[Internazionale] Conferenza di Amsterdam per la Celebrazione del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre: l’intervento del P.CARC

Il 24 e 25 settembre si è tenuta ad Amsterdam una Conferenza per la Celebrazione del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre, a cui il Partito dei CARC ha partecipato con una sua delegazione. Sono intervenuti partecipanti in rappresentanza di 27 organizzazioni e 23 paesi, da Nepal, Belgio, Canada, Repubblica Popolare Cinese, Danimarca, Ecuador, Francia, Germania. Indonesia, Irlanda, Italia, Kurdistan, Molucche, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Perù, Filippine, Turchia, Regno Unito, USA, Venezuela e Zambia.

Oltre al P.CARC, erano presenti tra gli altri esponenti di Fronte Nazionale delle Filippine (NDF), Lega Internazionale dei Popoli in Lotta (ILPS), Partito Marxista Leninista di Germania (MLPD), Partito Comunista Marxista Leninista (MLKP) di Turchia e Nord Kurdistan, Red Party della Norvegia, Partito Comunista maoista di Francia, Partito Comunista del Nepal. Hanno partecipato dall’Italia Fronte Popolare, Rete dei Comunisti, Proletari Comunisti. Il (nuovo)PCI ha inoltrato un suo contributo.

La Conferenza è stata importante come occasione per aprire la strada alla consapevolezza che il movimento comunista sta rinascendo, perché può contare su un pensiero di livello più elevato, il marxismo leninismo maoismo.

 “I partiti rivoluzionari e i gruppi embrionali di partito più risoluti e militanti sono quelli guidati dalla teoria del marxismo leninismo maoismo. Sono in vari paesi industriali capitalisti e in paesi sotto sviluppati. Sono i meglio motivati e i meglio attrezzati ideologicamente per portare avanti la rivoluzione proletaria mondiale, combattere le campagne controrivoluzionarie e antisocialiste dell’imperialismo, del revisionismo e di altre correnti controrivoluzionarie.” (Josè Maria Sison, Relazione introduttiva alla Conferenza, 23 settembre, in http://www.ilps.info/en/2017/09/23/uphold-the-validity-of-the-great-october-socialist-revolution-fight-to-defeat-imperialism-and-advance-the-proletarian-revolution/)

I compagni della delegazione del Partito dei CARC hanno letto il contributo che è stato inviato dal (nuovo)Partito comunista italiano, che è stato ripreso ed esteso nel Comunicato del Comitato Centrale del Partito 12/2017 (27 settembre 2017), dove si indicano in modo chiaro gli insegnamenti che la Rivoluzione d’Ottobre ci dà per avanzare, cioè, nel nostro caso, per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Hanno quindi portato un contributo dove spiegano le ragioni per cui nel movimento comunista si sono imposti i revisionisti moderni (in Russia, Kruscev e i suoi successori, in Italia, Togliatti e i suoi successori). Questo contributo è quello che alleghiamo, e che proponiamo di pubblicare alla Agenzia Stampa del Partito.

Intervento del Partito dei CARC alla Conferenza per la Celebrazione del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre

Amsterdam, 23 settembre 2017

Cari compagni,

vi salutiamo tutti e ringraziamo i compagni che hanno organizzato questa conferenza. Ci stanno dando la possibilità di celebrare il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre con diversi compagni del Movimento Comunista Internazionale, e in particolare con i comunisti dei paesi imperialisti. In particolare siamo interessati a sviluppare il dibattito con loro. E’ il dibattito che attiene al compito di fare la rivoluzione in un paese imperialista, un obiettivo ancora non raggiunto nel Movimento Comunista Internazionale.

Fare la rivoluzione nel proprio paese è per i comunisti dei paesi imperialisti e per i loro partiti il miglior modo di costruire la rivoluzione socialista a partire dall’eredità della Rivoluzione d’Ottobre, e avanzare sul sentiero che Lenin e Stalin hanno tracciato e spianato. È certamente il miglior modo di celebrare il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Stalin lo disse nel migliore dei modi con le parole che cito: “Di cosa hanno bisogno i proletari per vincere in Occidente? Prima di tutto di avere fiducia nelle proprie forza, di comprendere che la classe operaia può fare a meno della borghesia, che la classe operaia non è capace solo di demolire il vecchio, ma anche di costruire il nuovo, di costruire il socialismo. Tutte le attività della socialdemocrazia consistono nell’infondere scetticismo alla classe operaia, sfiducia nella propria forza, sfiducia nella possibilità di vincere con la forza contro la borghesia. Tutta la nostra attività, tutto ciò che abbiamo costruito significa questo: convincere la classe operaia dei paesi capitalisti che la classe operaia può fare a meno della borghesia e di costruire una nuova società con la propria forza. (…)

E una volta che i lavoratori dei paesi capitalisti avranno acquisito la completa fiducia nella propria forza, saremo sicuri che quella sarà l’inizio della fine del capitalismo ed il segno della certezza della vittoria della rivoluzione proletaria” (Rapporto politico del Comitato Centrale, 18 dicembre 1925)

Secondo Stalin, perciò, la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti era possibile, necessaria e direttamente connessa al lavoro per costruire il socialismo in Unione Sovietica. Lenin pensava lo stesso. Il Partito dei CARC e il (nuovo) Partito Comunista Italiano sono d’accordo con loro, e pensano che fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista era possibile a quei tempi ed è possibile anche ora. Perciò oggi lavorano per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Siamo qui per discutere dei fattori che hanno permesso l’ascesa del revisionismo. Siete d’accordo con Lenin e Stalin, che fare la rivoluzione socialista in qualche paese imperialista era possibile? Se lo siete, siete anche d’accordo che non averla fatta ha indebolito il lavoro di costruzione del socialismo. Questo ha indebolito la sinistra nei partiti che dirigevano i primi paesi socialisti e ha rafforzato la destra, coloro che sarebbero diventati i dirigenti revisionisti. In effetti, questo è il principale fattore esterno della deviazione nei primi paesi socialisti, assieme al massacro del fior fior dei comunisti tra i 20 milioni di caduti nei quattro anni di aggressione nazista.

Il principale fattore interno fu che la sinistra non comprese come la lotta di classe nei paesi socialisti continua: la nuova borghesia si forma tra i dirigenti del partito comunista, dello stato, dell’economia e delle altre istituzioni sociali. Nel  Partito Comunista (bolscevico) dell’Unione Sovietica esistevano due linee e due schieramenti, una sinistra e una destra. La sinistra comprendeva quelli che volevano aprire una nuova strada e costruire un nuovo ordine sociale, la destra comprendeva chi promuoveva le vecchie soluzioni alle nuove sfide che l’edificazione del socialismo faceva emergere, le soluzioni capitaliste. Senza dubbio la sinistra condusse una lotta senza sosta contro la destra. Stalin lo fece contro Trotzky, Bucharin, Zinoviev e altri. Tuttavia la sinistra non ebbe una comprensione materialista-dialettica della lotta di classe nella società socialista né della lotta tra due linee nel partito. Agirono spesso alla cieca, con una mentalità metafisica, quindi non furono in grado di impedire alla destra di prendere il potere al XX° Congresso del PCUS nel 1956.

Non svilupparono abbastanza la concezione comunista del mondo, la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, la teoria che fu la base per la strada della vittoria del partito di Lenin e dei suoi compagni in Russia dal 1903 al 1917. Quella teoria era lo sviluppo del marxismo, e stante il contributo di Lenin, è stata chiamata marxismo-leninismo. Guidato da questa teoria, il movimento comunista si espanse e si diffuse enormemente in tutto il mondo. Tuttavia questo non è bastato per impedire ai revisionisti di prevalere, e neanche per fare la rivoluzione socialista in alcun paese imperialista, nonostante l’eroismo e i sacrifici di tante persone. Quello che mancò fu lo sviluppo della scienza, non la mancanza di dedizione, di volontà, passione o eroismo.

Il Partito dei CARC quindi condivide quello che il (n)PCI afferma: dobbiamo sviluppare la scienza per vincere, per sconfiggere la borghesia imperialista ed i revisionisti, che sono i suoi portavoce all’interno della classe operaia e all’interno del suo partito comunista.

Mao sviluppò questa scienza, che era il marxismo-leninismo e divenne quindi marxismo-leninismo-maoismo. Il maoismo apportò diversi contributi importanti per l’avanzamento del pensiero comunista. Due di questi furono quelli di cui abbiamo parlato sopra: uno è quello per cui nei paesi socialisti la borghesia va cercata nel partito, nello stato, nell’economia e nelle altre istituzioni sociali, e l’altro è quello per cui la lotta tra due linee deve essere portata avanti come strumento per difendere il partito dall’influenza della borghesia e per svilupparlo. Abbiamo detto prima che la sinistra del movimento comunista nei paesi socialisti non ha elaborato principi scientifici su questa materia, e quella fu la motivazione per cui non riuscirono ad impedire la presa del potere dei revisionisti. Quindi, il maoismo, con i suoi due contributi, ci pone in grado di comprendere la ragione dell’ascesa dei revisionisti.

L’altro fattore che aprì la strada al revisionismo nei primi paesi socialisti fu che non ci fu alcuna rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. Questo era un compito che solo i partiti comunisti dei paesi imperialisti e i loro dirigenti potevano attuare. Il maoismo diede un ulteriore contributo che permise ai comunisti dei paesi imperialisti di fare la rivoluzione socialista. Il (n)PCI lo dice nel suo intervento: la rivoluzione socialista non scoppia, ma si costruisce, è fatta come una guerra, una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Tutte le rivoluzioni vittoriose che ci sono state finora hanno seguito questa strategia, a partire da quella promossa in Russia dal Partito di Lenin, in particolare tra il 1903 e il 1917. Mao Tse tung è stato il primo che oltre a praticarla l’ha anche teorizzata, sulla scia di Engels che nel 1895 aveva abbozzato questa teoria.

La definizione scientifica della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata data dal maoismo è coerente con Engels, che nel 1895 disse che la rivoluzione socialista non è una insurrezione spontanea delle masse popolari della quale i comunisti prendono la direzione, ma è un processo che deve essere portato avanti dalla classe operaia e dal suo partito all’interno della società dominata dalla borghesia. Anche Antonio Gramsci era d’accordo con Engels e con Mao Tse-tung. Disse chiaramente che la rivoluzione socialista doveva essere fatta come una guerra (una guerra di posizione, disse) e criticò tutti quei dirigenti comunisti che dicevano che la rivoluzione socialista era una insurrezione (principalmente Trotzky, ma anche Rosa Luxemburg). “Aspettare lo scoppio della rivoluzione è passività” disse Gramsci. È come fare quello che facevano quelli che appartenevano alle classi oppresse quando credevano nella giustizia divina e alla provvidenza, disse. Diventare rivoluzionari significa diventare attivi e costruire la rivoluzione per il socialismo, conducendola con la teoria rivoluzionaria, una scienza che solo i comunisti possono elaborare e solo la classe operaia può assimilare, e che il nemico di classe non è capace di comprendere. Questo è il pensiero di Gramsci in merito alla strategia della rivoluzione socialista.

Come ho detto prima, la rivoluzione socialista è possibile ovunque, anche nei paesi imperialisti. Ogni partito in un paese imperialista può fare la rivoluzione nel proprio paese. Se non la fa, significa che non è in grado di farla, e non che non può farla. Significa che la sua concezione è errata. Se un partito aspetta l’arrivo della rivoluzione, se aspetta l’arrivo della rivoluzione dall’esterno, se aspetta che la rivoluzione scoppi nello stesso momento in tutto il mondo, quello che fa è sbagliato. Le condizioni oggettive per la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti esistono da oltre un secolo, secondo Lenin e Stalin. Nessuna rivoluzione può essere importata in alcun paese imperialista. Una rivoluzione mondiale istantanea è un non-sense: la rivoluzione mondiale può avvenire come combinazione delle rivoluzioni proletarie in diversi paesi, poiché ogni paese è differente e necessita di tempi e modi differenti. Questa è un’altra delle lezioni che impariamo dalla Rivoluzione d’Ottobre, che non sarebbe stata fatta se i dirigenti comunisti avessero aspettato la rivoluzione mondiale.

In Italia la classe operaia e le masse popolari si stanno organizzando spontaneamente. Creano organizzazioni operaie e popolari per far fronte agli effetti più gravi della crisi, lottando per i diritti degli operai, di tutti i lavoratori, donne, giovani, studenti, per difendere la Costituzione, per la difesa dell’ambiente, per far fronte agli effetti dei terremoti, delle inondazioni ed altri disastri che lo Stato della borghesia non fa niente per impedire. Queste organizzazioni hanno bisogno di un governo che dia forza di legge a quanto stanno facendo. Sarà un governo d’emergenza, imposto dalle masse popolari alla borghesia imperialista e al Vaticano. Ci sono le condizioni oggettive per questo tipo di governo, e i partiti e organizzazioni che condividono la strada per la rivoluzione socialista tracciata dal (n)PCI, tra essi il Partito dei CARC, stanno lavorando per creare le condizioni che lo rendono possibile.

Oggi creare queste condizioni in Italia significa fare la rivoluzione socialista. Questo governo resterà un governo che sarà diretto anche da elementi della borghesia. Tuttavia, permetterà alla classe operaia e al suo partito comunista di attuare la strategia per la rivoluzione socialista in una posizione migliore, di combattere la guerra in una posizione più avanzata verso il completamento della rivoluzione socialista, l’instaurazione della dittatura del proletariato.

Tutti questi argomenti che stiamo illustrando qui sono nuovi, e non è possibile sintetizzarli in un unico intervento.

Li illustreremo volentieri in dettaglio a chiunque voglia discuterli con noi. Stiamo anche sperimentando quello che diciamo nella lotta di classe in corso in Italia. Vogliamo vincere il prima possibile, non solo per farla finita con l’oppressione della borghesia imperialista e del Vaticano nel nostro paese, ma anche per contribuire alla nuova ondata di rivoluzioni proletarie che sta crescendo e per onorare tutti i comunisti che hanno combattuto nello scorso secolo, in Italia e altrove.

Viva la Rivoluzione d’Ottobre!

Viva il Movimento Comunista Internazionale!

Facciamo dell’Italia un nuovo paese socialista!

Partito dei CARC – Settore delle Relazioni Internazionali

 

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