[Toscana] No alla morte lenta della siderurgia, passare dalle parole ai fatti e mettersi alla testa della mobilitazione di un paese devastato dalla crisi dei padroni!!! Per un lavoro utile e dignitoso per tutti!

Il governo Renzi-Gentiloni tenta di nascondere il disastro economico e politico in cui versa il paese dietro la propaganda di regime e con la propaganda di guerra, ma queste hanno le gambe corte come tutte le bugie. Quella sulla ripresa in corso o che “l’Italia può crescere più degli altri paesi” è una canzone che non inganna più nessuno e si azzittisce definitivamente quando si mette mano ai numeri, seppure falsati col supporto della stampa di regime. I fatti hanno la testa dura, e lo stato comatoso della siderurgia italiana smaschera questo grande bluff che sindacati e governo cercano di nascondere.

Rebrab vuole disfarsi dello stabilimento e procederà per la sua strada. Sappiamo che è questione di tempo e di tattica. Ogni promessa, tavolo di trattativa e accordo diluisce nel tempo e attenua gli effetti negativi sul territorio e sui lavoratori e le loro famiglie, e quindi su tutta l’economia della Val di Cornia e non solo. Hanno già creato divisioni tra la città e gli operai, tra i lavoratori dell’indotto e gli “interni”, una manovra di divisione in categorie che non aiuta certamente la lotta comune contro il comune nemico. Ma sappiamo che queste sono le carte che i padroni giocano in concertazione coi quei sindacati che alimentano la sfiducia nella possibilità della ripresa della produzione di acciaio a Piombino. Dalla FIOM all’UGL, il tentativo di smorzare la determinazione e la capacità di organizzazione è l’arma principale per confondere la situazione e impedire che gli operai del settore si organizzino e diventino protagonisti della lotta come successo lo scorso 29 giugno, assumendo il ruolo di punto di riferimento locale e nazionale.

Lo sviluppo recentissimo della situazione, con le manovre di governo e degli acquirenti indiani per chiudere gli stabilimenti di Genova e Taranto – questo è il loro obiettivo comune, passando per il massacro del Jobs Act – dimostra che quegli operai della ex Lucchini, organizzati in Coordinamento Art. 1, che hanno la proposto la costruzione di un  Coordinamento Nazionale della Siderurgia avevano più che ragione, e oggi è necessario rilanciarlo con urgenza. E’ un segnale positivo ai lavoratori, al sindacalismo conflittuale, ai sindacalisti onesti ai quali viene limitato o impedito il lavoro al fianco dei lavoratori,  è la strada per invertire il catastrofico corso delle cose.

Sono infatti gli operai che devono occuparsi della pianificazione della produzione, e sostenere la nazionalizzazione delle aziende strategiche (il criterio vale anche per Alitalia e TIM, a cui devono in futuro legarsi) sostenendo un governo che faccia realmente gli interessi delle masse popolari. E’ la via più rapida e meno dolorosa per difendere e rilanciare un settore strategico come quello della siderurgia; dobbiamo essere consapevoli che quella della ex Lucchini, delle Ilva di  Genova e Taranto, della AST di Terni è una battaglia all’interno di una guerra, condotta (per ora) con mezzi economici e politici ma non troppo lontano dal nostro paese (Libia, Siria, Ucraina) la parola è già alle armi. E’ arrivato il tempo di trasformare le giuste parole che si dicono, delle mille iniziative fatte di presidi e volantinaggi, in azioni concrete e affrontare le “loro” regole non solo mettendole in discussione. Qui si tratta di cambiarle, perché come disse Marchionne, “Siamo in guerra”!!! La speranza di coloro che speravano che non fossero toccati da tagli e chiusure, che la chiusura di una fabbrica potesse significare la salvezza dell’altra, svanisce come neve al sole e da Taranto a Genova l’urlo della lotta si alza e grida nelle piazze!!! I lavoratori della siderurgia devono far valere la loro forza, tutti insieme!!!

AST, Ilva, Piaggio, Alcoa, Lucchini, Fincantieri, Electrolux… non si salva niente! I padroni stanno smantellando pezzo dopo pezzo l’apparato produttivo, stanno facendo del nostro paese un cimitero di fabbriche. Le aziende che non chiudono, riducono la produzione. Anche dove si riesce a impedire la chiusura, il ricatto è lo stesso: volete mantenere il posto di lavoro? Allora dovete lavorare di più, a un salario più basso, con meno diritti e in condizioni peggiori: è il jobs act, è la riforma del mercato del lavoro, è lo smantellamento dei diritti, dei contratti collettivi, è la legalizzazione dello sfruttamento, è la guerra tra padre e figlio, operai e studenti (vedi l’alternanza scuola lavoro)!!! E’ la guerra tra la difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro e chi vuole arricchirsi sulla pelle di milioni di lavoratori!!!!

E’ la crisi del sistema capitalista. Non c’è rimedio? Da dove iniziare?

Di tanti discorsi, cifre, numeri, ragionamenti utili come la forchetta per mangiare il brodo che riempiono giornali, telegiornali, direttive sindacali e dichiarazioni contrite e angosciate, la questione vera e insostituibile è che in questo paese occorre subito, d’urgenza, operare con misure straordinarie per garantire a ognuno un lavoro utile e dignitoso. Utile, cioè finalizzato a soddisfare i bisogni delle masse popolari (beni e servizi). Dignitoso, cioè che sia pagato, regolamentato dalle conquiste che le masse popolari hanno ottenuto con le lotte dei decenni passati e che oggi i padroni vogliono cancellare; che sia inquadrato in una produzione compatibile con l’ambiente, con la salute delle masse popolari e con la salute di chi lavora. Sicuro, cioè lavorare non deve più essere una roulette russa in fabbrica come nei cantieri, negli uffici e negli ospedali. Senza la riduzione drastica del numero dei disoccupati nessuno onesto o sano di mente può parlare di ripresa, uscita dalla crisi.

Un posto di lavoro utile e dignitoso per tutti è un obiettivo che certamente  non cade dal cielo, non ce lo regala nessuno, ma nemmeno è una chimera, un’utopia, una cosa “bella e impossibile”; lo dimostra quella Rivoluzione d’Ottobre che celebra il suo Centenario proprio in questi giorni, che ha mostrato la radiosa aurora di una società superiore, che ci fornisce insegnamenti per riprendere quel cammino. Lo dimostrano i mille lavori da fare per mettere in sicurezza i territori, per bonificarli e proteggerli da eventi naturali che diventano calamità non per giudizio divino ma per trascuratezza e sciatteria che discendono dal semplice fatto che non portano soldi nelle tasche di qualcuno.

Lavoro utile e dignitoso è attuare una delle principali parti progressiste della Costituzione antifascista una parola d’ordine e un orientamento che ogni lavoratore cosciente può e deve usare per mobilitare il resto delle masse popolari: chi un lavoro ce l’ha e lo deve difendere da chiusure e delocalizzazioni, dai contratti di solidarietà (spartirsi la miseria mentre chi ci governa guadagna stipendi d’oro, campa con pensioni e vitalizi da nababbi), chi cerca di sopravvivere nella precarietà degli ammortizzatori sociali), i disoccupati, gli inoccupati, chi vive nelle zone d’ombra della precarietà di contratti a progetto e lavoro a chiamata. Oppure diventeremo terreno di conquista per la propaganda reazionaria e razzista, una manovra in cui sguazzano i fomentatori della guerra fra poveri e alcuni sindacati che invece di unire, dividono.

Questa è la strada per invertire il catastrofico corso delle cose, sono gli operai che devono occuparsi dello stato della produzione e spingere alla nazionalizzazione delle aziende un governo diretto e organizzato dalla classe operaia. E’ la via più rapida e meno dolorosa per difendere e rilanciare un settore strategico come quello della siderurgia; dobbiamo essere consapevoli che quella della ex Lucchini, delle Ilva di  Genova e Taranto, della AST di Terni è una battaglia all’interno di una guerra, condotta (per ora) con mezzi economici e politici ma non troppo lontano dal nostro paese (Libia, Siria, Ucraina) la parola è già alle armi.

Esiste un’alternativa e cambiare il corso delle cose è possibile. Sono i lavoratori organizzati e il resto delle masse popolari che lo possono fare, con un loro Governo d’Emergenza Popolare che rimedi da subito almeno agli effetti più gravi della crisi applicando misure di emergenza e avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista: l’umanità ha urgente bisogno di una società socialista. Il Governo di Blocco Popolare e il socialismo non solo sono possibili, ma anche necessari per fermare il corso disastroso delle cose fatto di miseria, devastazione dell’ambiente e guerra e invertire la rotta, costruendo una società dove non esistono esuberi, dove i giovani hanno una prospettiva concreta, dove tutti hanno un ruolo e condizioni di vita dignitose.

Continuiamo a rimboccarci le maniche, come sempre, lavoriamo per unire quello che i padroni e i loro governi vogliono dividere!

Diamoci da fare perché il futuro nostro e dei nostri figli dipende da noi!

Rilanciare il Coordinamento Nazionale della Siderurgia contro il fronte della classe dominante che vuole fare di Piombino l’ennesimo cimitero industriale del nostro paese!

Federazione Toscana del Partito dei CARC

federazionetoscana@gmail.com    FB: Partito dei CARC Toscana

cell. 3331065972

 

 

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