Alcune riflessioni sul secondo Congresso dell’USB

Il 10 giugno abbiamo partecipato a Tivoli alla parte pubblica del secondo congresso nazionale della USB, le parole d’ordine al centro dei lavori erano “Riprendiamoci tutto. Ridare identità al movimento dei lavoratori. Opporsi allo sfruttamento, al controllo, alla subordinazione”. Il salto che la direzione aveva chiamato i 515 delegati e le delegate a compiere è legato all’apertura del “terzo filone” di lavoro sindacale: dopo il lavoro pubblico e quello privato, aprire la strada al sindacalismo sociale, cioè rivolto a tutti quei settori “insindacalizzabili” (le tante forme di precariato e lavoro “atipico”) e legato ai movimenti sociali.

Il dibattito congressuale, incentrato sul diritto al lavoro, al reddito e a pensioni dignitose, sulla necessità di rilancio della politica industriale del paese che passi dalla nazionalizzazione della produzione strategica e da una rinnovata Pubblica Amministrazione erogatrice di servizi sociali, ha favorito una prima sintesi sui principali temi che l’USB intnde affrontare nei prossimi mesi:

  • il rinnovo delle RSU nel pubblico impiego;
  • la formazione politica e sindacale dei quadri e dei delegati a ogni livello;
  • il sostegno, con ogni mezzo e iniziativa possibile, alla lotta dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Alitalia e dell’ILVA, come pure di tutte le altre aziende in crisi contro ogni ipotesi di svendita che non solo mettono in serio pericolo l’occupazione di migliaia di persone, ma continuano ad avvelenare l’ambiente come nel caso di Taranto.

Ma dal dibattito sono emerse anche due concezioni diverse di ciò che l’USB deve diventare, cioè rispetto alla direzione verso cui deve andare, il salto che deve compiere. Da una parte, come da impostazione dei lavori congressuali, il sindacalismo sociale, dall’altra, soprattutto ad opera dei tanti operai che hanno lasciato la FIOM per entrare nell’USB, la spinta alla costruzione del sindacato di classe.

Il significato concreto che i promotori di questa linea danno alla definizione “sindacato di classe” a oggi non è chiaro, cioè dal dibattito non è emerso con precisione. Quello che è emerso chiaramente è la necessità di mettere al centro l’intervento nelle grandi aziende in cui l’USB è entrata (era già presente all’ILVA e in Alitalia, nel corso dell’ultimo anno è presente alla FCA del centro-sud, alla Piaggio, all’AST di Terni e in molte altre aziende di medie dimensioni) e la mobilitazione della classe operaia. Del resto, proprio perché la FIOM ha abdicato a questo ruolo, molti operai combattivi, avanguardie di lotta, sono entrati nell’USB.

E’ certo che, stanti le condizioni generali, la situazione politica, i rinnovati attacchi padronali e la repressione aziendale, il confronto e il dibattito che durante il congresso si sono delineati avranno tempi, spazio e necessità di essere approfonditi. E’ una discussione che attiene alla lotta sindacale solo nella forma, perché la sua natura è strettamente politica.

La questione politica. “Finché non vinciamo tutti, ogni vittoria è precaria. La lotta è tra lavoratori e capitalisti. Finché i capitalisti pretendono di essere padroni delle aziende dove lavoriamo, la vita dei lavoratori è precaria, è sospesa agli affari e ai capricci dei capitalisti: nessuna vittoria è definitiva finché loro comandano. I capitalisti non hanno riguardi: non dobbiamo averne con loro. Abolire la proprietà privata delle aziende è l’inizio della civiltà del futuro, è una condizione indispensabile di ogni civiltà futura. Il mondo va male, miseria e guerra sono dappertutto, perché i capitalisti pretendono di usare le aziende per fare profitti, per arricchirsi: questa è la malattia che oggi corrode e mina tutto il mondo. Le aziende devono servire agli uomini a produrre quello che occorre. Bisogna instaurare un’economia pubblica, al servizio di tutti, come pubblici devono essere la scuola, l’assistenza sanitaria, la tutela dell’ordine, del territorio e dell’ambiente, la viabilità, i trasporti e gli altri servizi: questa è la premessa perché l’umanità possa riprendere una vita di progresso, perché a ogni individuo sia assicurato il libero sviluppo delle sue migliori doti, perché la scienza sia messa al servizio della vita. Questo è quello che noi chiamiamo comunismo”. Questo estratto dal saluto del (nuovo)PCI ai lavoratori della Rational sintetizza efficacemente la questione decisiva, che abbiamo argomentato nel nostro saluto ai delegati, alle delegate e all’USB tutta, in occasione del congresso.

Non si tratta, non vogliamo farla diventare, una discussione accademica, vogliamo che sia un orientamento che guida la pratica di tutti quegli operai, di tutti quei lavoratori, di tutti quegli elementi avanzati delle masse popolari che, generosamente, cercano una strada per farla finita con il capitalismo e la sua crisi, con i padroni, i loro privilegi e la loro repressione. Una strada pratica in cui ognuno di essi può coinvolgere altri, in cui ognuno può avere un ruolo e che, per quanto attiene a chi è iscritto e milita nell’USB, ha la forma di tre campagne che combinano le aspirazioni di costruire un sindacato di classe con le necessità politiche dei tempi attuali, prima fra tutte la necessità che la classe operaia prenda la testa e orienti il movimento delle masse popolari:

  1. una campagna per la nazionalizzazione dei settori produttivi strategici, dalla siderurgia al trasporto aereo, come misura di salvaguardia e sviluppo delle aziende e dei posti di lavoro;
  2. una campagna contro l’applicazione dell’infame CCNL dei metalmeccanici e delle sue parti più retrive;
  3. una campagna per mettere le forze e le risorse dell’USB al servizio della costituzione di coordinamenti intersindacali di operai e lavoratori.

A questi tre filoni principali, si aggiunge la lotta contro la repressione aziendale, che negli ultimi mesi ha avuto un particolare inasprimento colpendo anche diversi iscritti USB (vedi l’articolo a pag. 4 “Contro la repressione aziendale…”) e contro la repressione statale, mettendo al centro la difesa dei diritti, praticandoli, sanciti dalla Costituzione.

L’USB sarà un efficace strumento di organizzazione e mobilitazione della classe operaia quanto più gli operai avanzati che già oggi ne sono membri si metteranno su questa strada, contrastando il disfattismo, la rassegnazione e la sfiducia promossi da quanti non riescono a vedere il movimento oggettivo in corso e le potenzialità che le contraddizioni prodotte dalla crisi offrono.

Una via unitaria. Le due linee emerse dal dibattito congressuale non sono antagoniste (cioè la soluzione alla contraddizione non è una futura, ennesima, scissione), la risoluzione positiva sta nel favorire il superiore ruolo della classe operaia e combinare questo superiore ruolo con le mobilitazioni di cui le masse popolari sono già protagoniste.

Gli impegni che il congresso ha definito per il prossimo periodo sono in questo senso una grande occasione:

  • Sostegno alla manifestazione indetta dal TPL per il 13 giugno presso il Senato della Repubblica per contrastare l’abolizione del regio decreto 148 e allo sciopero del 26 giugno contro le privatizzazioni, la difesa del servizio pubblico e dei diritti dei lavoratori;
  • Sostegno alla manifestazione dei richiedenti asilo del 20 giugno a Cona, prigionieri dentro lager in condizioni disumane;
  • Costruzione e partecipazione alla manifestazione nazionale del 24 giugno a Trieste in solidarietà con Sasha Colautti e, il giorno prima il 23 giugno si terranno presidi a Napoli, Genova e Taranto presso le filiali della stessa azienda;
  • la partecipazione all’Assemblea costituente di Eurostop prevista per il 1 luglio a Roma;
  • l’adesione alla manifestazione contro il MUOS in Sicilia, a Niscemi, il 1 luglio;
  • l’impegno contro la repressione contro i movimenti sociali, le sanzioni pecuniarie, i fogli di via, le condanne penali e il decreto Minniti/Orlando.

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