Serravalle Scrivia (AL). Il 15 e il 16 aprile i lavoratori dell’outlet, il più grande d’Europa con i 250 negozi e gli oltre 2000 dipendenti, hanno scioperato – con il sostegno di CGIL, CISL e UIL – contro le aperture nei giorni festivi e il trattamento economico, i carichi di lavoro, i contratti, la precarietà: insomma per opporsi a tutto ciò che il decreto Salva Italia del governo Monti, prima, e il CCNL firmato dai sindacati confederali, dopo, ha imposto al settore della Grande Distribuzione Organizzata, commercio e servizi.
Il primo dei due giorni di sciopero è stato accompagnato da manifestazioni e presidi che per tutta la mattina hanno bloccato le strade di accesso all’outlet, rendendolo irraggiungibile ai clienti. Il giorno di Pasqua, senza blocchi delle strade, solo 4 negozi sono rimasti chiusi per lo sciopero.
La “battaglia di Pasqua”, come l’hanno chiamata i giornali nelle settimane della preparazione dello sciopero, è un avvenimento a suo modo “storico” nella situazione attuale, è un esempio ed è fonte di insegnamenti preziosi per i lavoratori di ogni settore. Riportiamo di seguito stralci del comunicato del 20 aprile della Segreteria Federale Lombardia del P.CARC che ha partecipato alle manifestazioni con i compagni della Sezione di Torino, da cui emergono gli elementi “esemplari” di questa mobilitazione.
“Lo sciopero e i blocchi del 15 aprile sono stati una grande dimostrazione di lotta, mobilitazione e solidarietà e sono un esempio per tutti coloro che vogliono superare la denuncia e promuovere organizzazione e mobilitazione dei lavoratori contro il lavoro nei giorni festivi, gli orari prolungati fino a 24 ore, i contratti al ribasso, i carichi di lavoro insopportabili, la precarietà e i ricatti nella grande distribuzione organizzata, nel commercio e nei servizi.
Lavoratori poco o per nulla sindacalizzati, precari, ricattati come quelli di Serravalle hanno saputo mettere in moto un processo che ha costretto la FILCAMS a fare ben più (i blocchi) di quanto in genere è disposta a fare (lo sciopero). Chi, guardando da lontano, blatera che “i lavoratori erano pochi” o “con la CGIL non si scende in piazza” non sa di cosa parla o forse non lo capisce, accecato dal settarismo sindacale contro CGIL, CISL e UIL (come se gli iscritti fossero uguali ai dirigenti) o politici (SI! Ai blocchi ha partecipato anche la locale sezione del PD!).
Il successo della mobilitazione, tutt’altro che simbolica, è facile da comprendere alla prova dei fatti: per oltre mezza giornata migliaia di parcheggi sono rimasti vuoti e i negozi quasi deserti, lavoratrici, lavoratori e solidali hanno picchettato le vie di accesso per impedire che pure a piedi i negozi fossero raggiungibili. In sintesi, più che per la denuncia di quanto sia cattivo il padrone e di quanto sia spietato il sistema di sfruttamento, i padroni sono stati colpiti dove sono più sensibili: gli incassi. I quattro negozi rimasti chiusi il giorno dopo (a Pasqua, era indetto lo sciopero, ma senza manifestazioni e picchetti), la consapevolezza delle lavoratrici e dei lavoratori di non essere soli, di non essere deboli, di essere forti, sono incoraggiante lascito di una mobilitazione a suo modo storica.
Quelle lavoratrici e quei lavoratori precari, ricattabili, poco o per nulla sindacalizzati, quelle centinaia di solidali incordonati a sbarrare la strada agli incassi dei padroni hanno preso il testimone della lotta, lo hanno portato fin dove nel commercio non era ancora arrivato e oggi lo porgono affinché sia raccolto da altri come loro”.
Dei “solidali incordonati a sbarrare la strada agli incassi” di cui si fa cenno nel comunicato, la componente più significativa e organizzata era quella dei metalmeccanici della FIOM provinciale di Alessandria. La loro partecipazione è una delle particolarità di questa mobilitazione, parlando con alcuni di loro è emerso che non si sono limitati a scendere in piazza, ma hanno avuto un ruolo importante anche nell’organizzazione dello sciopero.
“I lavoratori di Serravalle sono precari, molti con contratti a tempo determinato, senza esperienza di lotta, abbiamo ritenuto giusto sostenere la loro mobilitazione sia partecipando alle assemblee preparatorie, portando la solidarietà e la disponibilità degli operai, sia aiutandoli concretamente nella gestione dei presidi e dei blocchi facendo valere la nostra esperienza e tradizione di lotta, l’organizzazione e la determinazione. Qui lavorano più di 2000 persone, moltissime donne, sono mogli, sorelle, madri degli operai della zona, ci lavorano i fratelli, gli amici e gli ex compagni di scuola… alla fine sono operaie e operai anche loro, di un altro settore, ma le loro condizioni di lavoro e di vita riguardano tutti”.
Nel contributo che i metalmeccanici della FIOM hanno dato allo sciopero ci sta il più importante insegnamento di questa mobilitazione, valido per tutti gli operai e per tutti i lavoratori: per nessuna categoria di lavoratori è più sufficiente lottare “dentro l’azienda”, “uscire dall’azienda” (dare e cercare la solidarietà di altri operai, lavoratori, organizzazioni e movimenti, coordinarsi con loro e mobilitarsi per cambiare il corso delle cose) è ciò che rende possibile quello che sembrava impossibile, come bloccare il più grande outlet d’Europa.
Lo sciopero di Pasqua al Serravalle Outlet è un esempio per tutti
Serravalle Scrivia (AL). Il 15 e il 16 aprile i lavoratori dell’outlet, il più grande d’Europa con i 250 negozi e gli oltre 2000 dipendenti, hanno scioperato – con il sostegno di CGIL, CISL e UIL – contro le aperture nei giorni festivi e il trattamento economico, i carichi di lavoro, i contratti, la precarietà: insomma per opporsi a tutto ciò che il decreto Salva Italia del governo Monti, prima, e il CCNL firmato dai sindacati confederali, dopo, ha imposto al settore della Grande Distribuzione Organizzata, commercio e servizi.
Il primo dei due giorni di sciopero è stato accompagnato da manifestazioni e presidi che per tutta la mattina hanno bloccato le strade di accesso all’outlet, rendendolo irraggiungibile ai clienti. Il giorno di Pasqua, senza blocchi delle strade, solo 4 negozi sono rimasti chiusi per lo sciopero.
La “battaglia di Pasqua”, come l’hanno chiamata i giornali nelle settimane della preparazione dello sciopero, è un avvenimento a suo modo “storico” nella situazione attuale, è un esempio ed è fonte di insegnamenti preziosi per i lavoratori di ogni settore. Riportiamo di seguito stralci del comunicato del 20 aprile della Segreteria Federale Lombardia del P.CARC che ha partecipato alle manifestazioni con i compagni della Sezione di Torino, da cui emergono gli elementi “esemplari” di questa mobilitazione.
“Lo sciopero e i blocchi del 15 aprile sono stati una grande dimostrazione di lotta, mobilitazione e solidarietà e sono un esempio per tutti coloro che vogliono superare la denuncia e promuovere organizzazione e mobilitazione dei lavoratori contro il lavoro nei giorni festivi, gli orari prolungati fino a 24 ore, i contratti al ribasso, i carichi di lavoro insopportabili, la precarietà e i ricatti nella grande distribuzione organizzata, nel commercio e nei servizi.
Lavoratori poco o per nulla sindacalizzati, precari, ricattati come quelli di Serravalle hanno saputo mettere in moto un processo che ha costretto la FILCAMS a fare ben più (i blocchi) di quanto in genere è disposta a fare (lo sciopero). Chi, guardando da lontano, blatera che “i lavoratori erano pochi” o “con la CGIL non si scende in piazza” non sa di cosa parla o forse non lo capisce, accecato dal settarismo sindacale contro CGIL, CISL e UIL (come se gli iscritti fossero uguali ai dirigenti) o politici (SI! Ai blocchi ha partecipato anche la locale sezione del PD!).
Il successo della mobilitazione, tutt’altro che simbolica, è facile da comprendere alla prova dei fatti: per oltre mezza giornata migliaia di parcheggi sono rimasti vuoti e i negozi quasi deserti, lavoratrici, lavoratori e solidali hanno picchettato le vie di accesso per impedire che pure a piedi i negozi fossero raggiungibili. In sintesi, più che per la denuncia di quanto sia cattivo il padrone e di quanto sia spietato il sistema di sfruttamento, i padroni sono stati colpiti dove sono più sensibili: gli incassi. I quattro negozi rimasti chiusi il giorno dopo (a Pasqua, era indetto lo sciopero, ma senza manifestazioni e picchetti), la consapevolezza delle lavoratrici e dei lavoratori di non essere soli, di non essere deboli, di essere forti, sono incoraggiante lascito di una mobilitazione a suo modo storica.
Quelle lavoratrici e quei lavoratori precari, ricattabili, poco o per nulla sindacalizzati, quelle centinaia di solidali incordonati a sbarrare la strada agli incassi dei padroni hanno preso il testimone della lotta, lo hanno portato fin dove nel commercio non era ancora arrivato e oggi lo porgono affinché sia raccolto da altri come loro”.
Dei “solidali incordonati a sbarrare la strada agli incassi” di cui si fa cenno nel comunicato, la componente più significativa e organizzata era quella dei metalmeccanici della FIOM provinciale di Alessandria. La loro partecipazione è una delle particolarità di questa mobilitazione, parlando con alcuni di loro è emerso che non si sono limitati a scendere in piazza, ma hanno avuto un ruolo importante anche nell’organizzazione dello sciopero.
“I lavoratori di Serravalle sono precari, molti con contratti a tempo determinato, senza esperienza di lotta, abbiamo ritenuto giusto sostenere la loro mobilitazione sia partecipando alle assemblee preparatorie, portando la solidarietà e la disponibilità degli operai, sia aiutandoli concretamente nella gestione dei presidi e dei blocchi facendo valere la nostra esperienza e tradizione di lotta, l’organizzazione e la determinazione. Qui lavorano più di 2000 persone, moltissime donne, sono mogli, sorelle, madri degli operai della zona, ci lavorano i fratelli, gli amici e gli ex compagni di scuola… alla fine sono operaie e operai anche loro, di un altro settore, ma le loro condizioni di lavoro e di vita riguardano tutti”.
Nel contributo che i metalmeccanici della FIOM hanno dato allo sciopero ci sta il più importante insegnamento di questa mobilitazione, valido per tutti gli operai e per tutti i lavoratori: per nessuna categoria di lavoratori è più sufficiente lottare “dentro l’azienda”, “uscire dall’azienda” (dare e cercare la solidarietà di altri operai, lavoratori, organizzazioni e movimenti, coordinarsi con loro e mobilitarsi per cambiare il corso delle cose) è ciò che rende possibile quello che sembrava impossibile, come bloccare il più grande outlet d’Europa.