In tanti tra gli attivisti che si occupano di questioni internazionali hanno espresso più di qualche perplessità in relazione all’incontro avvenuto a Palazzo San Giacomo a Napoli (sede del Comune) tra il sindaco De Magistris e l’Ambasciatore di Ucraina YevhenPerelygin, il 15 giugno scorso. Esiste più di qualche dubbio rispetto alle posizioni che il sindaco di Napoli ha espresso rispetto alle questioni che riguardano la lotta di classe a livello internazionale. L’incontro con Perelygin ha bisogno di un chiarimento pubblico da parte di De Magistris rispetto a tutti gli antifascisti, alla lunga storia antifascista della città e verso tutti quei cittadini, quei compagni e quegli attivisti che si battono per la difesa, la tutela e i diritti delle masse popolari oppresse dall’imperialismo e dai suoi facenti funzione locali in tutto il mondo.
C’è bisogno di chiarezza perché educarsi a guardare la lotta in corso con un respiro più nazionale e internazionale ci permette di comprendere il filo diretto che le nostre azioni, le nostre scelte e le posizioni che assumiamo hanno con il passato, il presente e il futuro dell’umanità. Andrebbe chiarito, inoltre, anche il patrocinio che il Comune ha dato a un’altra iniziativa, stavolta sulla Siria, la presentazione del libro di Riccardo Cristiano dal titolo “Siria, l’ultimo genocidio”. In quel libro si sprecano le falsità sulla questione siriana e mediorientale, avanzando tesi e idolatrie verso il così definito “profeta” papa Francesco, descrivendo, invece, Assad come un dittatore sanguinario. È inconcepibile che la città antifascista, meticcia e aperta che De Magistris e il resto di Napoli stanno costruendo, ospiti questo tipo di manifestazioni e tenga incontri con determinati soggetti. È pericoloso soprattutto se consideriamo il ruolo di punto di riferimento a livello nazionale che questa esperienza sta assumendo, per cui uno scatto di trasparenza e una presa di posizione pubblica su queste vicende va presa e pretesa dai cittadini.
Rilanciamo il comunicato pubblicato dal Coordinamento Ucraina Antifascista che bene inquadra lo sconcerto che l’incontro da De Magistris e l’Ambasciatore ucraino hanno smosso in città e nell’intero paese.
***
Dalla pagina Facebook del Coordinamento Ucraina Antifascista
Come comitati, partiti e organizzazioni politiche aderenti al Coordinamento Ucraina Antifascista, riteniamo inaccettabile l’incontro tra il Sindaco Luigi De Magistris e l’ambasciatore di Ucraina YevhenPerelygin, corredato di doni di cortesia e avvenuto lo scorso 15 giugno, a margine di una iniziativa della camera di commercio di Napoli con una rappresentanza del governo golpista, oligarca e fascista di Kiev. Riteniamo che sul fascismo nessuno sconto è accettabile, che non esistano fascismi buoni o fascismi con cui sia possibili basare un dialogo. E’ pertanto inaccettabile che il comune di una città come Napoli, la Napoli antifascista delle 4 giornate, la Napoli medaglia d’oro alla resistenza, la Napoli che rialza la testa e diventa laboratorio politico della sinistra, dell’internazionalismo proletario e della contestazione alla Nato, alle sue guerre, al governo Renzi e a Salvini, possa promuovere e non boicottare scambi e relazioni di ogni genere con un governo criminale come quello ucraino.
Tre anni e mezzo fa, in Ucraina, con un colpo di stato mascherato da “rivoluzione di popolo”, sostenuto dalla Nato e dalle oligarchie dell’Unione Europea, si insediava a Kiev un governo di oligarchi filo occidentali sostenuto dalle peggiori formazioni nazi fasciste del paese, di ispirazione banderista, legate a partiti come Forza Nuova, Casa Pound e Alba Dorata. Una junta che, come quella cilena, si distingueva per le violenze indiscriminate sui civili, per la persecuzione e i linciaggi degli oppositori politici, i roghi delle sedi dei partiti progressisti di sinistra, il sequestro, la tortura e l’omicidio di giornalisti e reporter scomodi, come il nostro Andrea Rocchelli, ammazzato dal fuoco delle forze militari ucraine a Slaviansk, perché con le sue foto documentava i crimini contro bambini, donne, uomini, anziani, compiuti dal governo golpista di Kiev, su commissione del cosiddetto occidente democratico. Un crimine che urla ancora giustizia.
Un governo che tuttora opprime il suo popolo e perseguita ogni voce dissidente, come dimostra la messa al bando dei partiti e delle organizzazioni comuniste, colpevoli di organizzare l’opposizione alla junta con petizioni e altri strumenti che ogni democrazia e ogni paese civile non solo tollera, ma incoraggia.
Un governo che si è macchiato di crimini orrendi contro il suo stesso popolo, come il pogrom di Odessa alla casa dei sindacati e la strage di Mariupol del 9 maggio 2014.
Un governo che da tre anni bombarda il popolo del Donbass, reo di rivendicare la propria indipendenza, secondo principio fondamentale di autodeterminazione dei popoli, garantito dalla carta ONU. Una aggressione che, più che guerra, dovrebbe chiamarsi pulizia etnica, visto che gli obiettivi preferiti delle cosiddette “forze antiterroristiche ucraine”, sono asili, scuole, ospedali, ferrovie, ponti, fabbriche del pane e miniere.
Noi siamo testimoni di questi crimini: siamo stati in Donbass e abbiamo visto con i nostri occhi le scuole e le case dei civili ridotte in macerie, i laboratori scolastici di musica, artigianato, lettura e arte devastati dai grad ucraini, a Frunze, Kirovks e Jalaboch e Makeevka. Abbiamo visitato gli istituti di bambini resi orfani dalla guerra, le scuole per bambini disabili, le case per anziani e gli ospedali, bombardati e ribombardati dopo essere stati ricostruiti svariate volte. Nonostante gli accordi di Minsk, nonostante la finta vigilanza degli osservatori Ocse, sotto gli occhi delle istituzioni europee che danno apertamente sostegno a questa pulizia etnica.
Proprio tre anni fa, quando Poroshenko iniziava i bombardamenti senza quartiere sul popolo delle città di Lugansk, Slaviansk e Donetsk con armi ripudiate dalla comunità internazionale, come le bombe a grappolo e il fosforo bianco, Perelygin si recava a Catania per avviare relazioni con l’ateneo del capoluogo siciliano. E mentre varcava l’ingresso del rettorato, contestato dalle forze antifasciste della città, gridava senza vergogna “ViVaBandera!”. Sì, StephanBandera, collaborazionista ucraino delle SS, criminale responsabile dei peggiori eccidi nazisti avvenuti durante l’Operazione Barbarossa, oggi proclamato eroe nazionale dal governo filo-europeo di Poroshenko. Lo stesso Perelygin costringeva l’amministrazione romana a togliere i manifesti commemorativi in onore del Comandante Mozgovoi, eroe del popolo del Donbass, ucciso in un agguato terroristico delle forze ucraine, comandante novorusso socialista, progressista e umanista, che ad Alchevsk aveva promosso delle riforme basate sull’auto-organizzazione del popolo e sul potere popolare, quello stesso potere popolare che il Sindaco De Magistris dice di voler promuovere nella sua amministrazione cittadina.
Ma allora perché ricevere il rappresentante di un governo fascista di oligarchi, che quotidianamente compie crimini contro un popolo che rivendica il proprio sacrosanto diritto all’autodeterminazione, esattamente come palestinesi, curdi, cubani e venezuelani? Perché chi si pone in continuità con l’esperienza partigiana ed è mosso da sentimenti antifascisti, accetta doni di un ambasciatore che rivendica il passato nazista di quelle forze ucraine sconfitte proprio dai partigiani sovietici? Come si possono promuovere, ad un tempo, memoria storica antifascista e relazioni economiche, commerciali e politiche con un governo che rimuove i monumenti alla vittoria sul fascismo e proclama i nazisti eroi nazionali del proprio paese?
Chiediamo al Sindaco De Magistris di prendere le distanze e condannare la politica repressiva e di guerra dell’Ucraina di Poroshenko e Perelygin. Chiediamo che aderisca alle petizioni contro la cittadinanza onoraria di Verona a Poroshenko e per il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, che avevamo recapitato mesi fa alla sua segreteria.
Chiediamo infine alle forze di sinistra, antifasciste e internazionaliste di prendere le distanze da questa vicenda vergognosa che coinvolge il comune di Napoli, che speriamo sia stata compiuta per ingenuità politica, e di esprimere la propria solidarietà a un popolo che da tre anni e mezzo resiste ad una aggressione fascista e imperialista.