Non c’è manifestazione, diffusione di Resistenza, volantinaggio, assemblea o iniziativa in cui manchi il compagno o la compagna che si rivolge a noi affermando “dobbiamo unirci! Mettere da parte le differenze e ricostruire un grande partito (alcuni dicono movimento)”. D’altro canto, non c’è discussione o dibattito in cui manca la constatazione, a volte amara e a volte sarcastica, che “ci sono decine di partiti comunisti e nessuno combina niente, più partiti che militanti”.
Man mano che la crisi avanza e quanto più gli sconvolgimenti che provoca si manifestano, tanto più la ricerca di unità si fa impellente. Noi siamo per l’unità dei comunisti, ma l’unità va costruita e ha alcune condizioni. Noi siamo per l’unità dei comunisti e dei rivoluzionari a partire, questa è la questione essenziale, dalla concezione che hanno del mondo. Un partito grande, unito da grandi valori e grandi ideali, ma che non ha una giusta concezione del mondo scompare più rapidamente di quanto ci si è messo a costruirlo.
Il periodo che abbiamo di fronte non è un periodo di pace e di equilibrio, è un periodo di guerre e di rivoluzioni, oggi serve un partito che sappia resistere alle guerre e fare la rivoluzione socialista.
La concezione del mondo (quello che il partito e i suoi membri pensano) è l’aspetto determinante, perché è la principale fonte della strategia e della tattica del partito, della sua linea, attraverso le quali orienta, dirige, forma ed educa la classe operaia e le masse popolari a contrastare la tendenza alla guerra imperialista (la mobilitazione reazionaria, la repressione) e a fare la rivoluzione socialista.
Pertanto, a fronte dell’impellente bisogno di unità dei comunisti, il modo migliore per perseguire l’unità è criticarsi (contrastare le idee sbagliate e rafforzare quelle giuste, discutere per raggiungere un’unità superiore nel campo delle idee), essere uniti nella pratica in tutte le occasioni in cui è possibile (perseguire obiettivi comuni), essere solidali reciprocamente di fronte agli attacchi della repressione.
Se alla testa del movimento operaio e popolare si affermano idee e concezioni sbagliate, il movimento, che pure può apparire forte e radicale, verrà smembrato e spazzato via dalla repressione o finirà per alimentare la mobilitazione reazionaria, se non trova sbocchi positivi nella via della mobilitazione rivoluzionaria.
Per questi motivi, a fronte del corso delle cose che la classe dominante impone al mondo, i comunisti e i rivoluzionari hanno prima di tutto l’obbligo di adeguare la loro concezione del mondo ai compiti che la fase impone.
Dire “la situazione è disastrosa, ma la rivoluzione socialista non è possibile” è manifestazione, in buona o cattiva fede, di complicità con la borghesia imperialista nel mantenere le masse popolari assoggettate al senso comune corrente. Dire “la situazione è disastrosa, speriamo che la rivoluzione socialista scoppi” è manifestazione di sottomissione alla concezione clericale – fatalista, metafisica, attendista – che la classe dominante alimenta in ogni modo e senza sosta fra le masse popolari per distogliere dalla concezione scientifica che è arma nella lotta di classe.
“La grande lotta dei comunisti”, insegnava F.Engels, fondatore insieme a K.Marx del movimento comunista cosciente e organizzato, “non ha solo due forme (la lotta economica e la lotta politica), … ma tre, perché accanto a quelle due va posta anche la lotta teorica”. Insegnamento confermato e sintetizzato poi da V.I.Lenin nella formula “senza teoria rivoluzionaria non ci può essere movimento rivoluzionario” e da Mao Tse-tung: “le idee giuste (…) provengono dalla pratica sociale, e solo da questa. Provengono da tre tipi di pratica sociale: la lotta per la produzione, la lotta di classe e la sperimentazione scientifica. Una volta che le masse se ne sono impadronite, le idee giuste, caratteristiche della classe avanzata, si trasformano in una forza materiale capace di trasformare la società e il mondo” – dal Comunicato del (nuovo)PCI, 19.10.2011).
Noi siamo per l’unità dei comunisti e dei rivoluzionari basata sulla concezione scientifica del mondo che contrasta il disfattismo e l’attendismo e arma la classe operaia e le masse popolari degli strumenti per imparare a fare quello che va fatto per combattere e vincere. Anche se è difficile, anche se il nemico dice in ogni modo che è impossibile, anche se il nemico usa ogni debolezza e impreparazione dei comunisti per denigrarli e ridicolizzarli, anche se milioni di operai, lavoratori, giovani, donne e uomini delle masse popolari sono ancora vittime di un’oppressione materiale e morale che li educa o alla mansueta accondiscendenza alla classe dominante o alla ribellione individualista e antisociale, anche se il nemico usa mille modi per dimostrare quanto la classe operaia e le masse popolari siano incapaci, ottuse, stupide, manipolabili, influenzabili, corrotte.
Noi siamo per l’unità dei comunisti e dei rivoluzionari e per questo motivo non siamo (e l’area politica della Carovana del (nuovo)PCI non è mai stata) in concorrenza con nessun’altra organizzazione per coltivare il “proprio orticello”. Ma proprio perché si definiscono comunisti e rivoluzionari, pretendiamo dai gruppi dirigenti delle altre organizzazioni che siano disposti al dibattito franco e aperto e alla lotta ideologica per rivedere e correggere quelle idee proprie dalla concezione borghese e clericale del mondo che li guidano e che essi promuovono fra operai e masse popolari.
Negli ultimi anni, gli organismi della Carovana, il P.CARC e il (nuovo)PCI, hanno elevato la loro capacità di collaborazione e di questo ha beneficiato anche la lotta ideologica nel movimento comunista e rivoluzionario del nostro paese.
Abbiamo chiamato in causa, in questi mesi, il gruppo dirigente del PC di Rizzo e la Rete dei Comunisti, in particolare, perché incarnano più di altri la concezione attendista – il primo – e la concezione disfattista – la seconda. Sono due organizzazioni influenti: correggendo la concezione e la linea dei loro gruppi dirigenti, possono contribuire con spinta, più attivamente e meglio alla rinascita del movimento comunista e alla rivoluzione socialista in Italia. Finora abbiamo ricevuto risposte negative di tre tipi: ignorare le critiche che portiamo (cioè mettere la testa sotto la sabbia); rispondere alla critica che portiamo con gazzarre e faide sullo stile delle cricche di potere della classe dominante (vedi su www.carc.it il Comunicato della Direzione Nazionale del P.CARC “La lotta ideologica, il dibattito franco aperto e l’unità delle forze rivoluzionarie. Sull’assemblea del 26 marzo a Roma promossa da Eurostop” dell’11.04.17); la combinazione delle due: fingere di ignorare le critiche e alimentare le gazzarre, le dicerie, le denigrazioni dietro le spalle.
Tuttavia continueremo a promuovere il dibattito franco e aperto. perché le questioni ideologiche che sono in ballo non sono una bega di condominio, ma riguardano tutto il movimento comunista e rivoluzionario e tutto il campo delle masse popolari. Perché l’obiettivo in gioco non è l’unanimità all’assemblea di condominio, ma la rivoluzione socialista, cioè il futuro dell’umanità.