Rilanciamo l’articolo pubblicato su La Riscossa, organo di stampa del Partito Comunista di Marco Rizzo, il giorno 29 Settembre 2017. L’articolo parla dell’approvazione da parte del consiglio comunale di Soragna (Parma) di una mozione che vedrà l’amministrazione comunale chiedere al governo la messa a punto di leggi contro “l’apologia di comunismo”, ossia contro chiunque esponga il simbolo della falce e martello, si dichiari apertamente comunista e/o in una certa misura propagandi i contenuti e le immagini relative al “partito comunista”. L’articolo si concentra nel mettere in luce da parte del Partito Comunista di Rizzo alcuni aspetti di critica nei confronti dell’amministrazione, che a fronte dello sfascio in cui versa il paese pensa a perseguire i comunisti piuttosto che a rompere, ad esempio, col patto di stabilità e utilizzare i soldi trattenuti dallo Stato per utilizzarli negli interessi delle masse popolari. Si concentra ancora sull’alimentare l’indignazione verso il tentativo di “l’equiparazione” tra fascisti e comunisti e verso il tentativo di insabbiare la gloriosa storia del movimento comunista. Tutto ciò è sicuramente giusto, ma ci interessa focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti secondo noi principali rispetto a tutto il resto: aspetti che mettono al centro non tanto il ruolo della borghesia e le sue malefatte, la sua azione anticomunista. Prendendo spunto da questo episodio ci preme riflettere su alcune questioni che riguardano la repressione dei comunisti e l’azione della Borghesia Imperialista nei loro confronti. La borghesia attraverso i suoi apparati repressivi conduce un sistematico e sofisticato sistema di controllo e schedatura dei comunisti, conduce intimidazioni, azioni legali individuali o verso le organizzazioni e tutto quanto può mettere in campo, di legale e illegale, per frenare la rinascita del movimento comunista (vedi, ad esempio, l’ottavo Procedimento Giudiziario aperto il 30 settembre 2003, contro alcuni dei maggiori dirigenti di organismi appartenenti alla carovana del (nuovo)Partito comunista italiano dal PM Paolo Giovagnoli, con l’accusa di associazione sovversiva, tentativo attraverso il quale il PM Paolo Giovagnoli e la sua cricca ha provato a creare i precedenti per mettere fuori legge i comunisti. La battaglia legale e politica è stata vinta nel 2012 dalla Carovana del (nuovo) PCI con la piena assoluzione). Nella storia della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale la borghesia ha messo però fuori legge i comunisti nei paesi imperialisti in condizioni ben specifiche, che si possono sintetizzare in una fase di crisi acuta e di tendenza alla guerra molto marcata e soprattutto (aspetto decisivo) a fronte di un movimento rivoluzionario forte. Il fascismo e la successiva messa fuori legge dei comunisti è stata la risposta al Biennio Rosso e al PCI di Gramsci, ma ciò non ha impedito al vecchio PCI di ricostituirsi e di guidare la Resistenza Partigiana. I comunisti oggi non devono stupirsi quindi di simili provocazioni o dei tentativi della borghesia di sabotare, boicottare, fermare la rinascita del movimento comunista. Piuttosto, il ragionamento che vogliamo stimolare è su cosa devono fare i comunisti per prevenire l’azione deterrente della borghesia, e proponiamo la lettura del seguente articolo: La settima discriminante. Quale partito comunista?
***
Vietare il comunismo? La Lega ci prova a Soragna (PR). I comunisti: «Nessuna equiparazione con fascisti, pronti a mobilitarci»
La notizia è già rimbalzata su giornali e media nazionali. Il Consiglio Comunale di Soragna, paese di poche migliaia di abitanti in provincia di Parma, vuole mettere al bando il comunismo. È questo l’obiettivo della singolare mozione presentata in Consiglio dal gruppo della Lega Nord, approvata lo scorso 26 settembre. Nella cittadina che fu teatro dell’eccidio di Soragna, che vide cinque morti per rappresaglia da parte delle Brigate Nere nel marzo del 1945, il problema della Lega Nord sembrano essere i comunisti.
Nel testo del documento si impegna il sindaco Salvatore Iaconi Farina ad “avanzare al Governo la richiesta di perseguire penalmente con pene severe per chiunque propagandi «le immagini o i contenuti propri del Partito Comunista, ovvero le relative ideologie». Si specifica poi che andrebbe punita anche la «riproduzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia e la gestualità».
Un obiettivo ambizioso, ma a quanto pare fanno sul serio. Il documento cita la legge Fiano, richiama la tesi degli opposti estremismi e si avventura, o tenta di farlo, in analisi di carattere storico e addirittura nella politica internazionale. Si legge testualmente che «il Partito Comunista ha cagionato la morte di oltre 100 milioni di persone», e subito dopo: «ancora oggi il Partito Comunista in molti paesi del mondo è sinonimo di feroci dittature o deboli democrazie». Si cita come esempio il Venezuela, che per la verità, indipendentemente da ogni opinione politica, è difficilmente qualificabile come “dittatura comunista” (i comunisti hanno solo 2 deputati nel parlamento venezuelano) …ma i leghisti di Soragna non lo sanno. Dulcis in fundo: «anche nel nostro Paese tutti i gruppi antagonisti si rifanno a tale ideologia». Una stoccata ai temibili “black bloc” di Soragna, o un sincera preoccupazione per la sicurezza nazionale? Non ci è dato sapere.
La notizia, rilanciata dai principali media nazionali, è stata accolta con atteggiamenti contrastanti. Si scatena già il web e spuntano su Facebook pagine satiriche come quella del “partito comunista clandestino di Soragna”. Ma c’è anche chi ci crede e punta a uscire dai confini del paese di provincia. È il caso di Reggio Emilia, dove è stata depositata una mozione analoga a quella di Soragna presso il Consiglio Comunale, in attesa di essere calendarizzata.
Numerose le voci di condanna, che hanno messo in dubbio la necessità o anche la costituzionalità di un provvedimento del genere. Fra tutte spicca la risposta del Partito Comunista, che in un comunicato ha condannato duramente la mozione leghista, definendo una «provocazione inaccettabile» l’equiparazione fra fascismo e comunismo per chiedere un provvedimento “speculare” alla legge Fiano. Cercare di imporre questa equazione, secondo il PC, «significa riscrivere la storia, mettere sullo stesso piano chi ha lottato per la conquista del potere da parte dei lavoratori con chi ha difeso più conseguentemente il potere delle banche dei grandi gruppi industriali e agrari. Significa porre sullo stesso piano chi ha cercato di imporre l’oscurità su tutta l’Europa e chi invece ha distrutto storicamente quel tentativo, pagando il prezzo altissimo degli oltre 20 milioni di morti causati dall’aggressione nazista all’URSS e del sacrificio di centinaia di migliaia di militanti dei movimenti di liberazione in cui i comunisti hanno giocato un ruolo fondamentale, come fatto dal Partito Comunista durante la Resistenza in Italia».
Il Partito Comunista attacca anche il DDL Fiano, che definisce “ipocrita” e “legge spot”, che «viene usata dal PD nell’ambito di una strategia complessiva per cercare di mantenere una presa sul suo elettorato. Mentre il PD e il suo governo portano avanti sempre nuove misure antipopolari e regalano miliardi alle banche, spostano a destra la posizione sull’immigrazione e vedono alcuni loro esponenti sostenere la necessità di una legge contro il diritto di sciopero, cercano di presentarsi come una forza antifascista per mantenere una qualche maschera di sinistra”. Per i comunisti “il fascismo non si sconfigge per decreto, in questo modo anzi lo si rinforza e si apre solamente ad operazioni di equiparazione e richiesta quindi di misure “speculari” orientate a colpire invece i comunisti e la lotta dei lavoratori».
Secondo il PC esiste un «profondo legame tra anticomunismo e imposizione di misure e leggi antipopolari», e «la criminalizzazione delle esperienze socialiste del XX secolo è la criminalizzazione dell’idea che ci possa essere un’alternativa al capitalismo». La risposta non risparmia un affondo a PD e Lega Nord, accusate di essere entrambe “al servizio del grande capitale»: se il PD vara “misure antipopolari” e propone restrizioni del diritto di sciopero, la Lega propone di mettere fuori legge le organizzazioni “che si pongono l’obiettivo di lottare contro le misure antipopolari e per il potere ai lavoratori e contro le idee che danno forza, coscienza ed organizzazione alle lotte».
Il Partito Comunista ha quindi annunciato mobilitazioni popolari per ottenere il ritiro della mozione e, si legge sempre nella nota, anche possibili azioni legali. I comunisti hanno lanciato un invito al Consiglio Comunale di Soragna affinché si esprima «con la stessa animosità contro le misure antipopolari che vengono approvate dal governo, e che sono stati approvate in passato da governi tanto di centrosinistra quanto di centrodestra. Chissà che la giunta sia pronta a dare battaglia contro il Patto di Stabilità imposto ai comuni su direttiva dell’Unione Europea, che è la causa di molti problemi e mancanze di servizi per i cittadini della loro cittadina, ed essere conseguente nei confronti dei partiti di appartenenza».