Il 7 maggio si è tenuto il Congresso Straordinario della Sezione di Milano del nostro partito, svolto fuori da una fase congressuale ordinaria perché, a fronte di una situazione di sviluppo del partito in Lombardia (di cui la Sezione di Milano è un pilastro), era necessario fare il punto della situazione (analisi), fare un bilancio dell’attività svolta, trarne insegnamenti per avanzare e mobilitare in modo adeguato le nostre forze.
È stato un Congresso di portata storica per la Sezione: la direzione è stata affidata a compagni giovani (non solo anagraficamente, ma anche come militanza nel Partito) che se ne sono assunti la responsabilità, permettendo ai compagni di più lungo corso di dedicarsi allo sviluppo e al radicamento del Partito nel resto della regione.
Oltre a essere stato un momento importante per il lavoro interno, è stato un momento per valorizzare la cerchia di relazioni che la Sezione ha sviluppato nel corso degli ultimi anni nella zona in cui opera (il Municipio 2 di Milano, la zona di via Padova). La parte di dibattito aperta al pubblico ha visto la partecipazione di quasi venticinque persone, di cui più della metà erano collaboratori, simpatizzanti della Sezione, esponenti di organismi e associazioni con cui è in corso una collaborazione o siamo in procinto di avviarla (e l’invito e partecipazione al Congresso sanciscono un avanzamento). Il dibattito che si è sviluppato è stato ricco e di qualità ed è un esempio, in piccolo, del processo di costruzione di un fronte unitario per l’attuazione delle parti democratiche della Costituzione. I partecipanti non erano tutti compagni e non tutti partivano dalle stesse idee, ma è stato dimostrazione di come, anche partendo da un’impostazione, una pratica e un percorso diversi, se si è realmente intenzionati a portare nel campo della pratica le proprie idee, inevitabilmente queste confluiscono nella stessa direzione.
Il dibattito è stato occasione per discutere della partecipazione al corteo del 20 maggio “Milano senza muri” indetto dal Comune di Milano (in verità allineato con il decreto Minniti) ma a cui hanno aderito associazioni, organismi e comitati di base che hanno caratterizzato il corteo come antirazzista e contro il decreto Minniti. La proposta di partecipare con uno spezzone organizzato è venuta da un simpatizzante storico del partito ed è stata opportunità per chiarire che i comunisti valorizzano tutto quanto si organizza e che non bisogna fermarsi ai promotori, anzi portare un orientamento politico alle organizzazioni che riconoscono le parole d’ordine con cui viene indetto il corteo o organizzata la lotta e vogliono mobilitarsi per cambiare il corso delle cose. Non farlo vuol dire lasciare la generosità, l’attivismo, la solidarietà delle masse popolari nelle mani della borghesia e quindi frustrarne le loro migliori intenzioni.
Si è individuato il radicamento territoriale come uno degli aspetti fondamentali per la rinascita del movimento comunista, siamo sulla giusta strada ma occorre migliorare, ricordando l’esempio dei partigiani e dei gappisti nelle città che trovavano cento, mille case aperte, grazie al radicamento territoriale del PCI. Pur in condizioni diverse, il radicamento territoriale è ciò che permette oggi di raccogliere la ribellione, le aspirazioni e i migliori sentimenti che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha sedimentato fra le masse popolari, permette di valorizzarne la parte avanzata e di diventarne punto di riferimento, orientamento e organizzazione. È lo strumento migliore per contrastare le prove di fascismo e la mobilitazione reazionaria promossi dalla borghesia, che senza l’intervento dei comunisti ha libertà d’azione.
Infine, stimolato anche dalla presenza di una portavoce del Movimento 5 Stelle del Consiglio del Municipio 2, è stato affrontato il tema della legalità. Abbiamo discusso del fatto che esiste un filo sottile fra ciò che è legale e ciò che è illegale, di come la legalità borghese esista per proteggere gli interessi dei ricchi e della necessità per le masse popolari di affermare una loro legalità, per tutelare i propri interessi e conquistare nuovi diritti. Questo vuol dire mobilitarsi per attuare le parti progressiste della Costituzione, è legittimo anche se è considerato illegale dalle autorità borghesi. È legittimo perché è necessario, è evidente (per i lavoratori, per la classe operaia) che è un crimine lasciare delle persone senza lavoro e senza casa: se non lo fanno le istituzioni è giusto che i cittadini si organizzino per prendersi quello che le autorità borghesi non garantiscono più e ristabilire in questo senso una nuova legalità e una nuova governabilità dei territori.
Nelle conclusioni è stata approvata una mozione di solidarietà con le masse popolari e i governi del Venezuela e della Corea del Nord, a testimonianza del legame fra la costruzione della rivoluzione socialista in Italia e la resistenza contro l’imperialismo che si sviluppa in tutto il mondo.
In sintesi, i lavori congressuali straordinari della Sezione di Milano sono stati un tassello nella direzione indicata dal compagno Ulisse, segretario generale del (nuovo)PCI, nel saluto che ha inviato: “Quello che occorre è la mobilitazione dei comunisti a portare una linea di riscossa, la fiducia nelle proprie forze; dei comunisti anzitutto ispirati e animati loro stessi dalla concezione comunista del mondo. Questa mostra la via del futuro con la stessa sicurezza con cui la medicina moderna ha mostrato la via per curare malattie e infezioni secolari, la fisica moderna ha insegnato a costruire macchine che hanno alleviato la fatica di lavorare e potrebbero anche eliminarla del tutto. Bisogna togliere il potere alla borghesia e al suo clero che per difendere i loro privilegi, i loro lussi e i loro sprechi, la loro fanatica devozione al denaro e a dio, cercano in ogni modo di distogliere le masse popolari dall’applicare la concezione comunista del mondo: e finché hanno il potere ci riescono. Sta a noi, sta a voi darsi i mezzi per portare le masse popolari ad applicarla praticamente, a partire dalle lotte di ogni giorno fino alla conquista del potere. Questo è il buon lavoro che vi auguro a nome di tutto il (nuovo) Partito comunista italiano”.