Il socialismo, unica soluzione al marasma

Siamo in una fase storica di guerre e di rivoluzioni. La borghesia imperialista dirige la società, le manifestazioni distruttive del suo dominio (del vecchio mondo) sono esperienza diffusa, diretta e immediata delle masse popolari che le subiscono quotidianamente. Non occorre alcuna particolare scienza per vederle e provarle. Ma nel presente, nel marasma in cui versa la società, esistono anche i presupposti del socialismo, i “mattoni” con cui costruiremo l’edificio del nuovo mondo: i principali sono il legame di tutti i lavoratori ognuno dei quali da solo non produce più nulla, ma è agente di una struttura incommensurabilmente più produttiva in confronto a tutte le epoche precedenti, lo sviluppo delle scienze naturali e delle tecniche che sono alla base di questo sistema produttivo, la cultura generale, il legame pratico e reale tra tutti i paesi e i popoli del mondo. Ma per vedere questi potenziali “mattoni” del mondo futuro, bisogna scavare nella realtà, ci vuole una scienza. La concezione comunista del mondo (il marxismo-leninismo-maoismo) è anche questo.

La sinistra borghese rifiuta questa scienza e contempla le manifestazioni del vecchio, vede solo le brutture e le distruzioni. Denuncia i mali del presente, si lamenta che “le cose vanno sempre peggio”, alimenta fra le masse popolari rassegnazione e disfattismo, si combina con il Papa e le sette spirituali e religiose, lascia spazio alla disperazione di cui si servono i fautori della mobilitazione reazionaria.

A chi vuole farla finita con il capitalismo non basta e non serve lamentarsi. Dobbiamo rivoltare contro la borghesia imperialista le contraddizioni prodotte dal suo dominio sulla società (sono altrettante manifestazioni della sua debolezza che dobbiamo imparare a usare). Dobbiamo raccogliere lo sdegno, l’indignazione e la ribellione delle masse popolari contro di esse per trasformarli in organizzazione, in coscienza, in educazione alla lotta di classe: in mobilitazione rivoluzionaria fino a instaurare del socialismo. “Gettare uno sguardo lungimirante sulle cose del mondo” significa questo.

 

A livello internazionale, fra le mille manifestazioni caotiche e contraddittorie del “clima da fine impero” della borghesia imperialista ci soffermiamo su due dimostrazioni della guerra verso cui la classe dominante conduce il mondo. Gli attentati di Barcellona (19 agosto) e di Turku (Finlandia, 18 agosto).

Nel primo sono morte 15 persone per mano di un “commando” che ha usato un furgone lanciato sulla folla di turisti. Nel secondo due persone sono morte accoltellate per mano di un giovane immigrato che ha colpito a caso fra la folla. Entrambi gli attentati sono stati rivendicati dall’ISIS attraverso i suoi canali informatici. Il primo attentato è opera di un gruppo organizzato. Il secondo e gli altri analoghi, oramai quasi quotidiani in Europa e negli USA, sono azioni di individui o piccoli gruppi che, stante l’attuale debolezza del movimento comunista, trovano nella causa propagandata dall’ISIS e dal clero reazionario islamico la bandiera e la forma della ribellione alla barbarie a cui il sistema imperialista sottopone sia le masse popolari dei paesi arabi e musulmani, e più in generale dei paesi oppressi, sia gli immigrati negli stessi paesi imperialisti. La bandiera e le parole d’ordine sono religiose, ma la matrice reale è sociale. Chi di noi italiani conosce la “guerra del brigantaggio” (1861-1880) sa che allora anche in Italia la rivolta dei contadini meridionali contro le angherie feudali e per la terra ebbe il patrocinio delle forze clericali e reazionarie. Non a caso a volte la “pratica religiosa” dei combattenti islamici presenta pecche vistose e a volte si tratta di europei e americani convertiti. È “in nome di dio” che il clero musulmano recluta i suoi militanti, ma è contro l’emarginazione e l’isolamento, le discriminazioni e l’oppressione razziale che una parte delle masse popolari dei paesi oppressi, degli immigrati nei paesi imperialisti e degli autoctoni si mobilita. Per un’analisi più approfondita degli attentati nelle metropoli imperialiste ad opera della forze della resistenza dei paesi arabi e musulmani rimandiamo all’articolo Dieci tesi sulla situazione attuale e sulla tendenza alla guerra pubblicato nel gennaio 2016 disponibile su www.carc.it, di cui riprendiamo qui un breve stralcio. “La borghesia e il suo clero approfittano delle condizioni favorevoli alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari nella ‘guerra contro il terrorismo’. Le organizzazioni e le forze che nei paesi oppressi, devastati e aggrediti dalla comunità internazionale e dai suoi governi resistono alle operazioni devastanti e alle spedizioni criminali dei governi dei paesi imperialisti, portano la guerra nei paesi imperialisti con le armi di cui dispongono: gli attentati sono le armi di cui esse dispongono. Finché sono mobilitati e diretti dai gruppi reazionari e guidati dalle ideologie reazionarie che oggi sono alla testa della resistenza dei paesi oppressi ai gruppi imperialisti, anche i combattenti che la resistenza arruola nei paesi imperialisti, non possono fare di meglio. Solo la rinascita del movimento comunista e lo sviluppo della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti daranno anche a questi combattenti un altro indirizzo e metodi di lotta selettivi e più efficaci”.

 

L’annuncio dell’invio di nuovi soldati USA in Afghanistan (20 agosto), le esercitazioni militari in Corea del Sud (21 agosto) e le minacce di intervento militare contro il Venezuela bolivariano. Abbiamo più volte trattato su Resistenza della crisi del sistema politico degli USA di cui l’elezione di Trump è un effetto e di cui oggi la sua presidenza è lo sviluppo. Fra scandali, siluramenti e sostituzioni in corsa, l’amministrazione Trump cerca di consolidarsi portando fuori dal paese le contraddizioni interne e promuovendo una politica aggressiva per mantenere il dominio degli USA nella comunità internazionale dei gruppi imperialisti e perché i gruppi imperialisti USA continuino a estorcere sovrapprofitti all’estero. La “guerra globale contro il terrorismo” si presta allo scopo: a fronte del ritiro dei 10mila soldati USA dall’Afghanistan promesso da Obama e giurato da Trump durante la sua campagna elettorale, Trump annuncia invece l’invio di altri 8mila soldati sul campo, ufficialmente per “chiudere i conti con i talebani”, obiettivo mancato nei precedenti 16 anni di guerra, un tempo che non ha eguali in nessuna guerra degli USA. Non vincono in Afghanistan, ma rilanciano: dopo le minacce alla Corea del Nord, gli imperialisti USA allestiscono una fra le più grandi esercitazioni militari dalla guerra di Corea (1950-1953) ad oggi, congiuntamente con l’esercito della Corea del Sud, per un totale di 68mila soldati mobilitati. Nel frattempo, contro la vittoria delle forze rivoluzionarie nel referendum sulla Costituente in Venezuela (30 luglio), Trump non ha lesinato minacce di intervento militare per destituire Maduro, a fronte dei reiterati fallimenti della destra golpista venezuelana che pure opera con continuità e grande dispiegamento di mezzi e risorse da oltre un anno.

 

A livello nazionale, le manifestazioni della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista (nel nostro paese i vertici della Repubblica Pontificia) conduce contro le masse popolari sono innumerevoli e continue.

Il degrado e lo stato di abbandono del territorio, dell’ambiente e delle città. Il giorno (24 agosto) della retorica, delle bugie e dei falsi dati sull’avanzamento dei lavori nelle zone terremotate, nel primo anniversario del terremoto nel Centro Italia, mentre in TV andava in onda la farsa sul “grande sforzo” per la ricostruzione, un terremoto di magnitudo ridicola (3,6) ha devastato Ischia. Quelle nuove macerie, accumulate sulle vecchie dell’Aquila, sulle vecchie di Amatrice, Accumoli, Norcia, accumulate su quelle dell’hotel Rigopiano, quei nuovi morti (“miracolosamente” solo 2) hanno infranto il muro di melassa tenuto insieme con le lacrime di coccodrillo di politicanti, vescovi e speculatori: il nostro paese è stato ed è amministrato da una manica di sciacalli che in nome del profitto, proprio e degli amici degli amici, sono disposti a condannare a morte centinaia di migliaia di persone, appellandosi alla fatalità, alla tragica occasione, all’emergenza imprevedibile. La campagna contro “l’abusivismo” è la beffa che si aggiunge al danno: scaricano sulla massa della popolazione di Ischia che non aspetta e rispetta le iniziative comunali (“abusivismo”) l’effetto dell’onnipotenza e dell’avidità degli speculatori immobiliari e degli industriali dell’edilizia che non applicano le tecniche antisismiche!

Le morti per malasanità, sono diventate nei mesi estivi l’argomento di cronaca che ha sostituito le morti sul lavoro: combinati con il razzismo strisciante (nel caso della morte di Ibrahim Manneh a Napoli) o conditi dalla retorica sulla tragica fatalità (come nel caso di Antonio Scafuri  sempre a Napoli), lo smantellamento del diritto alle cure mediche e al soccorso, la privatizzazione dei servizi pubblici, le speculazioni, i tagli alle strutture e al personale sono ormai una manifestazione costante della legge (che vale anche in caso di pericolo di vita) per cui se uno ha i soldi per pagare può curarsi, altrimenti no (e quindi può morire).

La violenza e l’accanimento razzista contro immigrati e rifugiati sono stati preparati a dovere con mesi di propaganda di regime da parte dei media, il terreno è stato infine fecondato a livello legislativo con il decreto Minniti-Orlando e nelle settimane estive si è mostrato nelle sue forme più evidenti: l’operato della Polizia e dei Carabinieri e l’iniziativa dei gruppi reazionari.

Del primo è manifestazione emblematica lo sgombero (23 agosto) violento e intimidatorio dell’accampamento in Piazza Indipendenza, a Roma, che i rifugiati e i movimenti per la casa avevano allestito dopo lo sgombero del palazzo in cui da alcuni anni vivevano centinaia di persone: dalla mattina idranti, manganellate, caccia all’uomo per “ripulire le strade della città” dalla vergogna più ingombrante per mafiosi, palazzinari, nobiltà nera e cardinali: i poveri.

Della seconda sono simbolo le minacce di Forza Nuova e di Matteo Salvini contro un prete, Massimo Biancalani, reo di aver accompagnato in piscina gli immigrati che accoglie nelle strutture dell’associazione “Amici di Francesco” a Pistoia e gli atti intimidatori contro gli immigrati, rei di essere andati in piscina. Oltre a questo, sono numerosi i casi di scritte murarie, blocchi, minacce, attentati contro strutture in cui gli immigrati alloggiano: ognuna di esse è precisa manifestazione della tendenza a spingere gli elementi più abbrutiti e disperati delle masse popolari a prendersela con chi sta peggio di loro, anziché con i comuni aguzzini, con i responsabili materiali e morali del degrado e dell’oppressione in cui vivono.

 

Mobilitazione reazionaria delle masse popolari (guerra fra poveri), tendenza alla guerra imperialista e guerra di sterminio non dichiarata sono tre aspetti della stessa china a cui la classe dominante costringe le masse popolari e la società intera. Hanno un’origine comune (la crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale) e una comune, unica, soluzione: la rivoluzione socialista.

Chi spera di scongiurare la guerra imperialista senza mettere fine alla guerra di sterminio contro le masse popolari, vive di illusioni. Chi spera di “arginare”, limitare o “debellare” gli atti di guerra che le masse popolari dei paesi oppressi portano nelle metropoli imperialiste senza debellare l’oppressione e le aggressioni a cui sono sottoposte e il sistema economico e sociale dei paesi imperialisti che ne è responsabile, prima o poi finisce per dare ragione agli emuli di Oriana Fallaci e ai teorici dello “scontro di civiltà”. Chi nei paesi imperialisti non promuove manifestazioni contro le autorità imperialiste che hanno scatenato e alimentano la guerra, ma contro “i terroristi” per le loro azioni di guerra, favorisce la mobilitazione reazionaria delle masse popolari e la continuazione della guerra.

Ci sono solo due “civiltà” che si stanno scontrando oggi: la civiltà arcaica e reazionaria del pugno di ricchi che domina il mondo e la civiltà nuova della classe operaia e delle masse popolari che deve farsi strada, combattendo, per affermarsi e fiorire. È uno scontro fra l’inciviltà del profitto per pochi e la civiltà del benessere e della dignità per tutti. È uno scontro fra la vecchia civiltà del capitalismo morente, dell’imperialismo e la nuova civiltà del socialismo.

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