[Internazionale] Intervista al delegato ufficiale della Korean Friendship Association (KFA) per l’Italia

Riceviamo dalla KFA Italia l’intervista fatta da Giorgio Franchi nei giorni scorsi al Delegato Ufficiale della Korean Friendship Association (KFA) per l’Italia Jean-Claude Martini. Date le campagne di denigrazioni e le provocazioni di cui proprio in questi giorni la Repubblica Popolare Democratica di Corea è bersaglio da parte dei gruppi imperialisti, in particolare USA, reputiamo utile per il nostro pubblico leggere l’intervista

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Intervista rilasciata da Jean Claude Martini nuovo delegato ufficiale della Korean Friendship Association in Italia.

Da cosa nasce il tuo interesse per la RPDC?

Il mio interesse per la RPDC nasce da un video musicale, il video della canzone “Nessuna patria senza di te”, che per lungo tempo è stato un pezzo di successo nel paese quando Kim Jong Il era vivo. Quella canzone mi colpì così tanto che decisi di approfondire la conoscenza della Corea popolare sia sul campo politico che su quello culturale. Fu allora (era il 2010) che venni a conoscenza della KFA e dell’entità delle bugie della propaganda occidentale sul conto della RPDC. Prima ci credevo anche!

Potresti spiegare in due parole la funzione del “Delegato Ufficiale”?

Il Delegato Ufficiale è, per dirla così, la “figura principale di riferimento” della KFA a livello nazionale. È anche colui che riceve le informazioni dalla Segreteria Internazionale e si occupa di vigilare affinché individui anticomunisti, anticoreani, non si infiltrino nelle nostre file, rimuovendoli anche se necessario.

Esattamente cos’è la KFA e qual è la sua funzione?

La KFA è la principale associazione d’amicizia con la Repubblica Popolare Democratica di Corea nel mondo. È stata la prima di questo genere a essere fondata. La sua funzione è quella di promuovere una conoscenza veritiera della RPDC nel mondo, favorire scambi culturali con questa nazione e riunire coloro che in un modo o nell’altro sostengono il socialismo coreano contro le manovre dell’imperialismo.

Come vedi il futuro della KFA in Italia?

Lo vedo pieno di prospettive se sapremo riorganizzarci e iniziare a promuovere una collaborazione con altre forze politiche non solo sulla RPDC in sé e per sé, ma anche sulla lotta contro l’imperialismo e su cosa possiamo fare noi, attivamente, per aiutare la Corea socialista: uno di questi è sicuramente la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Uscire quindi dall’ambito ristretto della KFA per orientarci verso tutte le forze progressiste, antimperialiste e comuniste nel nostro paese.

La KFA in Italia per una serie di vicissitudini ha avuto uno stop importante per un certo periodo. Pensi che in Italia sussistano le condizioni per un radicamento effettivo dell’associazione?

I presupposti ci sono, se lavoriamo collettivamente per far conoscere la nostra esistenza e ciò che noi facciamo. Credo sia particolarmente importante apparire propositivi e promuovere un’amicizia concreta con la RPDC, non limitandoci a esaltare i successi del socialismo coreano ma traendone ispirazione e insegnamenti per come impostare la lotta per il socialismo in Italia.

Secondo te quali dovrebbero essere le priorità in agenda per la KFA in Italia?

Come prima cosa dobbiamo riattivare tutti i canali di comunicazione: Facebook e Youtube su tutti. Poi migliorare il sito e tenerlo attivo, possibilmente cancellando i vecchi e tenendo un solo canale per ogni social. Poi iniziare con le conferenze sui temi di maggiore importanza, più “scottanti” diciamo, che riguardano la RPDC, seguendo l’esempio delle branche migliori della KFA, cioè quella inglese, quelle in Spagna, in Irlanda e in Svizzera. Ritengo infatti che la promozione di conferenze (particolarmente alla presenza di rappresentanti dell’Ambasciata di Roma) su temi quali appunto la resistenza della Corea socialista, i successi del socialismo coreano e del Juche e del Songun in particolare sia la cosa più incisiva che la KFA italiana possa fare, ed auspico che si possa farlo assieme ai compagni e agli organismi interessati a conoscere l’esperienza socialista coreana e sostenere la resistenza della Repubblica.

Esistono degli interlocutori privilegiati?

Gli unici interlocutori cui dovremmo rivolgerci sono i membri più avanzati delle masse popolari, la loro base rossa, i compagni “con la falce e martello nel cuore”, al fine di dar loro un maggiore stimolo, un impulso più grande a lottare per il socialismo nel loro paese (anche come forma di aiuto internazionalista alla RPDC stessa), avendo sotto gli occhi una dimostrazione pratica che il socialismo non solo è attuabile e funziona, ma è in tutto e per tutto superiore al capitalismo. Giusto per fare un esempio concreto di ciò che dico, la tendenza alla guerra è cosa oggigiorno più che concreta, e avanza proprio a causa dell’azione degli imperialisti USA, caporioni dell’imperialismo mondiale: lo vediamo non solo nel caso della penisola coreana, che pure è il caso più eclatante, ma anche nel caso dei tentativi di sovversione e destabilizzazione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, oppure il progetto di Trump di accelerare e inasprire le sanzioni contro Cuba, per non parlare delle provocazioni contro la Russia, la Cina, l’Iran e la Siria.

Adesso ti pongo una domanda squisitamente politica; secondo te i principi del socialismo coreano sono universalmente applicabili? Mi spiego meglio: Juché e Songun sono principi validi anche in contesti culturali totalmente differenti come l’Europa?

Studiare l’ideologia e la filosofia che hanno permesso ai compagni coreani di resistere per 70 anni nelle condizioni più difficili e di restare in piedi anche dopo il crollo dei primi paesi socialisti è sicuramente di grande importanza. Quanto all’universalità del Juche, fu proprio Kim Jong Un, nel 2012, a metterla in evidenza e a sottolineare che chiunque aspiri all’indipendenza se ne può servire. Il Songun, cioè la priorità degli affari militari e dell’edificazione dell’esercito, è inoltre un’arma potente nelle mani dei paesi socialisti che devono difendersi dall’imperialismo e dalle sue manovre aggressive e guerrafondaie, nell’attuale contesto. Tuttavia ciò non significa che dobbiamo prendere queste idee “in blocco” e pretendere di applicarle alla lettera in Occidente. Non dimentichiamo infatti che queste sono nate e si sono sviluppate in Corea, che era un paese semifeudale, mentre noi viviamo in un paese imperialista, all’interno di un’organizzazione imperialista. Chiaro quindi che forme e metodi differiscano e debbano differire. Questo non deve però impedirci di valorizzare tutto ciò che di positivo l’Idea Juche ha apportato al pensiero comunista nel suo complesso, tenendone presenti al contempo i limiti e ciò che in generale non può essere applicato all’Occidente, ai paesi imperialisti, perché valido solo per le specificità della Corea. Sono, per concludere, favorevole all’adozione di un metodo rivoluzionario nello spirito creativo e indipendente dimostrato in Corea da Kim Il Sung e Kim Jong Il per risolvere tutti i problemi teorici e pratici della rivoluzione e dell’edificazione socialista qui, liberandoci di pesanti fardelli come dogmatismo, servilismo verso gli stranieri, paura o venerazione degli Stati Uniti, attendismo e disfattismo.

Per terminare. Chi può aderire alla KFA? Una persona interessata alle attività dell’associazione come può contattare la sezione italiana?

Alla KFA può aderire chiunque sia intenzionato a promuovere la solidarietà, l’amicizia e la cooperazione con la Repubblica Popolare Democratica di Corea, indipendentemente dalle sue idee e convinzioni specifiche, anche se la grande maggioranza dei nostri membri è di estrazione comunista o socialista. Per contattare la sezione italiana è sufficiente scrivere all’indirizzo mail italy@korea-dpr.info, le risposte arriveranno nel più breve tempo possibile!

 

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