Il 14 agosto, alla Festa nazionale della Riscossa Popolare, si è svolto un dibattito a cui hanno partecipato decine di operai da tutta la Toscana e da altre parti d’Italia e alcuni esponenti sindacali di FIOM, SGB, Cobas e Sindacato Lavoratori in Lotta. Lo spunto per il dibatto lo hanno dato gli operai della Rational di Massa e della ex-Lucchini di Piombino: lotta che sta investendo anche operai di altre fabbriche (Eaton di Massa, chiusa dai padroni americani anni fa) nella prospettiva di costituire una cooperativa che rilanci la produzione, la prima; lotta di lungo corso, articolata in molteplici iniziative promosse dal Comitato Articolo 1 – Camping CIG, la seconda.
I compagni che sono intervenuti sulle due esperienze non hanno nascosto le difficoltà con cui oggi devono fare i conti per proseguire e sviluppare la mobilitazione, difficoltà connaturate al fatto che la lotta non è una semplice “contrapposizione” fra le parti in causa, ma in entrambi i casi necessita che gli operai assumano un ruolo nuovo e superiore, diventino promotori anche delle soluzioni al problema, cosa di non poco conto nel caso della Ratioinal e cosa assai più articolata nel caso della ex-Lucchini.
Rinaldo, per la Rational, ha evidenziato che i passi compiuti con l’occupazione della fabbrica, il riavvio delle macchine, l’appello alla solidarietà che ha richiamato nel piazzale dell’azienda migliaia di persone, la costituzione del comitato dei famigliari degli operai e la promozione del coordinamento con gli operai delle altre aziende della zona impone che “il nucleo” della Rational assuma fino in fondo la responsabilità di orientamento e direzione della mobilitazione che deve comprendere, a questo punto, anche la lotta per ottenere i mezzi (pratici ed economici) per avviare la cooperativa che salvaguarderebbe posti di lavoro e ne creerebbe di nuovi. E’ una lotta politica strettamente legata al governo del territorio, all’orientamento dell’Amministrazione comunale (succube del governo centrale e dei mille vincoli burocratici e amministrativi o intraprendente per affermare gli interessi degli operai e delle masse popolari?) e alla valorizzazione di tutte quelle componenti che possono avere un ruolo positivo (Legacoop, Sindacato, ecc.), tenendo bene a mente che il centro di tutto il processo sono gli operai. Il discorso è stato ripreso da Franco, un operaio delle ditte in appalto della GE (ex Pignone) di Massa, che in particolare ha messo in evidenza il ruolo della classe operaia rispetto alle decisioni politiche delle amministrazioni locali: se la classe operaia si muove trascina con sé il resto delle masse popolari e per convinzione, per convenienza o per fare buon viso a cattivo gioco, le autorità locali sono costrette ad attivarsi.
Claudio e Alessandro di Articolo 1 – Camping CIG hanno riportato la ricca esperienza di mobilitazione degli operai piombinesi rispetto alle masse popolari, in particolare nella trattazione della contraddizione fra lavoro e salute (che nel capitalismo si presenta sempre sotto forma di ricatto), ma si sono soffermati anche su altre riflessioni interessanti e importanti: ad esempio la loro esperienza diretta dimostra che gli operai “non si sono mobilitati per il Sol dell’Avvenire, ma su questioni immediate e concrete” e che nel corso di quelle mobilitazioni si sono trovati a fare ragionamenti sulla strada da intraprendere, ragionamenti che hanno alimentato la necessità di scegliere “da che parte stare” e hanno scelto. Ad esempio comprendendo il legame fra la lotta per il lavoro e la lotta contro le spese militari e la tendenza alla guerra, parteciopando al presidio contro l’ampliamento di Camp Derby, la base USA, a Livorno il 2 giugno scorso.
Gli operai di Piombino sono i promotori di un coordinamento nazionale degli operai della siderurgia che raccolga l’avanguardia dei lavoratori di quel settore: la loro esperienza insegna che nessuno si può salvare da solo, questo vale dentro una singola azienda e vale a maggior ragione per gli operai delle tante aziende di un intero comparto di cui i capitalisti hanno decretato la morte lenta nel nostro paese.
Una riflessione di particolare importanza ed efficacia è stato il contributo di Stefano della Ginori di Sesto Fiorentino, un intervento sulla storia del legame fra movimento operaio e movimento comunista dal Biennio Rosso alla Resistenza, fino alla lotta degli ultimi anni per difendere la Ginori, dalla chiusura. In particolare il compagno si è soffermato sulla necessità di costruire nelle aziende l’unità degli operai non solo e non tanto a partire dalla lotta sindacale, ma dall’aspetto politico: prima che lavorare alla costruzione del sindacato, bisogna lavorare nelle aziende per costruire comitati di Partito, questa è la base materiale per ogni altro tipo di unità, perché è il Partito la principale arma degli operai, come dimostra la storia del movimento comunista e dello stesso PCI.
Altri temi dibattuti, che qui per motivi di spazio accenniamo soltanto, la mobilitazione per la difesa della libertà di sciopero e la strada per trasformare le lotte difensive in lotte offensive, argiomenti a cui hanno dato il loro contributo anche i rappresentati sindacali presenti.
In conclusione, ci sono signori che disquisiscono sul fatto che la classe operaia non esiste più e in genere si uniscono al coro di quelli che vedono solo “le cose che vanno sempre peggio”. Quando gli operai discutono di politica, si confrontano sulle loro esperienze di lotta politica e sui problemi che incontrano, ragionano sulle loro radici e sulle loro prospettive, noi pensiamo che questo sia un segnale, non solo una risposta a quei signori di cui sopra, ma un segnale del nuovo che sta nascendo fra le macerie, le rovine, le contraddizioni e i problemi del vecchio.