Il 23 settembre si è svolta a Torrita di Siena la manifestazione “Orgoglio Comune” contro la fusione forzata dei piccoli comuni da parte del governo centrale. Tra i promotori dell’iniziativa l’Associazione Nazionale Piccoli Comuni Italiani, Comuni Dimenticati, Comitato NO fusione Torrita di Siena – Montepulciano, Società dei Territorialisti e alcuni sindaci, toscani e non. I promotori impugnano l’articolo 5 della Costituzione che recita: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
I promotori, in un comunicato congiunto, scrivono: “negli ultimi anni abbiamo purtroppo assistito a fusioni dei Comuni imposte dall’alto, a fusioni forzate fatte contro la volontà popolare espressa nei referendum regionali, alla presentazione in Parlamento di progetti di legge per imporre le fusioni forzate dei Comuni, ad iniziative regionali tese alla cancellazione dei Comuni. Nel 2016, fu presentato un disegno di legge, (DDL Lodolini), che prevedeva la fusione per legge dei Comuni sotto i cinquemila abitanti, provvedimento ritirato grazie alla mobilitazione dei Comuni, dei Sindaci, dei Cittadini e dei Comitati culminata con la manifestazione di Volterra del 12 Marzo 2016.
L’8 Marzo 2017 al Senato è stato presentato un disegno di legge, DDL S. 2731, che prevede la fusione forzata entro il 2020 dei Comuni con popolazione inferiore ai diecimila abitanti. Il 31 Gennaio alla Camera è stata presentata una proposta di legge 4263, “Delega al Governo per la revisione delle norme sull’ordinamento degli enti locali e altre disposizioni di semplificazione e incentivazione in materia di autonomie comunali e loro gestioni associate”; sempre nella deprecata ottica di eliminare le storiche ed efficienti identità locali. Parlamento e Regioni fanno a gara per limitare l’autonomia dei piccoli Comuni, allontanare le istituzioni dai territori, riducendo la rappresentanza democratica e favorendo l’accentramento del potere e dei servizi. Bisogna evitare danni irreversibili, fermare l’attacco ai comuni, alla rappresentanza e alla democrazia. Le fusioni dei Comuni, dettate da politiche di taglio della spesa pubblica, non fanno gli interessi dei Cittadini, ma servono esclusivamente per tagliare la rappresentanza democratica, allontanare i cittadini dalle istituzioni, tagliare i servizi e marginalizzare i territori. Le fusioni sono solo funzionali agli interessi di alcuni partiti, alle aspirazioni politiche e all’arrivismo di certi politici locali. I piccoli e medi Comuni italiani, che rappresentano il 90% di tutti gli enti comunali, sono costantemente sotto un prepotente e ingiustificato attacco, frutto di una visione dirigista e neocentralista”.
La fusione dei comuni è una misura che permette al governo centrale di bypassare le amministrazioni locali e agire dall’alto negli interessi dei vertici della Repubblica Pontificia, basti solo pensare alle cosiddette “grandi opere”: trivellazioni, cementificazione, ecc. alle quali le comunità locali si oppongono, in certi casi costituendo un intralcio significativo per le speculazioni e la devastazione ambientale.