[Italia] Al fianco dei compagni del Fronte della Gioventù Comunista di Salerno!

 

LA SOLIDARIETÀ È UN’ARMA: USIAMOLA!

Abbiamo appreso che qualche giorno fa la Polizia ha provato ad allontanare alcuni compagni del Fronte della Gioventù Comunista mentre manifestavamo contro il numero chiuso in occasione del Test di medicina all’università di Salerno (qui il video della manifestazione).

Vogliamo esprimere la nostra solidarietà schierandoci senza mezzi termini a favore di chi lotta contro un’università e una scuola di classe e per un diritto allo studio accessibile a tutti!

Con l’avanzare della crisi e l’imposizione delle riforme da parte dei vertici della Repubblica Pontificia cresce il clima repressivo anche nelle scuole e università. Al contempo, sempre più, nell’attuale sistema scolastico individualismo e sottomissione vengono posti come valori primari, senza i quali è impossibile andare avanti, un sistema che non forma a pensare e non offre ai giovani nessun tipo di prospettiva, che non li forma a diventare cittadini e lavoratori consapevoli e competenti, (vedi articolo: “Perché i giovani non studiano?” su Resitenza n. 4/2017) e che non solo non offre strumenti per migliorare la società, ma scoraggia i giovani dal farlo usando anche la repressione com’è accaduto a Salerno e al nostro compagno Emanuele Fiadone della sezione di Quarto del P.CARC e membro del Collettivo ISIS, bocciato per aver difeso i diritti degli studenti disabili (clicca qui per leggere l’articolo).

Nonostante ciò, sono tanti gli studenti che non si rassegnano alle condizioni pietose in cui scuole e università riversano e al futuro misero che l’attuale ordinamento sociale prospetta. È pur vero, che nelle mobilitazioni degli studenti ci sono tante energie che spesso si infrangono nel ribellismo, ma solo perché non sono valorizzate in un processo di prospettiva, perché si muovono principalmente sul contro anziché sul per: è il movimento comunista che deve farne ambito di formazione, educazione e organizzazione!

Gli attacchi repressivi sono una grande scuola e una grande selezione: chi non si lascia abbattere, convincere, impaurire e demotivare è spinto ad avanzare!

Compagni, la repressione va rivoltata, (si può) contro chi la scatena con campagne di solidarietà, costruendo fronti comuni di lotta con altri organismi studenteschi, con lavoratori, con aggregati politici, associativi, sindacali, con campagne di denuncia per promuovere lo schieramento dell’opinione pubblica (non è vero che le masse non capiscono, basti pensare ai presenti che si sono schierati in difesa dei compagni del FGC). Anzitutto chiamando tutti gli studenti del proprio Istituto o della propria Facoltà e i lavoratori (docenti e personale ATA) a solidarizzare con chi è oggetto di repressione per costruire un fronte compatto a sostegno di chi si è mosso per difendere i diritti degli studenti. In seconda istanza allargando il fronte stesso, attraverso il coinvolgimento di quante più masse popolari possibili.

In conclusione, non solo ribadiamo la nostra solidarietà ai compagni del FGC ma invitiamo anche le altre organizzazioni studentesche, partiti, ecc. a farlo e a prendere esempio dalla loro determinazione.

Al contempo invitiamo tutti i compagni a solidarizzare con Emanuele Fiadone attraverso prese di posizione pubbliche e organizzando iniziative sui propri territori, chiediamo anche agli studenti e ai professori che vogliono contribuire di farlo: ad esempio, organizzando iniziative dentro le proprie scuole e università, sostenendo e promuovendo la raccolta firme che stiamo portando avanti e soprattutto organizzandosi e coordinandosi in prima persona!

La lotta e la solidarietà proletaria contro la repressione sono uno degli ingredienti fondamentali per educarci ed educare alla lotta di classe, per organizzarci ed organizzare la partecipazione politica e il protagonismo popolare: in una parola per alimentare il percorso di costruzione della rivoluzione socialista che a cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre è ancora la soluzione strategica e di lungo termine ai disastri prodotti dal sistema capitalista e dalla fase terminale della sua crisi in cui siamo immersi.

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