Rilanciamo il volantino di lancio della partita di calcetto in solidarietà con gli operai FCA di Cassino e Pomigliano, vittime del “sistema Marchionne” che vede gli operai FCA vittime di deportazioni tra gli stabilimenti a seconda delle esigenze della produzione, imposizione di turni massacranti e condizioni di lavoro sempre peggiori. In questa prospettiva di attacco e distruzione di ogni garanzia e diritto sul luogo di lavoro, conquistati con anni di lotte e sempre meno rispettati, elusi e smantellati, la solidarietà di classe va promossa e alimentata. Avanti Operai Solidali!
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Partita di calcetto in solidarietà con gli operai FCA di Cassino e Pomigliano
Termine iscrizione: 11 giugno 2017
Questa pagina nasce per promuovere solidarietà alla lotta che diversi operai del gruppo FCA, stanno conducendo contro le “deportazioni” di operai di Pomigliano a Cassino.
Per gli operai di Pomigliano, accettare la trasferta forzata significa peggiorare ulteriormente le proprie condizioni di vita e di lavoro (già compromesse dal Piano Marchionne e dal Contratto separato che “funziona in FCA”).
La linea padronale di “spremere fino all’osso” le risorse che ci sono (in questo caso i lavoratori FCA), rischia di alimentare ulteriormente la guerra tra poveri: tra operai di diversi stabilimenti ma anche tra operai e cassintegrati di Cassino (cui si aggiungono anche i disoccupati locali in attesa di essere assunti alla FCA visto le roboanti promesse fatte a cadenza mensile).
A questa linea, un gruppo di operai combattivi, ha risposto organizzandosi, mobilitandosi e facendo conoscere dentro e fuori la fabbrica e in tutti gli stabilimenti FCA, qual è la vera posta in gioco: le deportazioni sono il primo passo per lo smantellamento del sito di Pomigliano (che solo qualche anno fa sembrava destinato ad essere punta di diamante del gruppo FCA) e per cambiare rotta è necessario:
– organizzarsi dentro la fabbrica, indipendentemente dalle sigle sindacali: mille piccoli esempi, da nord a sud del paese, dimostrano che quando gli operai scendono in lotta, trascinano anche il resto delle masse popolari e costringono gli esponenti dei sindacati, delle istituzioni e dei partiti borghesi a rincorrerli e a mobilitarsi in loro sostegno (chi per non perdere o per cercare di guadagnare seguito e voti tra le masse, chi per timore che “l’incendio si propaghi”, chi per regolare i conti o fare le scarpe ai concorrenti, chi perché è sinceramente preoccupato e indignato di come vanno le cose e aspira a che vadano meglio).
“Una scintilla può dare fuoco alla prateria”, indicava Mao Tse-tung e oggi il nostro paese è una distesa di praterie in cui far scoccare le scintille e, soprattutto, collegare i fuochi che si accendono fino a farne un incendio.
– promuovere la solidarietà fuori dalla fabbrica, coordinarsi e allearsi con comitati, reti e associazioni popolari singoli cittadini (lavoratori,disoccupati, pensionati ecc.) che hanno un ruolo attivo o aspirano a costruire una alternativa politica alla chiusura delle aziende, alla disoccupazione, all’abbandono dei territori.
I padroni non hanno una soluzione accettabile da proporre agli operai e al resto delle masse popolari. Per stare a galla devono distruggere anche quel poco di benessere che i lavoratori hanno strappato ed eliminare i diritti che i lavoratori hanno realizzato, hanno fatto diventare reali, pratici e non solo belle parole scritte nella Costituzione. Devono lanciare la caccia agli immigrati ed espellerli, mentre rendono la vita impossibile nei paesi oppressi da cui vengono gli immigrati: più di 900 milioni di uomini sono alla fame. Per avanzare su questa strada devono eliminare i centri di mobilitazione e opposizione degli operai.
Gli operai invece una soluzione alla crisi positiva per tutti i lavoratori e le masse ce l’hanno! Hanno una “politica economica” per rimediare fin da subito agli effetti più gravi della crisi e rimettere in moto l’attività produttiva: tenere aperte le aziende, aprirne di nuove per fare il lavoro necessario a salvaguardare il paese dal disastro ambientale e a soddisfare i bisogni della popolazione, riavviare l’intera vita sociale, stabilire rapporti di collaborazione con altri paesi (tipo quelli già in vigore tra Cuba e Venezuela e altri paesi) sulla base di quanto ogni paese può produrre e dare. Hanno bisogno di costruire un governo d’emergenza per attuarla, deciso a fare tutto quello che occorre per attuarla.
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