A margine e a seguito del dibattito “Attuare le parti progressiste della Costituzione per prendere in mano le redini del paese” svolto il 15 luglio nell’ambito della Festa della Riscossa Popolare si sono tenute due importanti iniziative, a opera di organismi che hanno partecipato alla discussione, che ne sono sviluppo pratico.
A margine del dibattito è nato il Comitato Nazionale a difesa della Salute e della Sanità Pubblica. Comitati operanti in varie parti d’Italia si sono riuniti sulla base della comune volontà di attuare l’articolo 32 della Costituzione, sullo scambio di esperienze, sul confronto rispetto ai metodi di lotta scelti da ognuno e sulla possibilità di unificare gli sforzi. Il Comitato Sanità del Molise ha messo a disposizione il lavoro informatico che ha prodotto, una piattaforma necessaria alla gestione dei dati e delle informazioni necessarie allo sviluppo dell’attività comune; il Comitato della Campania ha contribuito con i dati epidemiologici regionali e nazionali (inclusi dati AGENAS, ISTAT, Registro tumori), in attesa che il Governo, in base alla legge sulla accessibilità ai dati sanitari, li renda disponibili ai Comitati e, sulla scorta dell’esperienza del Comitato per la difesa del San Gennaro, ha promosso l’assunzione del ticket sociale come forma di lotta condivisa da estendere in tutto il paese.
Esportare il ticket sociale in tutta Italia. Più volte il Comitato San Gennaro ha bloccato la cassa-ticket dell’ospedale per protestare contro il costo troppo elevato delle prestazioni sanitarie e contro il rifiuto da parte delle Autorità di ascoltare le proposte del Comitato e dei lavoratori per riqualificare l’ospedale in base alle esigenze territoriali.
Mentre il Comitato bloccava la cassa-ticket, i lavoratori effettuavano uno sciopero alla rovescia, lavorando per quegli utenti che non potevano permettersi la spesa per il servizio, per garantire loro le cure. La mobilitazione è stata duramente attaccata dalle autorità (tentativi di sgombero poliziesco, denunce e intimidazioni), ma la risposta alla repressione è stata ancora più decisa: il rilancio della “rivota dei ticket” conta oggi l’adesione di decine di medici e infermieri non solo a Napoli, ma in tutto il paese.
A seguito del dibattito del 15 luglio, il Comitato Vele di Scampia e il Cantiere 167, che in quella discussione hanno riportato la loro esperienza di intervento sul quartiere e di intervento sull’amministrazione Comunale, hanno rilanciato la mobilitazione con “La riscossa di Scampia”, un’iniziativa svolta il 4 agosto.
Al dibattito del 15 luglio, fra i molti interventi, quelli del Comitato Vele del Cantiere 167 hanno trattato di come a partire da una specifica mobilitazione per il diritto alla casa sia possibile intervenire sull’Amministrazione comunale per imporre un piano complessivo di riqualificazione di un quartiere. Qualcuno può pensare che si tratti di una cosa facile, data la natura dell’Amministrazione De Magistris, in verità il prezioso contributo che viene dalla loro esperienza riguarda il fatto di imparare a dividere chi nell’Amministrazione lavora genuinamente per gli interessi delle masse popolari e chi dichiara di farlo a parole, ma opera nel senso opposto. Cioè, ci dicono i compagni, bisogna imparare a distinguere i discorsi dalla pratica, bisogna iniziare a concepire che di fronte agli interessi delle masse popolari “non c’è procedura, burocrazia, iter o ufficio tecnico che tenga”, che spesso sono lo scoglio contro cui si infrangono i “buoni propositi” di questo o quell’amministratore.
Il Comitato Vele si è poi rivolto direttamente alle organizzazioni operaie e popolari perché in ogni lotta abbiano in testa che a essere garantiti debbano essere sempre gli interessi delle masse popolari e che per imporre la propria volontà oltre a lottare bisogna misurarsi con l’elaborazione di una soluzione alternativa, anche mobilitando tecnici e amministratori.
Questo approccio, unito a un profondo senso di appartenenza alle masse popolari, ha permesso al Comitato Vele di vincere le battaglie che si è posto negli ultimi anni fino a generare nuovi organismi: lo stesso Cantiere 167 e il Comitato dei Disoccupati di Scampia. Questi gli organismi che hanno subito rilanciato dopo il dibattito uno sciopero al contrario (24 luglio) per ripulire degli spazi verdi del quartiere lasciati in stato di abbandono e che hanno rilanciato, insieme al nostro Partito, con il dibattito “La riscossa di Scampia” del 4 agosto, il percorso di coordinamento delle organizzazioni operaie e popolari napoletane: hanno partecipato alla discussione anche il Sindacato Lavoratori in Lotta, il Comitato San Gennaro, il Collettivo ISIS di Quarto e altre realtà cittadine.
Dalla discussione sono emersi tanti esempi d’ingovernabilità che si diffonde sui territori: dal ticket sociale per la Sanità, alle ribellioni fiscali, dalle occupazioni delle case, all’insubordinazione alle autorità dello Stato, fino agli scioperi alla rovescia e al moltiplicarsi di Amministrazioni Locali in rottura con il governo centrale. È emersa una generale tendenza a rovesciare il rapporto tra autorità borghese e autorità popolare. I comitati popolari devono accettare la sfida di dirigere il processo e orientare gli elementi avanzati delle amministrazioni, dei sindacati e della società civile a dare forza e forma di legge a quanto le masse popolari indicano, bisogna far valere i loro interessi contro quelli di padroni, affaristi e speculatori, bisogna imporre con la mobilitazione amministrazioni locali di emergenza.
Sia gli sviluppi della lotta per il diritto alla sanità pubblica e gratuita che quelli della lotta per il governo dal basso del territorio dimostrano che dove c’è qualcuno che la promuove, la resistenza si sviluppa e si diffonde. Non importa in quanti si è all’inizio, quello che conta sono la tenacia e la convinzione nel mettere al centro gli interessi delle masse popolari. Questo è il principale insegnamento che viene dal legame fra il dibattito promosso il 15 luglio alla Festa della Riscossa Popolare e la pratica delle organizzazioni operaie e popolari che vi hanno partecipato, da protagoniste.