[Napoli] Sull’incendio del campo Rom di Scampia e la costruzione di un nuovo modello di società

Comunicato della Segreteria Federale Campania del Partito dei CARC del 14 settembre 2017

Sull’incendio del campo Rom di Scampia e la costruzione di un nuovo modello di società

Lo scorso 27 agosto nel quartiere di Scampia sono divampate le fiamme di un incendio doloso che ha distrutto quasi completamente il campo Rom di via cupa Perillo. Alla notizia dell’incendio i comitati popolari e le associazioni di Scampia si sono mobilitati a sostegno di questi uomini, donne e bambini sotto attacco. Immediatamente gli stessi abitanti del campo hanno raccontato di collaborare da mesi con il Comune contro chi in quel campo da anni ci sversava i rifiuti con prepotenza e noncuranza, indicando tali soggetti come autori o mandanti dell’incendio.

Da qualche mese i Rom di Scampia insieme ad altri abitanti del quartiere hanno costituito il “Comitato Abitare Cupa Perillo”. Con il comitato è cominciato un processo di discussione collettiva e di ragionamento attorno al tema del diritto alla casa e al lavoro per tutti, come elementi imprescindibili per una vita utile e dignitosa. Un processo che si unisce al lavoro fatto nel quartiere soprattutto dai comitati di lotta come il Comitato Vele che da anni porta avanti la lotta per la casa, a quello del Cantiere 167 o del Comitato dei Disoccupati di Scampia per la riqualificazione dell’intero quartiere e per un lavoro utile e dignitoso per tutti, ma anche da quanto svolto dalle varie associazioni, sia laiche progressiste che della parte più a sinistra della comunità cattolica, per l’integrazione e il sostegno alle parti più emarginate.

Questo sommovimento in termini di protagonismo e partecipazione popolare nel quartiere ha generato più di qualche problema alla mobilitazione reazionaria, animata principalmente dalla criminalità organizzata, gruppi politici della destra storica e pezzi di potere politico nazionale e del Vaticano. La chiusura del campo Rom, gli affidamenti della gestione dei campi, l’impunità per i traffici illegali che in essi si possono sviluppare e la manovalanza a basso costo dei “disperati” che li abitano, sono un mondo da cui tutte queste componenti possono attingere a piene mani per speculare e portare avanti i propri traffici.

Gruppetti di estrema destra hanno subito affisso dei manifesti di odio verso i Rom, mentre i gruppi criminali del quartiere hanno lanciato segnali di attenzione rispetto alla faccenda. L’agitarsi di questi vigliacchi è testimonianza della loro paura, delle loro difficoltà e dell’avanzamento che la mobilitazione rivoluzionaria sta avendo su questo territorio. I comitati popolari di Scampia, infatti, stanno facendo un lavoro enorme contro il degrado di cui è colpevole lo Stato e tutti i suoi poteri pubblici, illegali e occulti (dalla criminalità organizzata, ai capitalisti nazionali e internazionali fino agli interessi del Vaticano).

Anche i militanti di estrema destra che si agitano contro i Rom in questi giorni non sono altro che espressione dei padroni e della loro classe. Essi puntano a interrompere il protagonismo e la partecipazione che gli abitanti del quartiere stanno costruendo, per nascondere l’identità del vero nemico (padroni, affaristi, speculatori ecc.) e portare le masse popolari a essere burattini in mano agli oppressori. La mobilitazione reazionaria ha senso solo se c’è una mobilitazione rivoluzionaria e mostra i denti soprattutto laddove si sviluppa il protagonismo delle masse popolari e si manifesta chiaramente l’inadeguatezza dello Stato della borghesia.

Le ronde popolari notturne per impedire le affissioni di manifesti contro la comunità Rom sono una prima prova della fermezza e forza delle masse popolari più coscienti e organizzate di Scampia. Tutto il quartiere e tutte le organizzazioni operaie e popolari della città devono stringersi attorno a questo modello di protagonismo e partecipazione popolare nel gestire la vita collettiva come Nuove Autorità Pubbliche: autorità che non chiedono ai padroni e alle loro istituzioni di risolvere i problemi ma si organizzano e coordinano per farlo dal basso.

Il sindaco De Magistris ha dichiarato più volte di essere dalla parte di queste esperienze e di voler contrastare la mobilitazione reazionaria e l’oppressione degli ultimi con la produzione di ordinanze di sequestro di beni pubblici abbandonati per riconsegnarli al popolo, il quale ne avrebbe deciso l’uso in forma assembleare. Visti gli ultimi sviluppi e visti i limiti complessivi dell’Amministrazione nella gestione dei campi Rom in città oltre a esprimere giustamente solidarietà alla comunità Rom di Scampia, il Sindaco potrebbe ora dire alla città a che punto sono tali provvedimenti (annunciati per contrastare l’infame decreto Minniti) ed eventualmente quali sono le difficoltà incontrate nella loro promulgazione in modo da alimentare la mobilitazione popolare e il sostegno alla promulgazione di atti, delibere e provvedimenti giusti che vanno nell’interesse delle masse popolari.

L’amministrazione di Napoli potrà così rompere ulteriormente con il potere centrale. Questo oggi indicano i comitati, pur consapevoli che nell’amministrazione esistono due anime che si scontrano: quella che vuole il cambiamento e quella che lo frena. Solo affidandosi alle indicazioni dei comitati popolari l’amministrazione può avere una bussola e certezza di efficacia nel fare gli interessi delle masse popolari e non farsi invischiare nella burocrazia e nelle catene che lo Stato centrale gli avvolge intorno. Questo il percorso in cui trasformarsi da ribelle in un’Amministrazione Locale di Emergenza che con le pratiche di lotta, con l’attuazione delle parti progressiste della Costituzione contribuirà allo sviluppo di una scuola pratica in cui le masse popolari di Napoli e via via dell’intero paese impareranno a governare i territori da sole, senza padroni, senza la loro mortale burocrazia, senza la miseria e la morte cui ci condannano.

All’oggi Scampia resta un luogo di sperimentazione del potere popolare senza eguali. Rompere con la gestione assistenziale delle esigenze della comunità Rom e organizzarsi con essa mobilitandosi uniti per una casa, un lavoro e una vita utile e dignitosa è quanto di peggio possa esserci per chi sfrutta, affama e specula sulla pelle dei Rom, degli abitanti di Scampia e delle masse popolari del nostro paese. Fare questo significa portare avanti innanzitutto la lotta contro la borghesia, le autorità del suo Stato e contro il degrado generale cui sono costrette le masse popolari italiane e immigrate, partendo dall’applicazione delle parti democratiche della Costituzione, dalla lotta per un lavoro e una casa utili e dignitosi per tutti.

Questa è la strada per prevenire la mobilitazione reazionaria e favorire quella rivoluzionaria, con l’obiettivo di arrivare a prendersi veramente tutto, arrivare a costruire il governo che dia forma e forza di legge a quello che i comitati dal basso indicheranno e imporranno, un governo formato dagli uomini di fiducia dei comitati. Una scuola pratica per imparare a fare a meno dei padroni, a governarsi da soli e avanzare sulla strada per fare dell’Italia un paese socialista.

La Segreteria Federale Campania del Partito dei CARC

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