorano in aziende destinate alla svendita, chi vive in territori vicini a basi militari, chi si mobilita contro i patti di stabilità a cui sono sottoposti gli enti locali, i settori delle masse popolari colpiti dagli accordi economici transnazionali, ecc. Sono soggetti di cui l’autore parla ma in maniera evidentemente confusa dall’idea di fondo che chi impugna la bandiera della sovranità nazionale o è fascista o poco ci manca. Così facendo tralascia che sulla sponda opposta della fazione anti-sistema della classe dominante, ci sono larghi settori della classe operaia e delle masse popolari che impugnano a loro volta la bandiera della sovranità nazionale rivolgendola contro la borghesia del nostro paese responsabile della rovina delle loro condizioni di vita e di lavoro e non sbandierandola al suo seguito. I lavoratori Alitalia in lotta per la nazionalizzazione della loro azienda e che a maggio hanno rifiutato a gran voce l’ennesimo piano di licenziamenti, sono la manifestazione più autorevole di come la difesa della sovranità nazionale del paese sia un campo di lotta di classe in cui già spontaneamente si scontrano interessi incompatibili tra di loro. Questa mobilitazione degli operai e delle masse popolari che spontaneamente lottano per la sovranità nazionale ma contrapponendosi alla classe dominante del nostro paese e ai suoi propositi, è il campo largo in cui dobbiamo innestare la nostra azione, campo ben più largo dei soli sovranisti “non apertamente fascisti” di cui parla l’autore. Sia ben inteso che questi ultimi vanno sottratti all’influenza del nemico ma sono di gran lunga un referente secondario per la nostra azione.

La seconda questione attiene all’orizzonte strategico entro cui può essere ristabilita la sovranità nazionale del paese. L’articolo trasmette l’idea che sia sufficiente l’instaurazione del Governo di Blocco Popolare (GBP). Di certo il GBP, strumento per avanzare nella fase attuale nella Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata che instaurerà il socialismo, costituisce anche l’obiettivo immediato per cui lottare per riscattare quanto più possibile la sovranità nazionale del paese che i governi delle Larghe Intese e i suoi predecessori hanno svenduto alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti. Tuttavia il GBP non sarà l’instaurazione del socialismo. L’attuazione delle sue sei misure da un lato implicherà la nazionalizzazione di aziende, la rottura con la NATO, l’UE e la sua eurozona, quindi il ripristino di pezzi di sovranità nazionale del paese ma in maniera inevitabilmente precaria perché la sua azione segnerà l’apertura di una fase di scontro di livello superiore, una situazione di guerra civile che la borghesia e il clero non tarderanno a scatenare di fronte all’azione di un governo che passi sopra ai loro interessi. Quest’ultimo aspetto non è espresso nell’articolo e da l’idea al lettore, che il GBP sia una terza via pacifica al socialismo, la panacea di tutti i mali del capitalismo compresi quelli derivati dalla globalizzazione e dal furto di sovranità nazionale, problemi che potranno essere risolti pacificamente come affermano alcuni “sovranisti” oppure, come affermano altri “sovranisti”, che prima di lottare per il socialismo bisogna lottare per ristabilire la sovranità nazionale. In realtà è solo una volta che avremo fatto dell’Italia un nuovo paese socialista, obiettivo cui concorre oggi la lotta per il GBP, che avremo posto le basi per rendere solida realtà il ripristino della sovranità nazionale del paese. Perché solo con il potere politico saldamente nelle mani dell’avanguardia della classe operaia e delle masse popolari, il Partito Comunista, è possibile affrancare in maniera duratura la sovranità nazionale di un paese dagli interessi tentacolari della Comunità Internazionale come ci insegna l’esperienza della Rivoluzione d’Ottobre di cui quest’anno ricorre il centenario.

Infine, terza ed ultima questione, l’articolo rende l’idea che la sovranità nazionale sia una questione di cui la carovana del (nuovo)PCI si occupa di riflesso al fatto che è una parola d’ordine usata da altri (nella visione ristretta dei “sovranisti non apertamente fascisti” che l’articolo cita). All’opposto la sovranità nazionale delle masse popolari sulle ricchezze e le risorse del paese sarà un ingrediente fondamentale dell’edificazione della società socialista da parte della classe operaia e delle masse popolari (mentre la borghesia imperialista e il suo clero, la gettano a terra in nome della valorizzazione dei loro capitali).

Nel centenario della Rivoluzione d’Ottobre restano valide e dense di significato le parole pronunciate da Stalin al XIX Congresso del PCUS del 14 ottobre 1952 proprio in tema di sovranità nazionale, “Ia borghesia era considerata la guida della nazione: essa difendeva i diritti e l’indipendenza della nazione e li poneva “al di sopra di tutto”. Ora non vi è più traccia del “principio nazionale”, oggi la borghesia vende i diritti e l’indipendenza della nazione per dei dollari.

La bandiera dell’indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto”

A. D. M.

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