[Italia] Sosteniamo la compagna Nadia Lioce

Rilanciamo la nota di solidarietà stesa dai compagni della Federazione Campania del Partito dei CARC, in occasione del processo avvenuto il 7 Luglio ai danni della prigioniera politica Nadia Lioce.
Chiunque volesse sostenere la compagna (così come tutti gli altri rivoluzionari prigionieri ancora detenuti) scrivendole messaggi di solidarietà, può mettersi in contatto con noi via mail scrivendo a carc@riseup.net. Forniremo gli indirizzi dei luoghi di detenzione e, per chi volesse, metteremo a disposizione delle cartoline che alcuni simpatizzanti e collaboratori del Parito dei CARC hanno dipinto e stampato per i rivoluzionari prigionieri.
La solidarietà è un arma, usiamola!

***

Solidarietà alla compagna Nadia Desdemona Lioce!

Al Tribunale de L’Aquila, il 7 luglio, la rivoluzionaria prigioniera Nadia Desdemona Lioce verrà processata ancora. “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale” i reati contestatigli per le battiture di protesta sulle sbarre che Nadia, detenuta da anni, avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del DAP e la pronuncia della Cassazione del 2014, che hanno stabilito l’impossibilità, per chi è recluso in regime di 41 bis (carcere duro), di avere libri, riviste, penne e fogli in cella e di riceverne dall’esterno.
Mentre i camorristi in 41 bis hanno TV, servitori e rispetto (sic!), a Nadia sono stati ripetutamente sequestri di libri, quaderni e altro materiale cartaceo e di cancelleria. Ora la si vuole processare per aver turbato la “quiete” di un carcere che l’ha sepolta viva, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile sacrificio della dignità umana, alla mortificazione della sua stessa identità.
All’Aquila il 7 luglio si processa una donna che continua a ribellarsi al sistema di tortura carceraria e annientamento dell’identità umana, sociale e politica.
Noi invitiamo tutti ad essere davanti al Tribunale per chiedere la fine del 41 bis per Nadia Lioce e a inondare il carcere dove è detenuta di lettere, cartoline, disegni, libri, fax, email e quanto altro per far sentire tanto a Nadia che agli apparati repressivi dello Stato borghese, che chi ha compagni, mai è solo.

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