Intervista a Lino, processato per aver applicato la Costituzione antifascista

Il 6 giugno si terrà a Genova l’udienza del processo al nostro compagno Lino, lavoratore delle FS condannato in primo grado a una sanzione pecuniaria di ben 15mila euro per aver definito “picchiatore fascista” l’ispettore della Digos di Massa Valentini e averne leso “l’onore”: l’entità della somma evidenzia il carattere politico e persecutorio del processo.
I fatti risalgono alle mobilitazioni che seguirono gli scontri del luglio del 2009 a Massa fra la Ronda Popolare Antifascista promossa dalla Carovana del (n)PCI e le ronde SSS de La Destra; queste erano il “frutto” del pacchetto sicurezza di Maroni che quella mobilitazione ha contribuito in modo decisivo ad abbattere. Un nostro giovane compagno venne malmenato dall’ispettore in questione, che prima si guardò bene dall’impedire lo scorrazzare per le vie della città di questa pantomima delle squadracce del ventennio e, poi, cercò di impedire l’accesso alle autoambulanze, giunte a soccorrere il ferito. Questo poliziotto si è distinto anche per aver denunciato il presidente dell’ANPI di Massa, Ermenegildo Della Bianchina, per aver ripulito senza permesso una lapide imbrattata dai fascisti, oltre che per aver intentato varie cause da migliaia di euro contro compagni e compagne antifascisti, sempre accusati di averne offeso la onorabilità (sic!).

Lino, raccontaci come si è sviluppato il fronte di solidarietà nei tuoi confronti.
Prima di tutto è stata aperta la pagina FB “Io sto con chi applica la Costituzione: solidarietà agli antifascisti”, per diffondere le notizie sulla mia vicenda e l’appello alla solidarietà, che è nei miei confronti rispetto al caso specifico, ma riguarda tutti i compagni e le compagne che sono colpiti dalla repressione per aver difeso il diritto costituzionale a contrastare le prove di fascismo.

E’ stata fatta una “campagna fotografica” a cui hanno aderito, tra gli altri, “nomi di spicco” come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Giorgio Cremaschi e Silvia Baraldini. Ma soprattutto hanno aderito tanti operai, come quelli dei cantieri Megaride di Napoli, della ex Lucchini di Piombino, della Rational di Massa e altri ancora. Hanno fatto la fotografia studenti, precari e militanti antifascisti presenti il 25 aprile in piazza S. Spirito a Firenze e tanti altri cittadini che sono sensibili al tema dell’applicazione delle parti progressiste della Costituzione del 1948. Sono la forza principale che mi sostiene e su cui abbiamo strutturato la campagna, compresa la raccolta dei fondi.

Quali iniziative sono state fatte in questo senso?
Tutte le sezioni toscane (e non solo) del P.CARC, in cui milito, chiedono regolarmente sottoscrizioni a mio nome portando l’appello in ogni manifestazione, corteo e iniziativa pubblica a cui partecipano, spiegando i termini di questa battaglia. Inoltre mi hanno dedicato diverse iniziative di sottoscrizione (e altre ce ne saranno), come la cena in occasione della conferenza con Silvia Baraldini organizzata dalla sezione di Firenze – Peretola il 19 maggio e quella del 28 maggio a Massa. Ho avuto diverse sottoscrizioni anche da parte di antifascisti e sinceri democratici che hanno dato un sostegno concreto a una battaglia che, ripeto, riguarda tutti. Un pensiero e un ringraziamento particolare vanno agli operai ex Lucchini di Camping CIG, che hanno sottoscritto parte dell’incasso del pranzo di autofinanziamento del 28 maggio organizzato dai compagni del PCL di Valpiana (GR): questa è la vera, tangibile solidarietà di classe, secondo me.

Quali sono gli insegnamenti che tiri da questa vicenda? Cosa vuoi dire ai compagni che come te non intendono fare un passo indietro rispetto alle prove di fascismo promosse nel nostro paese?
Quanto accaduto nel 2009 a Massa e ciò che ho espresso pubblicamente non rappresentano altro che l’applicazione dello spirito antifascista della Costituzione repubblicana; l’abbiamo fatta valere applicandola nei fatti, senza farci bloccare da leggi e norme stabilite dalla classe dominante che la disattende quotidianamente. Il recente decreto Minniti è esemplare delle spinte a violarla, cosa che, al di la dei discorsi, offre agibilità alle organizzazioni fasciste e razziste che operano contro gli interessi della classe operaia e delle masse popolari.
La repressione va denunciata, si deve resistere, lottare contro di essa e sviluppare la solidarietà a chi ne è colpito, indipendentemente dal reato per cui è accusato. Io ho definito picchiatore fascista chi nei fatti si è comportato in questo modo anziché applicare la Costituzione e sanzionare come doveva i fascisti. Ho solo detto le cose come stavano, le cose hanno un nome ben preciso e non dobbiamo certo avere il timore di dirlo. Se per questo siamo bersagliati dalla repressione, dobbiamo rivolgere l’attacco nel campo nemico, facendolo diventare una questione pubblica, un problema politico a cui la classe dominante deve risponderne per ciò che è, la vera responsabile del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari e della promozione della guerra fra poveri.

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